Riporto da una nota firmata “Per l?opposizione unita Dalla Rosa – Asproso – Colombara – Selmo – Tosetto” e pubblicata su VicenzaPiu.com: “Avevamo denunciato in campagna elettorale e nuovamente a inizio settembre lo spettro che si aggirava in città: l’accordo del “sindaco leghista” che aveva ottenuto il sostegno del partito di Salvini in cambio della tessera e del governo di Aim. Voci insistenti che speravamo non vere e su cui avevamo detto che non avremmo fatto nessuno sconto: al gruppo Aim servono amministratori competenti e capaci, non lottizzazioni partitiche che nulla hanno a che fare con lo sviluppo industriale di un patrimonio dell’intera città“.
E ancora: “Avevamo chiesto indipendenza dai partiti, competenza, dinamicità per guidare l’azienda in una fase chiave, quella delle alleanze“. Un terzo brandello: “...Aim non si svende, né dal punto di vista della proporzione delle quote né si svende il controllo strategico della governance delle diverse aree di business. Non si svende né ad AGSM né ad Ascopiave“.
Un lungo comunicato stampa dal quale si può ricavare una considerazione, ma anzitutto va ricordato chi sono i firmatari di questo esempio di memoria corta, per alcuni, e per tutti di una incapacità di superare il trauma di una sconfitta elettorale. Incapacità già fin troppo palese in altre affermazioni fatte nel recente passato. I signori che firmano questo documento sono infatti i capigruppo dei consiglieri comunali di opposizione (“Per l’opposizione unita“) a Vicenza e precisamente Otello Dalla Rosa, Raffaele Colombara, Ennio Tosetto, Giovanni Selmo e Ciro Asproso. Alcuni di questi signori hanno ricoperto incarichi nelle passate legislature ma non mi pare che fossero solo degli esperti in qualche ramo dello scibile umano, ma che avessero anche sicuramente in tasca una tessera di partito. Magari altri, non tra questi, sempre nelle due precedenti legislature, ma in più di una occasione hanno svolto incarichi in enti e istituzioni anche importanti. La differenza, casomai, tra il passato e il presente sta semplicemente che in passato tutti venivano scelti all’interno di un unico partito o comunque di un’unica area politica. In barba all’indipendenza dai partiti. Ma questo aspetto, che per i firmatari del documento pare abbia una forte incidenza nel rapporto tra società e istituzioni, non è per me, in questa particolarissima situazione, al centro del mio interesse. Questo interesse invece mi si risveglia quando leggo una frase che condivido e precisamente quando si dichiara, con forza che “…Aim non si svende, né dal punto di vista della proporzione delle quote ecc. ecc.“.
Non mi pare che alcuno di loro abbia minimamente protestato quando è stata la volta della ex Fiera di Vicenza ad essere messa sul mercato e ceduta in una proporzione, il purtroppo ignorato 81% a Rimini e 19% a Vicenza, che avrebbe dovuto allarmare coloro che detenevano, pro tempore, il controllo dell’azienda e i loro sodali. Il risultato di quella partita è noto e anche se l’attuale IEG si svilupperà ancor più di quanto sia stato programmato, cosa che presumo possibile oltre che probabile, sempre che il Paese regga, la nostra Vicenza avrà comunque perso uno dei suoi gioielli.