Enrico Letta, poche ore dopo Matteo Renzi, che trasforma, forse inconsapevolmente, la conferenza stampa al Tiepolo nello start della campagna di Italia Viva per le politiche del 25 settembre, ha aperto ieri quella del Partito Democratico a Vicenza, dov’è candidato alla Camera come capolista nel collegio plurinominale.
Il segretrio del Pd apre alla sfida del sindaco Rucco e dell’onorevole Zanettin a misurarsi sul territorio e si concentra sui “grandi” avversari ma non sul leader di IV (ora con Azione) a cui dovette cedere il “campanellino” del premierato e che nel suo speach a Torri molto ha punzecchiato il destinatario del suo famolo twit “Enrico stai sereno“…
Se l’affluenza allo Spark di Torri di Quartesolo, dove si tiene l’incontro con il segretario nazionale, può essere un termometro del consenso che il segretario riscuote fra i Democratici veneti, allora il risultato sembra garantito: parcheggio esaurito mezzora prima dell’inizio e centinaia di persone stipate nell’area riservata al comizio.
Il comitato di accoglienza a Enrico Letta schiera un bel parterre di dirigenti, dal segretario regionale Andrea Martella a quello provinciale Davide Giacomin, dal capogruppo in Consiglio Regionale Giacomo Possamai (fedelissimo di Letta) all’ex-sindaco (e prossimo consigliere europeo, se Calenda sarà eletto in Parlamento) Achille Variati. Schierata anche tutta la nomenklatura vicentina del partito con il supporto dei candidati alle politiche del 25 settembre.
“Penso – inizia Letta – che sia una delle più belle cose di questa campagna elettorale questa sfida a Vicenza e in Veneto per convincere tutti coloro che sono rimasti molto delusi da quell’atteggiamento che la Lega in particolare, ma anche Forza Italia, hanno tenuto di far cadere il governo Draghi. E anche da questa scelta profondamente sbagliata che fa sì che, in un momento così duro per il nostro Paese e per l’economia italiana, l’Italia si trovi con un Governo dimezzato, non nel pieno delle sue funzioni. Per me questa sfida in Veneto è anche per convincere tutti coloro che si sono sentiti traditi dalla scelta della Destra.”
Cosa propone di fare il PD per far fronte alla emergenza bollette? “L’intervento dev’essere rapidissimo, fatto di quattro capitoli: il primo è il tetto delle bollette dell’elettricità a livello nazionale, disaccoppiando quella prodotta con il fossile da quella prodotta con le rinnovabili. Cosa che è assolutamente necessaria perché il prezzo del gas è salito tantissimo, il costo delle rinnovabili rimane basso ma il prezzo è attaccato a quello del gas e quindi ha dato la possibilità a tanti produttori di energia dalle rinnovabili di fare guadagni abnormi a scapito dei cittadini, dei commercianti, delle imprese. Secondo tema: il raddoppio del credito di imposta per quelle imprese che oggi stanno pagando dei costi enormi, raddoppio dal 25 al 50% per le energivore e dal 15 al 30% per tutte le altre. Il terzo tema è per le famiglie più in difficoltà: l’introduzione di questa bolletta luce sociale che consenta il dimezzamento e di non dover essere costrette a inseguire questi costi così insopportabili. E poi, per ultima ma non l’ultima, c’è la grande questione del risparmio energetico. Per noi oggi è importante impostare un piano di risparmio dei consumi. Tutto questo è dentro la cornice dell’accordo europeo. È una buona notizia che il 9 settembre s’incontrino i ministri europei ma, da quell’incontro, deve scaturire una soluzione duratura. Al Governo diciamo che noi siamo pronti a sostenere da subito le risoluzioni che proporrà, perché c’è il rischio di chiusura di imprese, di disoccupazione.”
Qual è la sua road map elettorale di Letta a Vicenza? “Domani (oggi martedì ndr) farò un lungo giro nella provincia, incontrerò molte imprese a partire dal distretto della concia di Arzignano proprio perché voglio dare a tutti un messaggio di attenzione e di grande ascolto sul tema dell’energia.”
Tutti in Veneto vogliono l’autonomia. “Credo sia molto importante che di questo tema si discuta con attenzione soprattutto alla concretezza e all’efficacia. Non credo all’autonomia quando se ne fa un tema di propaganda, va posto invece su questioni che hanno una probabilità e una capacità di ricaduta. Noi sull’autonomia abbiamo sempre avuto un atteggiamento che è di disponibilità a discuterne purché non sia l’Italia che si divide o una parte del territorio che si prende rivincite su un’altra.”
Come mai non c’è il nome di Enrico Letta nel simbolo, diversamente da quel che han fatto gli altri partiti? “Perché il PD è una comunità che crede nel noi e non ci piace la personalizzazione eccessiva. A noi piace questa visione della politica come comunità, siamo contro il presidenzialismo, ci batteremo per difendere la Costituzione e per evitare che sia stravolta.”
Il PD potrebbe catturare in Veneto i voti dei leghisti non salviniani? “Noi vogliamo parlare a tutti gli elettori veneti che sono delusi dalla scelta della Destra di far cadere il Governo Draghi. A quegli elettori presenteremo la nostra linearità, la coerenza con cui abbiamo sostenuto il Governo fino in fondo. Abbiamo fatto una scelta di servizio al Paese e credo che ci possa dare credibilità per parlare a tanti elettori delusi che, quando si vedono davanti la proposta da parte di Forza Italia e della Lega di passare da Draghi a Meloni, possono farsi due conti e capire che il passaggio è molto complesso e a perdere.”
Il fatto che in queste elezioni i cittadini non potranno esprimere preferenze potrebbe provocare un aumento delle astensioni? “Il nostro slogan «Scegli» è per dire con chiarezza che questa è una campagna elettorale in cui la scelta è fra due proposte, fra due coalizioni, quella di Centrodestra e quella di Centrosinistra, e noi chiediamo di scegliere agli elettori fra una di queste due. A proposito delle preferenze, devo ricordare che noi abbiamo tentato di cambiare la legge elettorale, non ci siamo riusciti perché in questo Parlamento siamo minoranza. La legge elettorale va cambiata perché bisogna dare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari. Questa legge, invece, è la peggiore perché dà tutto in mano ai partiti, che organizzano tutto e danno agli elettori solo la possibilità di ratifica.”
Il sindaco Rucco l’ha sfidata a venire a Vicenza a parlare sui temi della vicentinità e Zanettin l’ha chiamata ad un confronto su imprese e banche. “Io sono molto rispettoso nei confronti del sindaco e della realtà territoriale. Penso di potere volere aiutare questo territorio, il mio impegno vuol essere molto costruttivo e rispettoso. Spero che il giro che farò porterà a un ulteriore rafforzamento di questa relazione e ho molte aspettative positive.”
La sua presenza qui è anche per fare da apripista a quelli che saranno i candidati alle amministrative 2023? “È uno dei motivi della mia candidatura qui. Noi vogliamo scommettere sul Veneto, il Veneto che ha eletto Giordani e Tommasi in due città fondamentali della Regione quali sono Padova e Verona e, l’anno prossimo c’è Vicenza. Quindi è evidente che la mia candidatura è anche spinta molto a immaginare che nel 2023, a partire da un grosso impegno adesso, a Vicenza ci possa essere una continuità con quello che hanno fatto Tommasi e Giordani. Di nomi parleremo dopo le elezioni politiche perché mi sembra corretto che sia così.”