Liquidità e ritardi, in video Angelini (vigilanza Bankitalia) a Commissione Banche: “la macchina è avviata”. Ma la bicamerale è scettica

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Liquidità, Angelini (Vigilanza Banca d'Italia) in commissione banche
Liquidità, Angelini (Vigilanza Banca d'Italia) in commissione banche

Paolo Angelini, Capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, è stato audito ieri mattina in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Bankitalia, in particolare, era già stata interpellata il 15 aprile, ma la commissione si è riservata di ascoltarla nuovamente alla luce dei questionari ricevuti dalle banche lo scorso 22 maggio.

L’intervento del dott. Angelini si è focalizzato sui dati riscontrati con la vigilanza delle banche e sulle criticità che ne sono emerse, cercando di darne una spiegazione attraverso una corposa relazione fornita alla Commissione in cui ha ripercorso solo gli elementi principali.

Più nello specifico, il Capo della Vigilanza di Bankitalia si è soffermato sui numeri che stanno facendo ben sperare. O che almeno, a suo parere, annunciano l’entrata “a regime” del sistema istituito dai decreti Cura Italia e Liquidità.

Le percentuali di domande erogate, rispetto a quelle presentate, infatti, stanno crescendo. «Siamo passati dal 33% al 15 maggio – spiega Angelini – al 61% il 29 maggio». Un forte recupero, lo definisce. Le moratorie, inoltre, sono arrivate al 94% di accoglimento (rispetto all’89% comunicato dal Ministro Gualtieri il 4 giugno). Quelle rifiutate invece sono solo l’1%.

Bankitalia, però, si concentra anche sui tempi di erogazione, provando a dare qualche spiegazione dei ritardi riscontrati dalla bicamerale. I finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia, ad esempio, sono aumentati in maniera esponenziale. Vedendosi arrivare anche 20 mila domande al giorno a metà maggio, contro le «500 fino alla seconda metà di marzo», spiega Angelini. «È una macchina non tarata per gestire questi volumi», giustifica. In più, la pubblica amministrazione si è trovata a dover operare in maniera delocalizzata, in smartworking.

I tempi di attesa, oltre che per la desueta mole di domande arrivate, sono lievitati anche perché la banca non vuole correre rischi. Gli istituti di credito, infatti, devono comunque mantenere una valutazione della clientela. «La norma del decreto non esonera in modo esplicito dall’effettuare controlli», spiega il Capo della Vigilanza, ma deve essere in ogni caso mantenuto un controllo del profilo di merito, di antiriciclaggio e di antimafia. L’uso dell’autocertificazione semplifica questo passaggio, ma non può eliminarlo. E l’eterogeneità di documentazione richiesta dalle banche è giustificata anche dall’avversione al rischio degli istituti stessi: «I percorsi di erogazione sono più lunghi per la clientela con elevato grado di rischio», osserva Angelini.

In merito alla necessità di una manleva che tuteli le banche invece, sollevata per altro dal senatore trentino Andrea De Bertoldi (FdI), Angelini conviene nel trovare un equilibrio tra rapidità di erogazione e tutela delle casse dello Stato; ma anche tra rapidità e legalità. «Le risorse in mano allo Stato sono limitate», spiega al Senatore, e ogni prestito stanziato deve finire nelle mani giuste.

Un altro dato che Bankitalia ha voluto mettere di fronte alla Commissione è «l’assenza di corrispondenza tra l’efficienza gestionale delle banche – calcolata con il parametro del cost/incomee i tempi di lavorazione delle pratiche». Statistica che cozza un po’ con la mancata “virtuosità” dei crediti cooperativi locali. Problema sollevato più volte dal vicentino Pierantonio Zanettin (FI) e riproposto ieri mattina dal Senatore veronese Massimo Ferro (FI).

A questo interrogativo Angelini risponde argomentando che i server ai quali le banche hanno affidato le domande pervenute sono andati in sofferenza, ritardando di fatto il processo di accoglimento. «Riteniamo che, essendo la macchina avviata, è molto probabile che questi rallentamenti, se pure ci saranno ancora, non saranno delle dimensioni di quelli che abbiamo visto nel mese di maggio», rassicura il Capo della Vigilanza.

Ma, ad ogni modo, «una perdita del Pil del 9% – spiega Angelini – non potrà non ricadere sulle imprese e poi, a catena, sulle banche». Il dott. Angelini, infatti, tiene a sottolineare che «le banche sono anch’esse delle imprese di mercato». Ognuna ha un margine di scelta autonoma su quali prestiti erogare e quali no, al fine di tutelare la propria situazione. «La relazione standard – continua –, dice che le banche più piccole affidano le imprese più piccole e le imprese più piccole tendenzialmente sono più rischiose. O comunque pagano un premio sul fronte del costo del credito più elevato delle grandi»«L’evidenza che abbiamo – ammette infine Angelini – è che le banche più piccole siano state un po’ più lente»

Un particolare che invece nota l’on. Luigi Marattin (Italia Viva), nella relazione depositata da Bankitalia in Commissione, è il fatto che «da 10 anni è in corso un costante aumento delle disponibilità liquide di cassa». Fenomeno che riguarda maggiormente le Pmi manifatturiere. «O è il riflesso del crollo degli investimenti privati o gli investimenti sono finanziati a debito», analizza Marattin. «Un’evidenza impressionante», concorda e riflette il Capo della Vigilanza, probabilmente dovuta alla tendenza endemica nel nostro Paese a non investire.

Infine, la Presidente della Commissione Carla Ruocco (M5S) ripresenta il problema dei tassi d’interesse che, soprattutto per i finanziamenti oltre i 25 mila euro (art. 13 del Dl 23/2020), toccano anche il 2,4%. «Troppo alti», li definisce la presidente. Ma Angelini ribatte affermando che «i tassi sono già ai minimi storici», e che «a volte sono insufficienti anche a recuperare il costo del rischio».

L’auspicio che traspare dall’intervento di Ruocco è che Bankitalia fissi un tasso standard. Ma il Capo della Vigilanza ricorda che ciò andrebbe a scontrarsi con il principio della concorrenza. E conclude serafico: «l’esperienza delle economie pianificate ci ha insegnato che questa non sia, in genere, una buona idea».