Libertà d’espressione e di scelta. Campagna elettorale

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Libertà. Va bene, ne siamo tutti consapevoli. Ci attende un autunno terribile. Moriremo di freddo e lo faremo in brache di tela perché così ci ridurranno le insostenibili bollette. Come se non bastasse, il Covid non vuole saperne di andarsene e si teme che possa riesplodere con la sua scia di morti e la guerra in Ucraina lascia poche speranze di rapida conclusione.

Eppure, le due bazzecole di cui vorrei brevemente parlare su Pensalibero non sono sciocchezze trascurabili. Perché ne va del modo in cui partecipiamo alle elezioni in Italia. Non le prossime del 25 settembre; anche quelle che le hanno precedute e, se non poniamo rimedio, quelle che seguiranno. Ed è, per noi elettori, un modo alla cieca. Non contiamo una beneamata mazza. I deputati e i senatori non li scegliamo noi: fanno tutto le oligarchie dei partiti. E fino a questo ci siamo, nel senso che ci siamo abituati da un sacco di anni e ci siamo rassegnati: la metà di noi andando comunque a votare, l’altra metà (poco più, poco meno) restandosene a casa nel fatidico giorno del voto. Ma questa volta c’è stata una ulteriore stretta. Perché siamo arrivati al punto in cui non possiamo nemmeno conoscere i candidati dei vari partiti in riferimento alle circoscrizioni.   Le candidature sono tutte o quasi multiple per garantire chi si vuole garantire. E, come se non bastasse, ci sono candidati che fanno da scudo ad altri. Ovvero, candidati che saranno eletti da molte parti per poi optare in maniera tale da favorire i più amici, ovvero i più disponibili. In tutto ciò, gioca una parte preponderante la stampa, giornali e televisioni. Tirano la volata senza ritegno, confondono le idee. La pari condizione è una semplice frase per allocchi. I sondaggi vengono diffusi per orientare. E lo spazio nei telegiornali e nei talk show viene ripartito secondo le previsioni di voto. Delle quali non si conosce il modo come vengono raccolte e l’ampiezza del campione. Per esempio: secondo i voti reali (quelli raccolti alle ultime elezioni) i 5Stelle sono il primo partito per numero di parlamentari. Ma i sondaggi dicono Meloni. E Meloni, appunto, è colei che maggiormente ingolfa i canali televisivi e le pagine dei giornali. Il virtuale si è fatto reale ed è così che si influenzano i risultati.

Ecco, invece che pensare all’ennesima legge elettorale furba, ovvero pensata per fregare partiti amici e avversari, si dovrebbe seriamente regolamentare il comportamento dei media in campagna elettorale. E, già che ci siamo porre termine allo scandaloso favoritismo verso i partiti già presenti in parlamento. Che non devono scomodarsi per raccogliere le firme a sostegno delle loro liste. Si potrebbe dire che, alla fin fine è giusto così, perché si tratta di partiti che hanno già dimostrato una diffusa presenza nel Paese. Sarebbe un discorso di qualche fondamento. Invece no, perché l’appetito viene mangiando, figurarsi poi in politica. Perché, passi pure fare raccogliere le firme solo a chi non è già in parlamento. Ma perché mai non accettare la sottoscrizione via pec, ovvero posta certificata? E’ un metodo molto più sicuro e sincero della raccolta con autenticazione, visto che i certificatori sono ormai una pletora e molti contigui ai partiti.

Regolamentazione della stampa in periodo elettorale e ammissione delle firme attraverso la posta certificata: ecco due cose necessarie per un più corretto svolgimento delle elezioni. Cosette da poco? Niente affatto. La trasparenza elettorale è indispensabile per riaccostare i cittadini alla politica. E tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno.

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Fonte:

Libertà d’espressione e di scelta. Campagna elettorale

 

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