Lockdown e inquinamento dell’aria in Veneto, studio Arpav: diminuzione emissioni da auto e aerei, incremento da riscaldamenti

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Smog
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Quanto ha inciso il lockdown sull’inquinamento dell’aria in Veneto? L’Arpav ha pubblicato uno studio (qui il documento) che ha utilizzato tre approcci scientifici e che sarà utilizzato nello studio nazionale Pulvirus, promosso da Istituto superiore di sanità, ENEA, Ispra e Sistema nazionale delle agenzie, e nel progetto europeo Life Prepair che valuta l’inquinamento dell’aria nel bacino padano.

La situazione generata dall’emergenza Coronavirus ha infatti rappresentato un evento unico che ha permesso di studiare gli effetti delle importanti restrizioni, applicate per motivi sanitari, sulle emissioni in atmosfera e sui livelli di inquinamento dell’aria.

Lo studio di ARPAV illustra i risultati delle valutazioni effettuate, per il territorio regionale e nel periodo dal 23 febbraio al 31 marzo 2020, utilizzando tre diversi approcci: a) l’analisi delle concentrazioni degli inquinanti (Biossido di azoto, PM10, Monossido di azoto) misurate dalle stazioni di monitoraggio dei capoluoghi di provincia; b) la stima delle variazioni delle emissioni inquinanti dei settori interessati dalle restrizioni del lockdown e c) la valutazione delle concentrazioni stimate dal sistema modellistico SPIAIR, impiegato per la valutazione integrata dell’inquinamento atmosferico. Per l’elaborazione dei dati ARPAV si è avvalsa della collaborazione del dipartimento di ingegneria dell’Università di Padova.

I risultati fanno emergere una diminuzione delle emissioni da traffico dal 30 all’80%, a seconda del periodo del lockdown, per i veicoli leggeri sulle strade urbane ed extraurbane, e un decremento dal 24 al 97% delle emissioni da aeroporti. Per contro, le emissioni da riscaldamento domestico civile non hanno subito contrazioni; si è registrato invece un lieve incremento, probabilmente per la maggiore permanenza della popolazione in casa.

Per quanto riguarda le concentrazioni degli inquinanti in aria, si sono registrate, a seconda delle province, diminuzioni variabili dal 19% al 50%, per il biossido di azoto e dal 22 al 32% per il PM10, rispetto alla media degli anni 2016-2019. In generale questa diminuzione può ricondursi sia alla riduzione delle emissioni che all’influenza delle condizioni meteorologiche occorse nel marzo 2020.


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