Sei divisioni e 60 mila uomini che hanno combattuto sul fronte, più circa 200 mila nella logistica. Altro che “tutti a casa” dopo quell’8 settembre che ha segnato l’inizio della Liberazione dal nazifascismo nel nostro Paese.
L’evento organizzato in pochissimi giorni dall’Associazione Culturale 11 Settembre del presidente Ubaldo Alifuoco, per lanciare la mostra intitolata “UOMINI IN GUERRA. I combattenti delle FFAA regolari nella Guerra di Liberazione” organizzata a Palazzo Cordellina in contrà Riale a Vicenza e aperta fino al 15 dicembre, ha scoperchiato un risvolto della nostra storia sconosciuto a molti dei presenti che hanno affollato le sale affrescate al primo piano dell’antico edificio nel centro storico berico messo a disposizione dalla Biblioteca Civica Bertoliana.
Sono intervenuti all’inaugurazione il sindaco di Vicenza Francesco Rucco e lo storico Paolo Pozzato, alla presenza presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, Daniel Wood in rappresentanza del Comando americano della Ederle e il Comandante del Coespu Giovanni Barbano. Ma soprattutto era presente il Generale Enrico Pino, ex Capo Ufficio Storico dell’Esercito, che ha raccontato i tanti risvolti spesso dimenticati sulla partecipazione delle Forze Armate della guerra di Liberazione.
Storia della quale il Gen. Pino va a parlare anche nelle scuole, oltre che di sicurezza e anti-terrorismo, anche se è già capitato che in alcuni casi insegnanti e presidi si mettano di traverso. Anche se a quanto pare quella rappresentata anche nel film “Tutti a casa” con Alberto Sordi si tratta di una realtà parziale. Sono stati migliaia, infatti, i militari che l’8 settembre si sono rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale e si sono uniti alle formazioni partigiane. Sicuramente ci furono dei traditori, scappati davanti ai tedeschi, ma la maggior parte di loro si rifugiarono in montagna e parteciparono Resistenza.
Finora invece si è steso un velo di silenzio su un intero insieme di Forze armate che non vedono riconosciuto il loro sacrificio durante quei due tragici anni di guerra civile e massacri anche sul territorio vicentino. La mostra a palazzo Cordellina, invece, vuole proprio ricordare i tanti giovani militari morti: come ad esempio Armando Frigo, giocatore all’epoca del Vicenza Calcio che decise di smettere col pallone e partecipare al corso ufficiali: dopo l’8 settembre combatté nei Balcani contro i tedeschi ma fu catturato e fucilato.
In città, però, la sua figura a differenza di altri partigiani eroi per la libertà, è ancora troppo spesso sconosciuta.