Liquidità, Mediobanca in Commissione Banche avverte sul calendar provisioning della Bce: “Una norma sbagliata che provocherà disastri nei bilanci delle banche”

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Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, ieri ha portato davanti alla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario – nel consueto ciclo di audizioni sull’applicazione delle misure di liquidità stanziate dal Governo – alcuni dati rassicuranti sulle moratorie, ma non solo. Nella valutazione della legislazione che riguarda i rapporti tra banche e aziende in tempo di Covid, Nagel si è focalizzato sul calendar provisioning, strumento col quale la Bce ha revisionato nel 2019 la vigilanza sui crediti deteriorati. Ma questo provvedimento in un momento del genere rischia di fare solo danni. Così avverte il ceo di Mediobanca. (Qui sotto il video dell’audizione)

Il calendar provisioning, norma che la Bce ha introdotto un anno e mezzo fa, impone che «quando hai un credito deteriorato, neanche una sofferenza, lo devi svalutare un terzo l’anno». Il risultato – nota il manager – è che «in tre anni va svalutato al 100%». Se applicato al post Covid, «è come una bomba atomica, perché hai una massa di partite che diventano quanto meno Utp – Unlikely to pay, ovvero inadempienze probabili -, che devi trattare come fossero sofferenze» avverte.

«Una norma sbagliata» la definisce Nagel. «Se noi la applichiamo a quello che sta succedendo si provoca un disastro nei bilanci delle banche, e non solo di quelle nostre. La norma è stata messa soprattutto perché in Germania non ci si fidava della qualità degli attivi delle banche del sud Europa, di quelle italiane», spiega il ceo di Mediobanca. «Ci troveremo nella situazione di dover ricapitalizzare le banche tra 2-3 anni, se non anche prima, per l’impatto di questo tipo di crisi».

Nagel però si mostra fiducioso nel dialogo con le istituzioni europee. «Ci sono le basi per lavorare su una revisione del calendar provisioning» sommette; da quando c’è Enria – presidente del Consiglio di sorveglianza – la Bce è molto diversa: ha fatto esperienza della precedente fase, ha un dialogo con le banche, il mercato e gli investitori più attivo e produttivo».

Proprio oggi è attesa la riunione del Consiglio direttivo della Bce, presieduto da Lagarde, e Nagel ha già tracciato il bilancio. «È importante che la Bce con le sue ispezioni o con le sue linee guida non imponga criteri di svalutazione degli Utp particolarmente severi». «Se arrivano provvedimenti o guidelines della Bce più restrittivi – avverte il manager – ci sara migrazione da bonis a Utp molto elevata».

Un altro fardello che si porta dietro l’Italia sono i procedimenti esecutivi che, nel quadro del processo di recupero dei crediti dopo le misure dei dl Liquidità e Cura Italia, interesseranno il settore imprenditoriale nei prossimi tempi. «Le procedure esecutive in Italia sono le peggiori d’Europa» aggiunge Nagel. Per questo «si parte da una situazione svantaggiata rispetto alle altre crisi».

Denuncia, quella delle misure farraginose di riscossione del credito, alla quale si accoda il deputato Felice Maurizio D’Ettore (FI). «Serve trovare un equilibrio preciso per semplificare l’escussione e intervenire sul procedimento esecutivo», concorda D’Ettore. Nel dl Semplificazione si regola in materia di «danno erariale, abuso d’ufficio», ma «nessuno si è posto il problema dell’escussione» e «l’ultimo decreto non ha niente in materia. Il processo di semplificazione non c’è».

Un sollievo lo si trova invece nelle moratorie ex dl Cura Italia. «È andata molto meglio delle aspettative» commenta l’ad di Mediobanca. «Degli 1,3 miliardi di moratorie in capo a Compass – società di Mediobanca che si occupa dei finanziamenti alle persone fisiche – a fine agosto il 90% si è estinto e con l’85% di ritorno in bonis». «Dopo un blocco del pagamento delle rate tra aprile e maggio – continua Nagel -, da giugno si è assistito a un ritorno alla normalità: ad oggi c’è un 10% di non pagato».

Per quanto riguarda i prestiti previsti dal dl Liquidità, invece, Nagel tiene a precisare che l’attività di Mediobanca verso crediti in difficoltà non era prevista dalla banca. Il gruppo ha tuttavia «implementato le procedure per una serie di richieste dal cliente, procedura installata in un mese», spiega il manager. Riguardo le richieste di finanziamento sotto i 30 mila euro, Mediobanca ha gestito «1200 richieste in buona parte accettate – spiega -, solo l’1% declinato».

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