L’era del Metaverso

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Siamo pronti a sostenere il cambiamento?

Oramai da anni le aziende si trovano a doversi adattare alle rapide trasformazioni dovute all’incidenza della digitalizzazione all’interno delle dinamiche del lavoro.
I business leader sono chiamati a ridefinire gli spazi, ridisegnare i confini del proprio campo d’azione e a stravolgere ancora una volta l’apparente equilibrio raggiunto tra mondo del lavoro e tecnologie.

È l’era del Metaverso.
Un mondo alternativo, uno spazio del tutto nuovo, all’interno del quale si incontrano individui e intelligenze artificiali.

Le restrizioni pandemiche hanno imposto un’amplificazione dell’impiego dello smart working, riducendo al minimo il contatto tra colleghi e con i clienti, inibiendo altresì l’organizzazione di eventi, convegni e congressi, terreno tipico di confronto.
In questo, il Metaverso, che si propone come nuova realtà immersiva capace di favorire un’interazione autentica e un’esperienza massimamente interattiva, offre nuovi modelli di collaborazione e potenziale sinergia a distanza, pretendendo di superare ogni distanza, di colmare ogni vuoto. Da ogni dove è possibile sedere al medesimo tavolo virtuale senza rinunciare alla socialità, che incoraggia lo spirito di squadra e agevola l’intesa.
L’applicazione pratica del modello potrebbe risolvere i problemi legati all’isolamento dei lavoratori e alle sconnessioni.

Nella nuova dimensione delle relazioni, la vera sfida per le aziende sarà riuscire a coniugare spazio virtuale e spazio reale per massimizzare le possibilità di incontro tra clienti, partner e lavoratori.
Dal virtuale al fisico, dall’uomo alla macchina, le aziende e i leader più lungimiranti hanno ora la missione di creare nuove formule di digital experience, di modificare la propria presenza nella c.d. realtà aumentata a favore di uno spazio di lavoro sempre e più accessibile, che consenta un’interazione continua tra mondi ‘irreali’ aventi lo stesso business model. Con la costante ridefinizione dei confini del mercato tradizionale, toccherà ai soggetti coinvolti saper sviluppare nuove competenze e trovare la chiave per avere successo in questo mondo ‘nuovo’, aumentando i canoni della propria competitività e ampliando le conoscenze spendibili nello spazio alternativo.

Proprio l’acquisizione di queste nuove abilità potrebbe essere favorita, all’interno del mondo virtuale, dalla possibilità di rendere l’apprendimento immediato, interattivo e veloce.

«Non c’è momento migliore per costruire il futuro», ha affermato Zuckerberg e la sua idea sembra la proiezione di scenari fantascientifici.

Per altro verso, considerate sommariamente le utilità, non è da sottovalutare il potenziale economico del progetto di un Metaverso Globale, che favorirebbe l’emergere di nuove figure professionali come, ad esempio, agenti immobiliari per l’acquisto e la vendita di terreni virtuali o sviluppatori e programmatori per i modelli 3D di base.

C’è da chiedersi ora se questo superamento del confine tra realtà e virtualità possa essere impiegato a favore dell’uomo, a garanzia di un contesto di lavoro umano, o se finirà per rappresentare un nuovo ostacolo ad uno sviluppo sociale ed emotivo sostenibile.
È una sfida non priva di rischi e di difficoltà.

L’interfaccia favorisce l’attecchire di fenomeni come bullismo o molestie virtuali, agevola il mercato nero dei prodotti contraffatti e la circolazione di materiale illecito. Per altro verso, la vastità del Metaverso porta a fenomeni di concentrazione di potere nelle mani delle più moderne società tecnologiche, oggi in grado di pilotare la volontà delle masse e disegnare nuovi modelli di relazione.

Occorre allora chiedersi: siamo pronti a sostenere questo cambiamento o sarà il cambiamento a travolgerci?


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Fonte: L’era del Metaverso

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