Le richieste dei finanziamenti garantiti sotto i 30 mila euro stanno calando. Le aziende continuano a pagare i propri fornitori, sebbene con qualche eccezione tra aprile e maggio, e «le imprese sono liquide». Questo il quadro (quasi) idilliaco che emerge dalle parole di Frederik Geertman, Chief Commercial Officer di UBI Banca, audito questa mattina in Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Bicamerale che esprime soddisfazione per il lavoro fatto dall’istituto di credito. (Qui sotto il video dell’audizione)
I numeri collocano il gruppo bancario lombardo tra i più virtuosi in termini di applicazione dei decreti Liquidità e Cura Italia. Riguardo ai prestiti garantiti dal Fondo di Garanzia sotto i 30 mila euro (art. 13 del dl 23/2020), sono stati erogati ad oggi «1,2 miliardi per 60 mila finanziamenti, con passo settimanale di 30 milioni», osserva Geertman. Arrivati a picchi di 120 milioni di euro erogati a settimana durante il lockdown, ora il trend delle richieste sta però scendendo. Segno che forse il bisogno di liquidità sta diminuendo.
I finanziamenti sopra i 30 mila euro sono invece destinati a crescere. UBI Banca vede un flusso di erogazioni di 175 milioni a settimana, prevedendo di arrivare ai 3 miliardi di esposizione in autunno. Il gruppo di credito tiene però a precisare che la liquidità erogata è aumentata indipendentemente dalle misure garantite dallo Stato. Nel primo semestre 2019 gli stanziamenti di liquidità ammontavano a 2,6 miliardi; nel primo semestre del 2020, invece, si attestano a 6,2 mld. «Tolti 2,2 mld di credito garantito, ne rimangono lo stesso 4», precisa il manager di UBI.
Le moratorie sono invece le misure più riuscite sin dall’inizio della pandemia tra quelle inserite nel dl Cura Italia. I privati hanno richiesto 81 mila moratorie per 5,4 miliardi di euro, le imprese per 8,8 miliardi. Leasing e factoring ne hanno invece assorbiti 2,2. «La somma si avvicina ai 16 miliardi» calcola Geertman.
Le difficoltà che sono invece emerse dai reclami e le lamentele che il gruppo ha censito riguardano soprattutto i requisiti di accesso alle garanzie statali. «Il caso più frequente – osserva il manager – è l’azienda che ha una sofferenza verso un’altra banca e si rivolge a noi per chiede un credito garantito. Ma la legge prevede che il cliente con sofferenza a sistema non possa avere la garanzia». In questo caso il 41% dei clienti sono stati indirizzati su altre misure interne alla banca, riuscendo così a soddisfare la richiesta di liquidità.
In ogni caso, però, UBI esprime un «giudizio positivo dei decreti messi in campo». Il mix moratorie e prestiti garantiti «permette alle imprese di non sconfinare con la banca: se il credito non è revocabile allora un’esposizione non sconfina», spiega Geertman. «C’eravamo aspettati che le aziende smettessero di pagare i fornitori, questo non è avvenuto in senso patologico e la percentuale di non eseguito è andata a calare». «Le imprese sono liquide in questo momento – continua –, nella sola UBI la liquidità delle aziende è salita di un miliardo grazie ai finanziamenti che sono arrivati».
«Imprese liquide, ma a debito», osserva il senatore Andrea De Bertoldi (FdI). «Tre cose possiamo fare», risponde il manager di UBI. Allungare (le garanzie previste dai decreti), patrimonializzare e fatturare. Solo così si sarà in grado di rimettere in moto l’economia e garantire il rientro delle esposizioni sulle imprese. E come aveva riportato già Banco BPM nella scorsa audizione, anche Geertman suggerisce di diluire la scadenza delle misure del dl Cura Italia (moratorie e Fondo Gasparrini) più avanti nel tempo. Misure valide fino a settembre, ma che potrebbero ancora andare a beneficio di imprese e famiglie.
Il focus principale della relazione è stato sulla Lombardia, epicentro della tragedia avvenuta «sotto i nostri occhi» precisa Geertman. La resilienza però è stata dalla parte delle imprese lombarde, che sono riuscite a «comprare molto tempo per gestire la cosa» dichiara. Il deputato forzista Felice Maurizio D’Ettore, però, incalza l’ottimismo del manager di UBI: «Ad Arezzo non ci sono gli stessi risultati». Ma Geertman tiene subito a chiarire: «Anche ad Arezzo rispetto il 2019 il credito è aumentato». «Non ci siamo comportati diversamente», conclude.