L’odio, la Giornata della Terra e la Marcia per il ritorno

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Quello che sta succedendo al confine tra Israele e la Striscia di Gaza è qualcosa di tremendo, il risultato di discriminazione, di diritti negati, di odio verso un popolo. L’esercito israeliano che spara contro decine di migliaia di palestinesi che si avvicinavano alla linea di confine partecipando alla “Marcia per il ritorno” ha ben poco a che fare con la giustizia e il “restare umani” (nella foto soldati Israeliani: quello di colore è un Falasha, ebreo di origine etiope di seconda generazione. Si chiamano anche Beta Israel e dichiarano di discendere da Menelik, figlio si Salomone e della regina Saba, ndr).

Ieri, con la Giornata della Terra, si ricordava l’esproprio da parte del governo israeliano di terre di proprietà araba in Galilea, il 30 marzo 1976. Le notizie che arrivano ci raccontano di almeno 16 palestinesi uccisi e di oltre 1.400 feriti. Un massacro destinato a diventare più pesante di ora in ora. La rabbia e la ribellione cresce contro l’azione brutale delle truppe israeliane che, come dichiarano alcuni portavoce dell’esercito “rispondono con mezzi di dispersione e sparando verso i principali istigatori” della “sommossa” in atto. Si risponde sparando contro una massa di manifestanti che, sempre secondo le autorità militari israeliane “bruciano gomme e lanciano sassi” contro la barriera di sicurezza e i soldati.

Chiediamoci se questo può giustificare la carneficina? Domandiamoci se quanto scrive (in arabo) il ministro della difesa Avigdor Lieberman sul suo profilo Twitter “ogni palestinese che da Gaza si avvicina alla barriera di sicurezza con Israele metterà la propria vita a rischio” possa, forse, giustificare il massacro perché “tanto vi avevamo avvisato“?

E si può, forse, far finta di niente di fronte a questa brutalità e a dichiarazioni che ricordano quelle, indifendibili, fatte dall’esercito inglese dopo la troppo dimenticata “Domenica di sangue” quando, a Derry in Irlanda del Nord nel 1972, il primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti uccidendone 13? Ricordiamo che, se quello di Derry fu un massacro che scatenò quella che può essere considerata una guerra civile in Irlanda del Nord, la carneficina in atto a Gaza è una delle tante che il popolo palestinese subisce da troppi anni in un conflitto che non si vuole risolvere riconoscendo che i palestinesi vivono in condizioni di profonda ingiustizia e oppressione.

Dare la “colpa” di quanto sta succedendo al confine della Striscia di Gaza ad Hamas e alle autorità palestinesi o considerare “terroristi” le decine di migliaia di persone che manifestano non può nascondere la verità. Non si può restare indifferenti. Siamo al fianco del popolo palestinese senza chiudere gli occhi di fronte alla totale e inequivocabile responsabilità del governo e dell’esercito israeliano.

 

VicenzaPiù, nel fare propria questa nota scritta da Giorgio Langella per Potere al Popolo! Vicenza, ha chiesto, per avere e darvi un quadro per quanto possibile completo, un articolo a Paola Farina, la propria opinionista vicentina di religione ebrea.