“La promozione del bilancio regionale da parte della Corte dei Conti è un dato positivo. Sul tavolo però rimane il problema delle lunghe Liste di attesa, presente da anni, da prima del Covid e che rischia di essere amplificato visti i ritardi accumulati a causa della pandemia, che ha paralizzato gran parte dell’attività medica non urgente”.
Lo affermano Giacomo Possamai, Capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, e la vicepresidente della commissione consiliare Sanità Anna Maria Bigon, anche a nome dei colleghi Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, in ordine al “giudizio della Magistratura Contabile sulla parificazione del bilancio”.
“La Regione deve mettere mano a questo tema, su cui già nella scorsa legislatura il Partito democratico aveva più volte chiesto di intervenire – fanno presente i consiglieri Dem – Il sistema di galleggiamento pensato come soluzione tampone non ha risolto niente. L’alternativa per una visita specialistica in tempi decenti non può essere tra un ambulatorio a 50 chilometri di distanza o il ricorso al privato, ovviamente per chi può permetterselo. E oggi le migliaia di famiglie in difficoltà per la crisi economica legata al Covid o il mezzo milione di veneti che ha una pensione inferiore a mille euro al mese, è impensabile possano spendere 160-180 euro per delle visite specialistiche. Il Covid ha aggravato un problema che non si può affrontare con gli stessi strumenti pre-pandemia”.
“E su Azienda Zero – continuano Possamai e Bigon – Al di là dei chiarimenti sulla gestione accentrata delle risorse, è l’intera riforma entrata in vigore a inizio 2017 che richiede un tagliando. Sia per quanto riguarda la testa, Azienda Zero appunto, sia per l’accorpamento delle Ulss e la situazione della medicina territoriale. La riforma è stata approvata in via sperimentale, adesso è il momento di vedere come è andata. Anche perché il tema si intreccia con il PNRR che stanzia importanti risorse per riformare e rafforzare l’assistenza sanitaria territoriale con la creazione di nuove strutture e presidi”.
“A partire dalle Case della Comunità, 105 quelle previste in Veneto, che dovranno essere lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio – concludono Giacomo Possamai e Anna Maria Bigon – Dobbiamo iniziare a ragionarci da subito, anziché essere poi costretti a inseguire gli eventi”.