L’incidenza delle fake news sulla vita delle persone e sulla società è uno dei fenomeni più significativi emersi recentemente nell’attuale società, dominata da una comunicazione continua e pervasiva.
Il prossimo convegno dell’Istituto Rezzara (qui locandina e programma) sui problemi internazionali propone sull’argomento una riflessione, con la finalità di stimolare la ricerca di possibili vie d’uscita, in grado di assicurare alle persone la “libertà cognitiva” indispensabile per una coscienza critica. La manifestazione analizzerà il tema venerdì 13 settembre pomeriggio, nella sede dell’Istituto di scienze religiose di Monte Berico, con la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano a partire dalle ore 15.30, con interventi dei professori dell’Università Cattolica Arianna Visconti e Fausto Colombo, con il prof. Giuseppe Goisis dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e con la prof. Concetta Milone dell’Università di Bari. Nella mattinata di sabato 14 settembre il convegno avrà un approccio più propositivo al problema, con interventi dei professori dell’Università Cattolica Simone Tosoni, Luca Gino Castellin, Giovanna Mascheroni e Pier Cesare Rivoltella ed il prof. Giampaolo Azzoni dell’Università di Pavia. La manifestazione culturale sarà aperta dal dott. Giorgio Ferrari, editorialista di “Avvenire”, dopo l’introduzione del vescovo diocesano mons. Beniamino Pizziol.
La riflessione in programma parte dal dato di fatto che la comunicazione dei social è improntata all’intrattenimento più che all’informazione e genera gruppi o tribù di appartenenza, in contrapposizione fra loro. In questo contesto anche le fake news possono prosperare, senza essere messa in discussione. Passa in seconda linea nella comunicazione la verifica dei fatti, divenendo primaria la costruzione dell’identità dei gruppi. Tale situazione pone in discussione l’educazione e le regole del giornalismo tradizionale, ed ha una ricaduta sulla vita dei singoli, sul prestigio della scienza, sull’organizzazione della società. Si delinea così la centralità di un diritto umano nuovo, quello della libertà cognitiva, e l’urgenza di risposte sociali al fenomeno.