“La Consulta non ha bocciato la legge sulle sanzioni amministrative, di cui mi ero fatto promotore in aula, nel suo oggetto, quanto piuttosto nel metodo”. E’ quanto dichiara Fin una nota Fabrizio Boron (gruppo Zaia Presidente), primo firmatario della legge veneta 25/2019 ‘ Norme per introdurre l’istituto della regolarizzazione degli adempimenti o rimozione degli effetti nell’ambito dei procedimenti di accertamento di violazioni di disposizioni che prevedono sanzioni amministrative’, impugnata dal Governo, giudicata in parte illegittima da parte della Corte Costituzionale e definita “salva-furbetti” dal consigliere di opposizione Zanoni (PD). “I giudici della Corte Costituzionale – commenta Boron – non hanno respinto in toto la legge regionale veneta che ha introdotto la regolarizzazione degli adempimenti amministrativi: nelle motivazioni della sentenza si legge chiaramente che la legge avrebbe dovuto delineare direttamente le conseguenze della regolarizzazione, e non lasciare troppa discrezionalità alla Giunta regionale. Bene, accogliamo i suggerimenti della Consulta: prendo l’impegno di apportare alla legge le dovute modifiche e ripresentarla una volta corretta. Voglio ricordare al collega Zanoni – prosegue l’esponente della Lista Zaia – che la legge in questione non è stata pensata per tutelare i “furbetti”, ma le persone che lavorano, che ogni mattina alzano una serranda e devono districarsi nelle difficoltà burocratiche. Evidentemente lui non riesce a capire i problemi di questa categoria. L’istituto della diffida e della regolarizzazione è previsto in molti Paesi dell’Unione Europea – prosegue Boron – Invece noi viviamo in un Paese in cui le norme sono troppe e spesso poco chiare, un Paese in cui spesso i cittadini si trovano ad essere “fuorilegge” non perché in malafede, ma perché non sono riusciti a venire a capo dei tanti, troppi cavilli. Non so se Zanoni capisca cosa significa districarsi tra i mille, e spesso incomprensibili, rivoli della burocrazia. Evidentemente no, se crede che i furbetti siano coloro che lavorano. Quanti hanno un’azienda e devono lottare ogni mattina per tenerla aperta, sanno bene che non è così”.
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