La nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa agita la maggioranza di governo. Lo scontro è anche vicentino con in prima linea in commissione Giustizia del Senato Pierantonio Zanettin per Forza Italia e Erika Stefani della Lega. Fnsi e Ordine dei giornalisti sono già sulle barricate e chiedono modifiche al testo presentato da Fratelli d’Italia.
Gli emendamenti depositati in commissione da Zanettin, avvocato ed componente del Csm, sono addirittura 18 e riguardano soprattutto la pena pecuniaria in caso di mancata pubblicazione della rettifica che dovrebbe scendere da 50mila a 15mila euro, con il foro di giudizio competente quello in cui è accaduto il fatto oggetto della diffamazione. Sulla gravità dell’offesa Zanettin chiede anche conto “del ruolo rivestito dal diffamato”. L’ex ministro, e anche lei avvocato, Stefani conferma invece la sanzione massima di 50mila euro e chiede in più che il risarcimento del danno possa essere il triplo, 150mila euro “in caso di accertata sistematica e reiterata campagna diffamatoria”.
Anche il Movimento 5 Stelle contesta innanzitutto la formula linguistica: “ritenuto lesivo della dignità, dell’onore, della reputazione o contrario alla verità” da trasformare in “lesivo della reputazione” e per la multa propongono da 3mila a 30mila euro. Il Partito Democratico chiede di creare anche un fondo di garanzia con 20 milioni di euro per le spese legali dei giornalisti professionisti e pubblicisti privi di assistenza legale e con reddito annuo inferiore a 60mila euro lordi.
In totale alla commissione Giustizia del Senato, presieduta da Giulia Bongiorno, sono stati presentati 93 emendamenti al disegno di legge sulla diffamazione.
L’esame del provvedimento avverrà alla fine della sessione di Bilancio.