Uno dei focus della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario era sulla effettiva modulistica richiesta da parte delle banche per i finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità. La situazione è stata verificata tramite un apposito questionario su vari punti, tra cui questo, che la Commissione ha chiesto di compilare a 148 istituti di credito in merito all’applicazione del decreto n. 23 dell’8 aprile 2020 (clicca qui per le altre audizioni).
Numerose segnalazioni arrivate alla bicamerale hanno infatti posto l’attenzione su numerosi istituti di credito che non stanno richiedendo la documentazione indicata dalla legge, o quantomeno non solo i moduli previsti dal Dl 23/2020. Il decreto infatti prevede una modulistica standard fornita direttamente dalla Task Force costituita da Mef, Banca d’Italia, Abi, MCC, SACE e MiSE per la presentazione delle richieste di prestito.
In seguito, col questionario (qui le nostre analisi, ndr) sono state analizzate le risposte degli istituti bancari in merito alle moratorie e al Fondo Gasparrini previsti dagli articoli rispettivamente 56 e 54 del Decreto Cura Italia.
PRESTITI FINO A 25 MILA EURO
Per quanto riguarda la tranche junior, come viene chiamata la soluzione di finanziamenti fino a 25 mila euro (30 mila dopo la conversione in legge del decreto ma sempre col tetto del 25% sul fatturato dell’ultimo bilancio) per le Pmi, il Dl 23/2020 prescrive che: “i soggetti beneficiari sono ammessi senza la valutazione del merito di credito da parte del Gestore del Fondo” (art. 13, comma 2, lettera c). Inoltre, alla lettera m) dello stesso articolo, si legge che per le richieste fino a 25 mila si richiede la compilazione della domanda di fido per la garanzia del 100% dal Fondo centrale di Garanzia. Ma dai dati che emergono dal questionario, il cui esito è stato reso noto da Carla Ruocco (M5S), presidente delle Commissione, nella nona seduta, quella del 27 maggio scorso, ogni banca ha variato a sua discrezione la valutazione e l’attuazione di questo punto.
Scorrendo le risposte delle banche al quesito 9 – quello specifico alla documentazione impiegata – per quanto riguarda i prestiti cosiddetti junior, Banca Mediolanum per valutare il merito creditizio del cliente ha scelto di “porre in essere uno screening proporzionale al rischio in valutazione”.
Banca Nazionale del Lavoro (BNL) fa sapere che, oltre ai moduli previsti, sono state adoperate “piccole integrazioni”. Per le pratiche Unicredit, invece, “è stata utilizzata modulistica interna alla Banca e coerente con la normativa bancaria e creditizia”. E ancora, Banca del Piemonte scrive che la procedura standard prescritta dal Mef è stata “integrata da modulistica richiesta interna alla banca e dalla predisposizione di un apposito contratto di finanziamento”.
Tra i pochi istituti bancari che comunicano di essersi attenuti strettamente al decreto troviamo Fineco Bank, Intesa Sanpaolo, Prader Bank e UBI Banca. Quest’ultima, infatti, comunica alla Commissione che “ha utilizzato esclusivamente l’Allegato 4bis predisposto da Mediocredito Centrale. Nessuna altra documentazione è stata richiesta al cliente ai fini della valutazione del merito creditizio (fatta salva la richiesta di affidamento)”.
Per quanto concerne le banche più piccole, quelle non “significant” in gergo tecnico BCE, molte di loro si sono tutelate con la verifica del merito creditizio, sebbene l’art. 13 del decreto lo vieti.
Banca del Sud comunica che “per tutte le pratiche sono stati espletati gli obblighi in materia di antiriciclaggio”. Stessa cosa per Banca Stabiese che al quesito 9 risponde: “Per tutte le pratiche lavorate, vengono richieste documentazioni contabili e fiscali per la valutazione del merito creditizio”. Per Banco di Credito Azzoaglio ,“è stata richiesta documentazione per la valutazione del credito e l’assolvimento di obblighi antiriciclaggio”.
