Sicurezza e organizzazione sono i due ingredienti principali che hanno permesso alla Banca Popolare di Milano (BPM) di attraversare la crisi del lockdown e vantare un considerevole risultato in termini di erogazione di liquidità. Ieri, in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Salvatore Poloni e Matteo Faissola – rispettivamente codirettore generale e responsabile commerciale di BPM – hanno riportato alcuni dati riguardanti l’applicazione dei decreti legge Cura Italia (n. 18/2020) e Liquidità (n. 23/2020).
(Qui sotto il video integrale dell’audizione)
Appena arrivati gli ordini da Roma il gruppo bancario milanese ha subito istituito una task force per gestire le domande di finanziamento e formare il personale nei giorni successivi alla pubblicazione dei decreti, cambiando di conseguenza la normale operatività del gruppo di credito. Le opzioni di richiesta online sono state implementate. Prendendo ad esempio i prestiti fino a 30 mila euro (art. 13 del Dl 23/2020), spiega Poloni, «queste erano operazioni che arrivavano nell’ordine di 4 mila all’anno, in quei giorni invece ne arrivavano 6-7 mila al giorno». Il 90% delle richieste, infatti, sono state inoltrate via mail o PEC.
Diversi sono anche i numeri dei finanziamenti erogati. Fortunatamente lontani dal quadro emerso alla bicamerale il 22 maggio scorso nel quale vedeva emessi solamente la metà dei prestiti richiesti. Ora i finanziamenti garantiti al 100% dal Fondo di Garanzia, ovvero i prestiti fino a 30 mila euro, sono stati assegnati per l’89% delle domande pervenute. Il taglio medio di questi finanziamenti, analizza Faissola, si attesta sui 20 mila euro. Calcolando che può essere chiesta come finanziamento una somma pari al 25% del fatturato dell’anno precedente, il responsabile commerciale di BPM ritiene sia un dato nella norma.
Le erogazioni gestite da Sace invece – con garanzia dal 70 al 90 per cento – sono più risicate: 19 erogazioni per 200 milioni di euro. Il senatore veronese Massimo Ferro (FI) ha chiesto il motivo, ma è stato rassicurato (così almeno si presume) da Faissola: «Queste sono quelle erogate. Ci sono poi in ‘pipeline’ 100 operazioni per un miliardo di euro che verranno erogate».
I tassi applicati ai prestiti sono stati determinati intorno all’1,2% per i finanziamenti sotto i 30 mila euro (prima si aggirava intorno all’1,5 spiega Faissola) e in media 1,55% per quelli superiori ai 30 mila. Le operazioni garantite dal Fondo di Garanzia, spiega sempre il responsabile commerciale del Banco BPM, riguardano ormai l’80% delle erogazioni a cui si espone la banca.
La misura che però vanta il maggior successo è la moratoria. L’art. 56 del Dl Cura Italia ha visto un’applicazione per oltre 12,5 miliardi di euro a fronte di 59 mila richieste. Per quanto riguarda invece l’art. 54 dello stesso decreto n. 18 – la sospensione delle rate del mutuo ex fondo Gasparrini -, sono arrivate 21 mila richieste, di cui 8.400 quelle inserite nel portale Consap. «Un iter più complesso», commenta il responsabile commerciale, «il portale Consap ha avuto un po’ di problemi». Per ovviare a questo disguido però, nel momento della richiesta di moratoria, «abbiamo posticipato le rate al 30 di novembre prima della risposta di Consap», spiega Faissola.
In conclusione alcuni suggerimenti che potrebbero andare a beneficio dei clienti delle banche. BPM propone la proroga dell’art. 56 – le moratorie – fino al 31 gennaio (ad ora valide fino al 30 settembre); chiede inoltre una maggior tutela delle inadempienze probabili (Unlikely To Pay) per evitare che peggiori il rating del cliente. Valutare infine se anche per le operazioni oltre i 30 mila euro è possibile allungare le tempistiche, proponendo quindi rate più basse per più tempo. Per questi suggerimenti, la parola ora passa al Parlamento.