Liquidità, Corrado Sforza Fogliani (Assopopolari) in Commissione Banche: ricette per la riforma delle Popolari e check Dl Liquidità

271

È stata un’audizione attesa quella che mercoledì 23 giugno mattina ha visto l’avv. Corrado Sforza Fogliani, Presidente dell’Associazione Nazionale Banche Popolari, in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. sul tema del dl Liquidità. Assopopolari si occupa degli istituti più vicini al territorio e alle Pmi, ma questi nell’erogazione di liquidità non sempre sono stati al primo posto (clicca qui per le altre audizioni).

Con la complessa riforma del credito del 2015, gli istituti vicini al tessuto imprenditoriale locale sono stati rimaneggiati, e per alcuni versi indeboliti. Tra questi cambiamenti ci sono i limiti introdotti per l’adozione della forma di Banca Popolare e l’obbligo di trasformazione in Società per azioni per le Popolari con attivo superiore a 8 miliardi, come ha ricordato la presidente della Commissione Carla Ruocco (M5S) aprendo la seduta.

Nella breve relazione iniziale il presidente Fogliani ha riportato alcuni dati riguardo ai finanziamenti attivati dalle Popolari ex Dl. Liquidità. Delle richieste per i prestiti sotto i 25 mila euro (art. 13, lett. m), il 66% è stato erogato. Sopra i 25 mila euro paradossalmente sono stati accreditati l’89% dei finanziamenti dopo che, in base ai questionari sulle banche al 20 maggio, la media di queste erogazioni si aggirava attorno al 25%, una percentuale che aveva suscitato lo sconcerto dei membri della bicamerale e non solo.

Delle moratorie invece, la misura più utilizzata in questo mélange di ricette “liquide”, il 94 per cento è andato a destinazione. «Dati che ci confortano», commenta l’avv. Fogliani.

La seconda parte della riflessione del presidente di Assopopolari si concentra sulla riforma del 2015 e sull’«altra strada» che Fogliani avrebbe voluto percorrere. L’avvocato infatti suggerisce (minuto 20 dell’audizione) di «scorporare l’azienda bancaria, con l’assunzione da parte sua della forma giuridica della S.p.a., dalla società cooperativa a monte». Un modo che secondo l’avvocato farebbe crescere le banche senza sradicarle dal territorio. In questo modo «lo scopo dell’azienda bancaria eviterebbe tentazioni per gli amministratori infedeli di utilizzare le famose operazioni baciate». Meccanismo che alcuni investitori vicentini conoscono bene.

Proprio a proposito di Vicenza la Presidente Ruocco ricorda che, se le Cooperative daranno corso ad un aumento del capitale rivolgendosi al mercato dopo la crisi Covid, ciò potrebbe avere delle ricadute negative sui risparmiatori, come nella vicenda BpVi. A questo proposito Fogliani cita Einaudi: “Il capitale ha le gambe della lepre”. Quello che bisogna evitare in questo caso è «il cesarismo che ha portato alla situazione in cui siamo ora». Il pericolo, però, purtroppo c’è.

Riferendosi, invece, all’intervista apparsa lo stesso giorno, il 23 giugno, sul Sole 24 Ore al presidente del consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, in cui promuove l’aggregazione delle banche, Fogliani avverte che le operazioni di unione «sono buone se aggregano soggetti deboli, negative se aggregano soggetti buoni e capitalizzati». «La biodiversità è una forza», continua l’avvocato. Ridurre la concorrenza avrebbe un effetto sui tassi d’interesse del territorio che – spiega sempre il Presidente – statisticamente tenderebbero a crescere se manca una competizione tra gli istituti locali.

Passando infine al (de)merito del Decreto Liquidità, l’avv. Fogliani ha una ricetta anche per questo. Il Presidente di Assopopolari, infatti, nei giorni scorsi si è schierato contro gli attacchi alle banche sui loro ritardi di erogazione dei finanziamenti. In un suo articolo dell’1 giugno 2020 su Milano Finanza, intitolato “Finiamola di dare colpe senza senso alle banche” (già molto chiaro dall’incipit), ha criticato duramente il decreto 23/2020. Definendo addirittura “norma da residuo stato sovietico” il fatto che le banche possano erogare i prestiti prima dell’arrivo della garanzia dal Fondo così come previsto dall’art. 13, comma 2, lett. b) e così come invece aveva ampiamente vantato di aver fatto Intesa Sanpaolo nella scorsa audizione quando esistono casi concreti in cui le garanzie pubbliche, come quelle per i prestiti legati ai danni da terremoti, si sono rivelate difficili da escutere quando richiesto dalle banche eroganti.

I membri dell’opposizione in bicamerale avrebbero quindi trovato un’occasione ghiotta per far valere i propri scetticismi sull’operato del Governo ma in sede di Commissione, però, il Presidente di Assopopolari si è mostrato molto più indulgente, arrivando a definire perfino “meritorie” le misure prese dall’Esecutivo, ma comunque facendo le adeguate osservazioni.

Per quanto riguarda lo scudo penale, questione introdotta dal senatore Andrea De Bertoldi (FdI), il presidente fa sapere che serve una manleva penale parziale, e non totale come caldeggiato da alcuni. In parte perché la garanzia sulla maggior parte dei prestiti è già del 100%, in parte perché esiste già un concordato preventivo sulla protezione degli interessi delle banche.

I ritardi nell’erogazione della liquidità – tema sollevato invece dal senatore Luciano D’Alfonso (PD) – sono stati causati dalle lungaggini del Fondo di Garanzia. La documentazione per l’invio delle domande, sottolinea il presidente, di competenza di Medio Credito Centrale è arrivata solo diversi giorni dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Inoltre, fa notare Fogliani, passa del tempo prima che le pratiche accolte dalle banche vengano deliberate dal Consiglio del Fondo, previa valutazione del rischio, ritardo, questo, che non dipende certo dall’istituto di credito.

La norma sull’accertamento del merito creditizio, quindi, non era chiara sin dall’inizio, critica Fogliani. Da una parte il decreto sembra assolverlo per i prestiti sotto i 25 mila euro, ma alla fine viene accertato comunque dal Fondo in sede di delibera della garanzia. E questo dunque non dovrebbe essere rimproverato alle banche, ma a chi ha scritto il decreto.