La notizia che la FCA ha chiesto la garanzia dello Stato italiano per ottenere un prestito di 6 miliardi di euro dalle banche ha scatenato un fuoco d’artificio di prese di posizione, veramente curioso.
Da un lato Renzi e CGIL, CISL e UIL plaudono, dall’altro tutta la galassia della sinistra dura e pura e Calenda protestano, ognuno col proprio metro di giudizio… personale come quello delle distanze Covid.
Se devo dire la verità, dato che John Elkann mi ricorda il principe Filippo di Edimburgo, ovvero l’inutile soprammobile di un prestigioso ambiente nel quale è evidente che si è trovato del tutto casualmente, la prima reazione che ho avuto è di disgusto. Il fatto che la FCA voglia corrispondere agli azionisti, quindi soprattutto al medesimo Elkann ed entourage, un maxi dividendo di importo pressoché pari al prestito, fa pensare al titolo del film di Woody Allen “Prendi il malloppo e scappa“, ovvero chissà se gli capita ancora di avere una simile occasione.
Che Renzi plauda lo si dava per scontato, che lo facciano i sindacati è comprensibile, come è comprensibile che da sinistra provengano i mugugni, e che li esterni anche Calenda fa parte del personaggio.
In tutto questo casino a nessuno sembra che sia passato per la testa di chiedere cosa ne pensasse Massimo D’Alema. Almeno quello ci è stato risparmiato.