Lgbtq+ civilmente uniti e discriminati, François-Marie Arouet (Aduc): verso l’accettazione? Guerra permettendo…

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Lgbtq+ civilmente uniti e discriminati
Lgbtq+ civilmente uniti e discriminati

Le statistiche sono quelle dei polli di Trilussa (1) ma, soprattutto per l’autorevolezza istituzionale di Istat, sono quelle su cui possiamo cercare di capire come va e funziona la nostra società –  si legge nella nota sugli Lgbtq+ a firma di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.

E’ il caso delle discriminazioni sul lavoro (e non solo) delle persone Lgbtq+ in unione civile o che si sono unite civilmente in passato, i cui dati sono stati diffusi oggi (2). Dati relativi perché “single” (giuridici e di fatto), non sono considerati: l’orientamento sessuale non è di quelle scelte che una persona deve dichiarare in qualche ufficialità.

Secondo l’Istat le persone dichiarate Lgbtq+ sarebbero il 95,2% delle oltre 20mila persone oggetto della statistica. Poche, troppe o boh? Non importa. Sono umani che, per le proprie scelte individuali non sanzionate da nessuna legge e tutelati come tutti da quelle esistenti che non fanno differenza tra scelte sessuali, subiscono discriminazioni e/o violenze nella loro vita economica e sociale.

Certo, il nostro non è un Paese all’avanguardia per la parità tra sessi, dove oltre il 50% delle persone sono discriminate perché donne, ma nessuno può negare che quando la persona discriminata è Lgbtq+, le forme di emarginazione si esprimono anche in modo più violento che non verso le donne. Conoscere questi comportamenti incivili ci aiuta per poterli meglio combattere e, soprattutto, prevenirli.

Tra i dati emerge che sei persone su dieci hanno sperimentato almeno una micro-aggressione sul posto di lavoro, mentre circa cinque (46,9%) l’hanno subita a scuola/università. Mentre il 38,2% lamenta di essere stato discriminato in ricerca della casa, rapporti di vicinato, fruizione servizi socio-sanitari, uffici pubblici, mezzi di trasporto negozi o altri locali.

Oltre il 68,2% ha dichiarato che è capitato di evitare di tenere per mano in pubblico un partner dello stesso sesso per paura di essere aggredito, minacciato o molestato. Percentuale che diventa del 52,7 per coloro che non hanno espresso il proprio orientamento sessuale per paura.

La situazione migliora col tempo?

Per le aggressioni in ambito non lavorativo negli ultimi tre anni, è “confortante” che sia il 3,9% a far sapere di averle subite (3,1% in forma violenta). Aggressioni avvenute sul web nel 13% dei casi.

Un’osservazione finale contingente: uno dei motivi della guerra russa è che i gay si sarebbero appropriati dell’Ucraina. Non sappiamo quante siano le persone Lgbtq+ in Ucraina, non sappiamo quale sia il loro potere…. ma questo motivo, affiancato a quello della corruzione per giustificare l’invasione, ci dice molto di quanto il “fantasma” delle proprie sessualità aleggi e turbi il sonno dei più incivili e violenti protagonisti della storia del nostro tempo.

La battaglia per giuridicamente e culturalmente emarginare queste insonnie è ancora molto lunga e difficile.

1 – il fatto che ci dicano che tutti gli italiani mangino tre polli l’anno, non è detto che non ci sia chi ne mangia due e chi nessuno…

2 – https://www.aduc.it/notizia/discriminazione+lavorative+persone+lgbt_138683.php

François-Marie Arouet – Aduc