Lorenzo Lepore da Roma con la canzone “Finalmente a casa” (sul tema dei senzatetto) ha vinto domenica sera il Premio Amnesty International Italia nella sezione Emergenti a Rosolina Mare (Rovigo).
Il contest si è svolto nell’ambito del festival “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, evento in collaborazione con Amnesty International Italia che ospita ogni anno vari artisti, tra emergenti e affermati, che si sono contraddistinti per la loro sensibilità verso i diritti umani. L’edizione di quest’anno, la 25a, si è svolta fra il 22 e il 24 luglio.
Il Premio della critica è andato a La Scelta, anche loro da Roma, con “Ho guardato il cielo”, mentre quello della giuria popolare a CombLove da Ferrara con “Heavy Bracelets”.
Carmen Consoli premiata da Francesca Corbo di Amnesty – foto di Artax
Domenica c’era grande attesa anche per Carmen Consoli, vincitrice del Premio Amnesty International Italia nella sezione Big di quest’anno con il brano “L’uomo nero”, una canzone che parla con sarcasmo del sovranismo che porta alla violazione dei diritti umani. La cantautrice siciliana, che era già stata vincitrice nel 2010 con il brano “Mio zio” (sugli abusi sui minori), dopo la premiazione ha regalato al pubblico tre intense canzoni voce e chitarra.
La serata finale è stata una grande festa per i venticinque anni del festival e i venti anni del Premio International Italia, sezione Big. Sono infatti stati ospiti anche l’attore Miguel Gobbo Diaz, protagonista di “Nero a metà”, serie di successo di Raiuno, che ha regalato al pubblico un reading, e i Modena City Ramblers, tornati a Voci per la libertà dopo aver vinto nel 2005 il Premio Amnesty International Italia, sezione Big, con il brano “Ebano”. Alla fine la band emiliana ha chiamato sul palco tutti i finalisti per una versione corale di “Bella ciao”.
Nelle due serate precedenti si sono invece esibiti come ospiti Dolcenera, Anna Luppi, Do’Storieski e Blindur.
A completare il programma, due incontri/aperitivo tra musica e parole con Duccio Pasqua e Stefano Corradino e due mostre legate ai venticinque anni del festival e alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Media partner ufficiale del festival è Rai Radio1.
Carmen Consoli nel pomeriggio, in un incontro pubblico con il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, ha dichiarato: “‘L’uomo nero’ parla di dittatura ma non è una dittatura specifica, non è totalitarismo, non è cesarismo, è una nuova forma di dittatura. Provengo da una famiglia sana, che mi ha abituato all’idea che la diversità genera ricchezza. Mia madre veniva dal nord e si confrontava con i siciliani. Le due famiglie trovarono grandi punti in comune, da tutte due le parti c’era l’idea dell’accettazione del diverso.
Mio papà mi diceva di pensare al significato di democrazia: potere nelle mani del popolo. Io ragiono sul fatto che il dominio dell’uomo è nella conoscenza, un popolo che non fa della conoscenza elemento essenziale, nutrimento per l’anima e il cuore è destinato all’infelicità, ai governi balneari. E soffre la minaccia perenne della dittatura, come quella del mio dittatore, che è un piacione, risolve tutto urlando, perché così ottiene il consenso. Questa dittatura potrebbe anche travestirsi con la democrazia. Non è solo destra. È una deriva neofascista, un atteggiamento subumano, è il pesce grosso che mangia il pesce piccolo.
In un certo momento il problema dell’Italia per qualcuno era una nave ferma a Lampedusa. Con argomentazioni di puro populismo. C’è bisogno di parlare di altro, di ambiente, di integrazione. Altrimenti generiamo solo conflitto e conflitto.
Abbiamo bisogno di recuperare tempo, per me è qualcosa di fondamentale: tempo per approfondire, per studiare, per essere in grado di scegliere. La rivoluzione in questo paese è la cultura. Viva la cultura, che potrebbe anche diventare una risorsa economica”.
