Liste d’attesa e professione intramoenia per la sanità, Ruzzante (Leu): “facciamo come l’Emilia Romagna”

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“Combattere le liste d’attesa significa difendere la sanità pubblica e per tutti, mettendo al centro il Servizio Sanitario nazionale e i lavoratori della sanità”, queste le parole del consigliere regionale Piero Ruzzante (Liberi e Uguali) nel presentare la proposta di legge per la riduzione dei tempi d’attesa e il blocco della professione intramoenia nei casi di riscontrate e permanenti criticità. “Il blocco – spiega il consigliere Ruzzante – serve ad evitare sproporzioni macroscopiche tra il pubblico e la libera professione, con dilatamenti di tempi d’attesa che, da un sondaggio Censis del 2017, sono considerati dal 72% della popolazione il fattore principale che porta a preferire la sanità privata rispetto al pubblico”.

“Se, ad esempio – continua Ruzzante -, i tempi d’attesa media per una ecocardiografia sono di 95,4 giorni nel pubblico e di 7,1 nel privato, allora vuol dire che c’è un problema grave. E’ chiaro che con differenze simili chi può permetterselo sceglie l’intramoenia e in questo modo si scaricano sul cittadino le inefficienze del sistema, con il risultato che nel 2016 quasi 750mila veneti, pari al 15% della popolazione, hanno rinunciato a curarsi”.

“La proposta che presentiamo – prosegue il consigliere Leu – è quella già attiva con successo in Emilia Romagna dal 2015. Se in una struttura pubblica del Sistema sanitario regionale le liste di attesa sono fuori dai parametri, scatta il blocco della libera professione intramuraria. Con questo sistema, in Emilia in un anno si è passati dal 58% al 97% di prestazioni fornite entro i tempi standard. Ho depositato questo progetto dopo i fatti eclatanti denunciati dalla trasmissione Petrolio in cui si è visto come alcuni medici possano approfittare delle lunghe liste d’attesa nel pubblico per ?dirottare’ alcuni pazienti verso la libera professione e realizzare guadagni”.

“La mia proposta – conclude Ruzzante – va nella direzione tracciata dal Tribunale dei diritti del malato, secondo cui il sistema emiliano dovrebbe diventare standard nazionale. Certo è che questo intervento da solo non è sufficiente a risolvere il problema delle liste d’attesa, ma deve essere accompagnato da assunzioni, ampliamenti di orario e investimenti”.