Riportiamo il messaggio del Vescovo della Diocesi di Vicenza Giuliano Brugnotto in occasione del Natale 2024
Una casa per tutti
Andiamo a Betlemme, la “Casa del pane”… della speranza
Carissime sorelle e fratelli, donne e uomini di buona volontà, vi giunga l’Augurio di un Natale ricco di speranza. I pastori, nella notte santa, ricevendo l’annuncio della nascita del Salvatore, non rimasero sotto le loro tende a riposare. Si dissero l’un l’altro «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). Hanno compiuto un cammino per giungere a Betlemme, come un primo semplice pellegrinaggio della storia verso una piccola città presso un ricovero per animali.
Imitiamo anche noi i pastori. Andiamo a Betlemme, visitando i tanti presepi presenti nelle case, nelle chiese, nelle piazze e nelle grotte delle nostre colline. Andiamo con la semplicità dei pastori e fermiamoci a contemplare, nel bambino appena nato da Maria e accolto da Giuseppe, la bellezza della nostra umanità, perché è in essa che Dio è venuto a visitarci.
Andiamo a Betlemme
Andiamo a Betlemme, una piccola città vicino a Gerusalemme, oggi segnata da una guerra così avversa alla culla in cui è nato il Principe della Pace. Anche al tempo della nascita di Gesù esisteva quel contrasto. A sud di Betlemme il Re Erode fece costruire una fortezza che doveva custodire la sua tomba. Ma Betlemme ha attraversato i secoli più per la mangiatoia in una stalla che per la tomba in una fortezza.
Nella lingua ebraica, Betlemme è una parola composta da “Beit” e “Lehem” che significa “Casa del pane”. Un significato profetico sul quale vorrei potessimo fermare la nostra attenzione.
Un paesino lontano dalla capitale è divenuto “la casa” della Parola che Dio ha generato nell’umanità: per Lui non c’era posto nell’alloggio. Anche qui un altro contrasto. Maria e Giuseppe hanno cercato una casa per mettere al mondo il Salvatore. Non trovarono che un umile ricovero di animali.
Tutti cercano una casa
Credo che sia desiderio di tutti avere una casa. Viviamo nella parte ricca del mondo ma la casa non è un diritto assicurato a tutti. Ad alcuni viene proprio negata, per altri è difficile ottenerla.
Penso ad alcune persone disabili che faticano a reperire un alloggio nel quale vivere insieme e “imparare” una vita sociale serena, garantendo loro autonomia di movimento e di conduzione della propria esistenza senza dipendere esclusivamente dai propri genitori (il progetto “Dopo di Noi” stenta ancora a trovare possibilità di realizzazione concreta).
Penso ai migranti, cui viene spesso negata la possibilità di avere una abitazione in affitto anche quando sono lavoratori regolari; oggi è ostacolato lo stesso diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercizio delle libertà democratiche.
Vi sono poi quelle famiglie che proprio in questi mesi si devono trasferire altrove per permettere ai lavori della TAV di proseguire attraversando la città di Vicenza (spesso si tratta di famiglie immigrate in affitto).
Ci sono anche quelli che vorrebbero essere a casa, ma sono costretti a vivere altrove: gli anziani nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, i carcerati, gli ammalati negli ospedali e quanti vengono accolti in una camera dell’hospice. Molti sono istituti ben organizzati e di eccellenza, ma è un’altra cosa rispetto al “sentirsi a casa”.
A tutti costoro giunga l’augurio da Betlemme. Il Figlio di Dio nasce “fuori casa” anche per condividere la condizione di tutti coloro che nella vita “cercano casa” e ancora non l’hanno trovata. Dio ha scelto di offrire vicinanza a loro, condividendo con loro i disagi e le fatiche ed essere adorato dai pastori in questa condizione di precarietà.
Casa del pane
Betlemme si è ritrovata come “in casa propria” l’Emmanuele, il Dio con noi. Ma Betlemme ha ricevuto da Lui il “pane fresco” di una nuova umanità. Per quel Bambino che stava nascendo non c’era posto ed è così che Lui viene a liberarci dall’individualismo e dall’egoismo che tante volte ci attanagliano. Solo per il fatto di nascere in queste condizioni, Dio si fa solidale, come comprenderemo meglio quando Gesù scenderà nelle acque del Giordano mettendosi in fila con tutti i peccatori.
Quel Bambino avvolto in fasce annuncerà la vicinanza del regno di Dio e spezzando il pane nell’ultima Cena annuncerà il dono del suo corpo offerto a tutti.
Betlemme è Casa del pane perché in essa è nato colui che finalmente spezza le catene della solitudine e dell’isolamento per offrire il cibo della condivisione, della solidarietà, del rifugio al povero. È la Casa del pane che abbatte definitivamente il muro dell’indifferenza e restituisce all’uomo il sentimento della compassione.
È stato scritto in questi giorni che la spesa media delle famiglie italiane per le feste natalizie andrà per il 73% in cibi e bevande. Chi vorrà in questi giorni incamminarsi verso Betlemme avrà la possibilità di inginocchiarsi davanti al “Pane vivo disceso dal cielo” offerto a tutti senza distinzioni. Perché il Cibo nel mondo non è destinato ai pochi del mondo ricco, è per tutti. Se frequenteremo Betlemme, la “Casa del pane”, si apriranno i nostri occhi sul mondo intero voluto dal Creatore per riempirci di stupore.
Pellegrini di speranza
Mettiamoci in cammino verso Betlemme e ritroveremo la speranza. «Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita», ha scritto papa Francesco nell’indire l’Anno giubilare 2025. Il pellegrinaggio rappresenta il senso di tutta l’esistenza. Ancora papa Francesco aggiunge: «Transitare da un Paese all’altro, come se i confini fossero superati, passare da una città all’altra nella contemplazione del creato e delle opere d’arte permetterà di fare tesoro di esperienze e culture differenti, per portare dentro di sé la bellezza che, armonizzata dalla preghiera, conduce a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute».
Viviamo questo Natale quale occasione propizia per accogliere Colui che vince la paura e apre il cuore e la mente alla speranza. Offriamo segni di speranza, coltivando e pregando per la pace nelle famiglie e nelle sempre più numerose e sofisticate guerre tra le nazioni. Offriamo segni di speranza credendo nella vita e creando le condizioni per i giovani di desiderare la generazione di nuovi figli e figlie. E ancora, offriamo segni di speranza, diffondendo la cultura di una più equa distribuzione dei beni, compiendo scelte audaci di remissione dei debiti verso i paesi poveri.
Maria, stella della speranza, vegli su noi pellegrini di speranza e ci accompagni ad accogliere l’Emmanuele, il Dio in mezzo a noi. Auguri di Buon Natale a tutte e a tutti.
Giuliano, vostro vescovo