Manca poco e la politica andrà in vacanza, persino a Vicenza. Sono passati ormai più di due mesi dalla mancata certificazione della lista comunale a 5 stelle; 70 giorni, e ancora si dibatte sul perché. Mille congetture, mille accuse, ma la richiesta di riconsiderare la decisione cadde nel vuoto, le istanze di chiarimenti sono sprofondate in un profondo nulla da cui possono sorgere solo considerazioni private. Pare che la democrazia di Casaleggio si avvalga di un manipolo di collaboratori che espletano le funzioni amministrative interne al movimento.L’arbitrio e l’incoerenza dei loro atti hanno fatto spesso pensare a costoro come ai 5 Efori di Sparta, imperscrutabili più della Pizia, o anche a 5 sfigati costretti a sovraintendere ad un lavoro enorme, ma che hanno dalla loro l’inappellabilità delle decisioni. Il peccato più grande per il sistema milanese è nutrire dubbi sui vertici del Movimento; segue la pubblica e libera espressione delle proprie perplessità.
Com’è noto l’aggiornamento statutario del M5S ha prodotto un “partito” col solo vertice (Capo politico e Garante) senza una base democratica; ciò che chiamiamo popolo pentastellato è l’insieme degli attivisti, degli iscritti alla piattaforma Rousseau. Nessun legame tra i due soggetti. Lo Statuto, che non è stato mai votato da nessuno, offre nominalmente molteplici forme di garanzie e di contrappesi, ogni organo è eletto democraticamente dall’Assemblea degli iscritti e dalle sue emanazioni. Apparentemente sembra un partito democratico. Nella sostanza non vengono indette elezioni; quando s’indicono sono fasulle: sono cioè ratifiche di decisioni prese altrove; quando non sembrano finte, in occasioni delle primarie, il sistema è inaccessibile. Nella lettera del 19 luglio del 2015 ai meetup di Fico e Di Battista è chiaro cosa è il M5S e cosa è invece organizzazione spontanea tra cittadini, come il primo si rifornisca delle energie della seconda per essere individuato. E’ sempre più chiaro che l’Assemblea è un soggetto evocabile sono telematicamente e che non ha alcun corrispondente territoriale; non ha nessun ordine del giorno costante e viene convocata secondo il capriccio di un’autorità non presente nello Statuto. Ecco come la democrazia esibita nel documento diventa totalmente invalida, un guscio al servizio di una volontà privata.
Sono pienamente d’accordo che la neonata formazione a 5 stelle non si possa permettere il lusso di affidare alla capricciosità degli umori collettivi le vere decisioni, e che l’incerto orizzonte ideale in cui si muove abbia imbarcato adesioni consistenti ma contraddittorie. Tuttavia, ciò che si racconta come democratico deve assolutamente avere un altro nome. Un partito siffatto non potrebbe funzionare nemmeno teoricamente se non avesse un’ossatura nascosta, invisibile, fatta di una trama di referenti e delatori che spesso non corrispondono nemmeno ai portavoce eletti. Un sostegno che assomiglia, con i dovuti distinguo, a “i fascisti della prima ora”, quasi un’armatura a guardia della linea e della morale pentastellata. Ecco perché non c’è stata alcuna risposta, nessuna motivazione esplicita alla mancata certificazione della lista, giacché la risposta avrebbe dovuto far menzione di un’inesistente violazione dello Statuto, avrebbe dovuto mettere a nudo la consistenza privata della proprietà del Movimento, e a casa propria, persino per essere onesti, ognuno fa come gli pare.