Da parte sua Noury ha detto: “Siamo arrivati all’uomo nero dopo anni di narrazioni tossiche che hanno diviso questo paese, slogan faciloni come “prima gli italiani”, teorie come quelle che i diritti ad un certo punto finiscono, l’idea folle che i diritti si meritano comportandosi ‘bene’. Queste narrazioni dovrebbero produrre un senso di allarme, invece hanno prodotto l’idea che gruppi di persone sono considerate una minaccia da altri. I campanelli d’allarme servono e questo brano lo è. Ogni volta che lo si ascolta dovremmo pensare a che società vogliamo, una società basata sui diritti, favorita da una politica di coraggio. Perché una società basata sull’odio, sull’esclusione non ha futuro, ha solo passato e il passato è l’uomo nero”.
Una tre giorni per ribadire attraverso l’arte e la musica che “Sui diritti umani non si torna indietro”. Due gli appelli di Amnesty International che accompagneranno i vari appuntamenti: quello di libertà per lo studente egiziano Patrick Zaki e la richiesta di proteggere i civili e fermare l’aggressione contro l’Ucraina. Il festival sostiene inoltre KidActions, un progetto, cofinanziato dalla Commissione europea, della durata di due anni che mira a diffondere consapevolezza su bullismo e cyberbullismo tra gli adolescenti attraverso metodi di educazione interattiva basati su dinamiche di gioco, all’interno di contesti di apprendimento formali e non.
Le serate sono state condotte dai presentatori storici del festival, Savino Zaba (Rai1 e Rai Radio1) e Carmen Formenton (Voci per la Libertà).
Michele Lionello, direttore artistico del festival, ha dichiarato: “Non posso che esprimere grande soddisfazione per questi 25 anni di musica e diritti umani a fianco di Amnesty. È stata un’edizione fantastica sotto tutti i punti di vista, con uno straordinario finale con i Modena City Ramblers e molti dei finalisti e volontari di Voci per la Libertà a cantare insieme sul palco”.
Il vincitore Lorenzo Lepore ha detto: “Vincere questo premio ha per me un valore enorme. Mi viene in mente il momento in cui al pianoforte ho scritto questa storia.
Non sempre la gente ha voglia di ascoltare le storie, specialmente quando non sono propriamente allegre e spensierate. Il pubblico di Amnesty invece è entrato profondamente in questo brano facendosi travolgere da ogni sua sfumatura. Così che la storia di un senzatetto è diventata la storia di tutti. Dalla disillusione ironica di un “buongiorno” al gelo di una notte perfida.
Mi auguro davvero che questa canzone possa diventare l’inno di un progetto che ho in mente da tempo. Un’organizzazione che restituisca la dignità a tutte quelle persone che non possiedono una casa. È un diritto inalienabile di tutti, spesso e volentieri dimenticato dalle istituzioni. Di fatti l’applauso più grande va ad “Amnesty” che ogni anno accoglie canzoni che si battono per la vita”.
In gara nella finale c’erano anche Adolfo Durante & Gabriele Morini e i Rumba de Bodas, mentre alle semifinali avevano partecipato anche Le canzoni giuste, Eliachesuona e Freakybea.
Al vincitore assoluto andrà anche un bonus offerto da Noise Symphony Music e Indieffusione e dal MEI di Faenza.
La prestigiosa e folta giuria che ha decretato i vincitori della sezione emergenti era composta, tra semifinali e finale, da: Claudio Agostoni (Radio popolare), Eugenio Alfano (Coordinamento migranti Amnesty International Italia), Eugenio Arcidiacono (Famiglia Cristiana), Ileana Bello (Direttrice Amnesty International Italia), Marco Cavalieri (Radio Elettrica), Francesca Corbo (Amnesty International Italia), Nicola Dalla Pasqua (Amnesty International Veneto), Katia Del Savio (Indiana Music Mag), Enrico Deregibus (giornalista e operatore culturale), Miguel Gobbo Diaz (attore), Chiara Gullotta (Ufficio Edu Amnesty International Italia), Aldo Foschini (La Musica nelle Aie), Michele Lionello (direttore artistico Voci per la Libertà), Ivan Malfatto (Gazzettino), Gianluca Mura (Radio41), Riccardo Noury (portavoce Amnesty International Italia), Duccio Pasqua (Rai Radio1), Francesco Pozzato (Voci per la Libertà), Adila Salah (Indieffusione/Noise Symphony), Maurizio Zannato (Radio BlueTu).
Tutti gli aggiornamenti e maggiori info sul sito: www.vociperlaliberta.it