Sono passate solo poche ore dalla cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e non mancano però i commenti anche molto critici sulla nostra divisa.
Ora, sappiamo un po’ tutti che l’ingresso delle squadre dietro la bandiera della propria nazione è uno dei momenti più suggestivi e tra i più visti al mondo dell’intera manifestazione olimpica. Una vetrina si potrebbe dire o il red-carpet dello sport e non raramente abbiamo potuto notare come alcuni stilisti dell’abbigliamento e del fashion abbiano messo a fuoco questo momento per dar sfogo alla loro creatività e stile. Mi riferisco, ovviamente, alla divisa indossata dagli atleti italiani al momento della loro entrata. Non mi soffermo sul simbolo del tricolore sul davanti delle tute (qualcuno parla di un tricolore con un chiaro omaggio alla bandiera del Giappone, chi più sarcasticamente ad una pizza per rimanere sul sarcastico appunto), ma provo a portare l’attenzione sulla divisa in quanto tale.
Siamo il Paese della moda, riconosciuti in tutto il mondo per uno stile che fa parlare di noi senza spocchia ma con classe, ma stavolta abbiamo preferito perdere questa nuova buona occasione per dimostrare al mondo il nostro talento e la nostra capacità di guardare al mondo e il mondo con un occhio diverso e di classe. Agli europei 2020 di calcio da poco conclusisi i giocatori e lo staff della Nazionale Italiana hanno indossato una divisa di classe (anche se personalmente non mi piaceva quella degli atleti) ed abbiamo detto come ci si veste e di che stile siamo fatti. Oggi essere entrati allo Stadio Olimpico di Tokyo in tuta ci ha già fatto perdere la medaglia d’oro dello stile: perdere perché gli altri sono più bravi ci sta (soprattutto alle Olimpiadi), ma perdere perché non vogliamo nemmeno giocarcela è davvero brutta. E per il mondo della moda e dell’abbigliamento fa davvero male.
Rino Spigarolo, Consulente di Stile e Personal Shopper