Legalizzazione cannabis. Abbiamo ‘solo’ il referendum

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 Lo scorso 15 luglio in Lussemburgo si è tenuta una consultazione tra autorità statali di quel Paese e Germania, Malta e Paesi Bassi sulla cannabis medica e ricreativa. Ne è scaturita una dichiarazione congiunta a favore di depenalizzazione/legalizzazione. Mentre Malta e Lussemburgo hanno leggi che hanno legalizzato la cannabis ricreativa (1), la Germania dovrebbe essere lì lì per legalizzare (la proposta è del governo in carica) e i Paesi Bassi, nonostante la storica nomea di tolleranza, sono ancora lontani da una legge.

Non conosciamo i motivi ufficiali della scelta di consultarsi “solo” tra loro, ma è evidente che si tratta di autorità statali che si stanno, in quanto tali, muovendo verso la legalizzazione.

L’esclusione dell’Italia non ci stupisce, quindi. Nel nostro Paese, per quanto forte e capace sia stato ed è il movimento per la legalizzazione, si tratta pur sempre di una entità extra-istituzionale. Non solo, ma una entità che ha avuto un forte contrasto con lo Stato quando, per l’ammissibilità del referendum lo scorso febbraio, il massimo organo giudiziario, la Corte Costituzionale, ha dichiarato inammissibile la proposta referendaria appioppandole uno stigma di incapacità, approssimazione e confusione rispetto ai meccanismi previsti per la legittimazione della consultazione referendaria.
Non solo, ma tra i partiti di governo, per esempio, oltre a feroci contrasti sulla legalizzazione all’interno della maggioranza, anche coloro che “dicono e non dicono” di esserne favorevoli (Partito Democratico) si distinguono per disimpegno.

Con la consultazione di Lussemburgo è in atto un interessante e significativo movimento istituzionale che potrebbe portare ad una legalizzazione concertata e, di conseguenza, con riflessi sugli altri Paesi dell’Unione europea. Ma è evidente che l’Italia potrebbe (e ne dubitiamo visto chi e come ci governa in materia) essere solo tra coloro che ne potrebbero subire il riflesso, non certo fare da punto di riferimento istituzionale come, a suo modo e con le dovute differenze tra materie, sta facendo il nostro governo per il sostegno all’Ucraina contro l’invasione di Putin.

Una constatazione che ci (noi legalizzatori) deve far considerare in modo maggiore di quanto già non facciamo, la via referendaria come unica verso la fine del proibizionismo. Ovviamente occorrerà fare tesoro del marasma giuridico che alberga in Corte Costituzionale per cercare di non esserne nuovamente impantanati, ma al momento non si intravedono altre strade rispetto a quella extraparlamentare del referendum.

1 – non ancora in funzione totalmente con, a loro modo, specifici problemi e tempi normativi
 

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Fonte: Legalizzazione cannabis. Abbiamo ‘solo’ il referendum

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