Quando mi viene chiesto in che cosa consista la missione di Meritocrazia Italia, la prima parola che mi viene in mente è ‘libertà’. Ma ‘libertà’ può voler dire tante cose. Tutto e niente.
Esistono moltissime forme di libertà. Come esistono moltissime forme di schiavitù.
Sicuramente il totalitarismo, in ogni sua espressione, è negazione di libertà e democrazia, almeno come rappresentate nel nostro disegno costituzionale. Per altro verso, però, è negazione dalla libertà anche l’anarchia, sia pure pensata come definitiva rottura d’ogni catena.
Essere davvero liberi vuol dire avere la possibilità di vivere di verità.
Questo fenomeno è stato studiato, al suo modo, da Luigi Einaudi, che ha vissuto in un’epoca difficile di conflitto e diritti fondamentali violati. Secondo Einaudi, il totalitarismo vive dell’omologazione delle masse, mentre la libertà impone il confronto con l’errore.
Così, è schiavitù l’appiattimento dei gusti e delle ambizioni, la mortificazione del pensiero divergente.
Purtroppo è a questo livellamento delle idee, insieme alla paura di essere davvero diversi e originali, che cede anche la società moderna. Perde un po’ anche l’estro artistico, quello fatto della capacità di tradurre la propria storia personale in opere (pittoriche, musicali, teatrali o cinematografiche) capaci di restare nel tempo e di innovare le tradizioni. Prende spazio, invece, l’effimero e il fuggevole. Forse perché, per il timore di vivere, si preferisce tenersi impegnati nella sopravvivenza di tutto i giorni. Per l’angoscia che procura guardare lontano. E ci si isola, fuggendo alla difficoltà delle relazioni e facendosi giudici impietosi delle sventure e delle azioni altrui. Si vive l’attimo, per non pensare al domani.
Impera un nuovo, impercettibile, totalitarismo, ancora più subdolo e pericoloso.
La libertà, diceva Einaudi, esiste nel confronto con l’errore, nella zona di mezzo tra il freddo e il caldo. La libertà esiste soltanto nella possibilità di provare, e di fallire. Per errori e tentativi, il pensiero può avanzare alla conquista della verità, alla scoperta dell’ignoto. Il vero innovatore mette alla prova le proprie intuizioni, aprendo la strada ad altri uomini intraprendenti, che possano rompere un’altra volta la frontiera del noto, del già sperimentato. Così crescono le civiltà.
Queste riflessioni non possono sfuggire quando si descrivono progetti come quello di Meritocrazia, nei quali le possibilità di errore sono molto frequenti, dove è fondamentale riuscire a sviluppare un pensiero diverso e uscire dall’omologazione. E soprattutto dove è indispensabile saper vivere il sacrificio della ricerca della verità, oltre facili condizionamenti o approcci alle cose miopi o emotivi.
Sono considerazioni dovute per chi punta a una Società diversa.
Allora, per rispondere alla domanda iniziale, abbiamo la presunzione di diffondere l’esempio virtuoso della costruzione operosa, della ‘politica sociale’, attraverso l’impegno costante. Questo perché sappiamo che essere davvero liberi significa anzitutto poter scegliere consapevolmente, tutti, in un sistema di reale equità sociale.
Fino a quando la scelta sarà imbrigliata nelle maglie di candidati non selezionabili, di opzioni preimpostate dai media, di una informazione infedele, non ci sarà mai libertà. Non quella vera.
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Fonte: Libertà