Credito Lombardo Veneto, invece, precisa che “la documentazione richiesta dalla Banca è calibrata in funzione del rapporto esistente, o non ancora esistente, tra la Banca stessa e il Cliente. In particolare, le richieste documentali si differenziano tra Cliente della Banca affidato, Cliente della Banca non affidato e non Cliente della Banca, con progressiva necessità di integrazione documentale”. Segnalazione analoga è pervenuta anche dall’indagine di Codacons del mese scorso su istituti di credito regionali.
PRESTITI SOPRA I 25 MILA EURO
I prestiti senior invece, quelli garantiti sempre dal Fondo ma superiori a 25 mila euro, richiedono modulistica aggiuntiva. A tal proposito, la Presidente della bicamerale Carla Ruocco (M5S) ricorda alla Commissione che «per i prestiti di importo superiore ai 25.000 euro, l’accesso al Fondo di Garanzia delle PMI è subordinato esclusivamente ad una valutazione del profilo economico-finanziario dell’azienda, analizzando i dati dei bilanci chiusi».
Come scrive Monte Paschi di Siena, infatti, “per l’istruttoria della pratica di finanziamento, può essere richiesta eventuale altra documentazione in linea con la tipologia di Impresa, il regime fiscale e la finalità dell’operazione, secondo quanto previsto dalla normativa interna in materia di concessione di finanziamenti”.
BNL precisa inoltre nelle sue risposte al questionario che “la Banca procede alla valutazione del merito creditizio ed adempimento degli obblighi in materia di antiriciclaggio per tutte le pratiche lavorate”.
MORATORIE (EX ART. 56 DEL DECRETO “CURA ITALIA”)
Oltre al Dl Liquidità, la Commissione attraverso l’interpellanza alle banche ha voluto anche far luce sull’attuazione delle misure di moratoria contenute nel Decreto “Cura Italia”. Con l’art. 56 del decreto 18/2020, infatti, vengono congelate fino al 30 settembre le linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza.
Banca Nazionale del Lavoro, a fronte delle 11.201 domande arrivate ne ha accolte il 60%. Il 18% delle richieste è stato rigettato e le rimanenti sono, alla data del questionario, in fase di lavorazione. Monte Paschi di Siena all’8 maggio aveva erogato il 99% delle domande arrivate. Banca Intesa l’80%.
In totale, le domande presentate alla data del questionario, con riguardo all’articolo 56 del decreto Cura Italia, sono 940.001, di cui accolte ed erogate 675.818 (71,8 per cento). Questo dato, però, è salito negli ultimi giorni. Nell’audizione della Commissione Banche dello scorso 4 giugno, ad esempio, il Ministro dell’Economia Gualtieri ha comunicato che la percentuale di moratorie si attestava già all’89% delle richieste inviate.
FONDO GASPARRINI (EX ART. 54)
Un’altra misura introdotta col Decreto Cura Italia è il Fondo di solidarietà per i mutui “prima casa”, anche detto Fondo Gasparrini, che, con l’articolo 54 del decreto-legge del 17 marzo 2020 n. 18, viene esteso ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti. In particolare, il Fondo è accessibile ai lavoratori che autocertifichino di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020, un calo del proprio ricavato superiore al 33% del fatturato dell’ultimo trimestre 2019, e, quindi, dovuto all’emergenza Coronavirus.
La BNL, ad esempio, ha accolto il 19 per cento delle domande pervenute, rigettandone il 2%. Il resto delle richieste, fa sapere, sono in fase di lavorazione. Monte Paschi di Siena ha accolto tutte le richieste che sono arrivate. Banca Mediolanum il 35%. Intesa l’83%.
Unicredit, invece, ha accolto solamente l’1,6 per cento delle richieste pervenute. Ha tenuto però a precisare che “il dato sulle richieste accolte da CONSAP è stato fortemente influenzato dalle problematiche tecniche del portale CONSAP, ancora in corso di risoluzione”. Le richieste al Fondo Gasparrini, infatti, devono essere prima inserite nel sito di CONSAP, la Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici. E quasi tutte le banche interpellate nel questionario hanno segnalato la stessa problematica che, al 19 maggio, ancora persisteva.