Non una vittoria ma un «punto» a favore, così inizia un articolo senza firma su VeronaSetteGiorni.it che vi proponiamo permettendoci di sintetizzarlo, sintetizzandolo ed eliminando, sulla base della nostra ormai lunga esperienza alcune imprecisioni tecniche. Il punto a favore, continua il quotidiano online, non è quello del match point, ma certamente quello del primo set. L’ordinanza del giudice Lisa Torresan del Tribunale di Venezia, sezione specializzata in materia di impresa, ha dato nuova linfa al processo civile intentato dai fratelli Davide e Cristiano Lanza di Commercio Detergenza Srl (proprietaria del marchio «Pulito è Bello») contro la Banca Popolare di Vicenza per una vicenda di operazioni baciate per un ammontare di 300mila euro.
L’istituto di credito avrebbe elargito importanti finanziamenti
L’istituto di credito avrebbe infatti elargito, nel 2013, l’importante finanziamento alla Srl in cambio dell’acquisto di azioni proprie per un valore equivalente… Gli approfondimenti hanno infatti dimostrato che a stretto giro era avvenuta la concessione del finanziamento, l’apertura di nuovi conti correnti (sempre su Bpvi) da parte dei soci di Commercio Detergenza Srl su cui era confluito il denaro appena ricevuto, e l’acquisto, tramite quelle somme, di azioni dell’istituto.
Assistiti dagli avvocati Marco Venturi e Marina Fornaro dello studio Venturi e Partners di San Bonifacio, dopo le prime traversie dell’istituto i Lanza avevano chiesto l’annullamento dell’intera operazione in quanto palesemente irregolare e vessatoria. Ma il 25 giugno del 2017 la BPVi viene messa in liquidazione coatta amministrativa e il processo viene sospeso. Così i due legali, con un atto di impulso, chiedono la riassunzione del processo chiamando in causa Banca Intesa Sanpaolo, che nel frattempo aveva rilevato sia la Popolare di Vicenza che Veneto Banca. Peraltro proprio Intesa aveva rilevato anche la riscossione del finanziamento, che i Lanza hanno continuato (e continuano tuttora) ad onorare onde incorrere in segnalazioni alla Centrale rischi della Banca d’Italia.
“Successione mortis causa”
«Il concetto alla base della nostra azione è quello della “successione mortis causa” – prova a semplificare l’avvocato Venturi – Quando viene a mancare la persona citata in giudizio la controparte può chiamare in causa gli eredi. Se la Popolare di Vicenza era “morta”, l’erede è senza dubbio Intesa». A questo punto, però, dopo l’effettiva costituzione in giudizio di Intesa, il colpo di scena lo riserva la «rediviva» Bpvi, che risorge giusto in tempo per costituirsi anch’essa «ad adiuvandum», ossia come soggetto che interviene volontariamente in un processo già iniziato per sostenere le ragioni di Intesa ed eccepire che essa non era il soggetto legittimato a rispondere. Alla base della costituzione a sorpresa il contratto sottoscritto dalle due realtà in cui la banca vicentina si impegnava ad assumersi la responsabilità di eventuali procedimenti giudiziari di questo tipo.
“Non serviranno altre indagini”
«Il cessionario risponde del debito del cedente, e quel regolamento, sottoscritto dai due istituti, ha un valore interno, non certamente verso l’esterno. Inoltre la Popolare Vicentina, in questo frangente in liquidazione coatta amministrativa, non ha capacità processuale» approfondisce (argomenta, ndr) l’avvocato Fornaro. Il 19 settembre 2018 il tribunale di Venezia pronuncia l’ordinanza che, certamente, farà scuola in casi come questi: «L’eccezione di estinzione del giudizio appare, prima facie, infondata». E fissa la nuova udienza per il 23 gennaio alle 9.30. «Attenzione: il giudice non ha detto che dovrà essere Intesa a rispondere in luogo di Bpvi, ma non ha ritenuto sussistente il difetto di legittimazione. Si tratta certamente di un buon punto, ma ora ci sarà un’udienza di trattazione. Noi auspichiamo che, con il materiale già in possesso del giudice non serviranno altre indagini o perizie e che potrà decidere in nostro favore» conclude Venturi.