Lo spyware Paragon rompe i rapporti con l’Italia, spiati giornalisti e attivisti

110
spyware Paragon

La società israeliana Paragon Solutions, produttrice dello spyware “Graphite”, ha interrotto ogni rapporto contrattuale con l’Italia a seguito della notifica da parte di WhatsApp a circa 90 giornalisti e attivisti in oltre 20 nazioni di essere stati oggetto di spionaggio. Nel caso italiano, il governo avrebbe utilizzato lo spyware per hackerare i dispositivi di giornalisti e attivisti oppositori. Il quotidiano israeliano Haaretz ha riportato che il governo italiano non ha risposto alle accuse mosse dall’azienda, che ha pertanto deciso di tagliare i rapporti con il Paese. 

Un attacco invisibile, senza interazione

La modalità di intrusione adottata da “Graphite” è particolarmente insidiosa: lo spyware si inserisce nel dispositivo dopo la ricezione di un file Pdf in un gruppo, senza che l’utente debba compiere alcuna azione. In questo modo, l’attaccante ottiene accesso completo al dispositivo, inclusi dati sensibili e comunicazioni criptate.

7 le vittime italiane, tra cui Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, giornale conosciuto nell’ultimo anno soprattutto per l’inchiesta che ha rivelato il forte retaggio fascista dell’ala giovanile del partito di Giorgia Meloni, e Luca Casarini, fondatore della ONG Mediterranea Saving Humans. Gli altri 5 nominativi non sono stati resi noti, per proteggere la loro privacy. 

Cesarini ha dichiarato che il team legale dell’ONG sta preparando un esposto per far luce sulla vicenda e individuare chi abbia ordinato l’attacco tramite lo spyware Paragon. “Vogliono intimidirci, ma noi non abbiamo nulla da nascondere. Chi ha rapporti con i torturatori, chi li riporta in Libia, chi fa morire la gente in mare forse sì, noi non abbiamo mai avuto timore di dire che lavoriamo per salvare vite umane” ha concluso Casarini.

La rottura e le reazioni istituzionali

Secondo fonti vicine alla vicenda, Paragon Solutions aveva inizialmente sospeso il contratto con l’Italia “per eccesso di cautela” al primo segnale di possibile abuso, per poi rescindere definitivamente il rapporto dopo aver accertato una violazione dei termini etici e contrattuali concordati. Il governo italiano, pur negando ogni coinvolgimento diretto nell’uso dello spyware contro giornalisti e attivisti, ha attivato l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e si è detto pronto a collaborare con il Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti (Copasir).

Parallelamente, la Commissione europea ha espresso il proprio dissenso verso qualsiasi tentativo di accesso illegale ai dati dei cittadini. Il portavoce della Commissione, Markus Lammert, ha dichiarato:

“Qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato naturalmente.”

Lammert ha inoltre ricordato l’esistenza dell’“European Media Freedom Act” che prevede garanzie specifiche per i giornalisti, in grado – se opportunamente applicate – di tutelare la libertà di stampa e la privacy in ambito digitale.

Un dilemma etico e strategico

Paragon Solutions, fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak e attualmente gestita dal fondo statunitense AE Industrial Partners, si vanta di vendere i propri strumenti esclusivamente a “democrazie globali” per la prevenzione del crimine. Tuttavia, il recente episodio solleva forti dubbi sulla trasparenza e l’eticità nell’utilizzo di tecnologie di sorveglianza che, se impiegate contro soggetti critici, possono minacciare i principi fondamentali della democrazia.

Numerose sono state le richieste di chiarimenti da parte delle opposizioni, che hanno chiesto un’informativa urgente sul caso in apertura della seduta alla Camera. A rappresentare ciascuna formazione politica sono intervenuti Marco Grimaldi (Avs), Federico Fornaro (Pd) e Marco Pellegrini (M5s).