
L’associazione “Noi che Credevamo” è stata recentemente premiata con il Federico Caffè 2025 “per l’impegno sociale ed economico a favore della giustizia, della solidarietà e della lotta contro le disuguaglianze“.
È quanto riporta Il Giornale di Vicenza nell’edizione di oggi, venerdì 7 marzo 2025, in edicola. Il riconoscimento dell’Università di Napoli Federico II, non citata nel pezzo come se tutti lo sapessero così come l’altra premiata del settore, Adusbef, è “conferito a coloro che hanno contribuito al miglioramento delle condizioni economiche e sociali della comunità, affrontando le sfide poste dalle disparità e dall’ingiustizia“.
L’associazione lo ha meritato, ne riferisce la motivazione il quotidiano diretto oggi da Marino Smiderle, che ai tempi della fu BPVi ne seguiva personalmente le cronache, poiché “nata per tutelare i risparmiatori delle banche popolari venete“, colpite da fallimenti negli anni scorsi.

Il GdV, poi, spiega: “I premiati sono il presidente Luigi Ugone, il suo vice Mario Zambon e il segretario e avvocato Andrea Arman del coordinamento don Torta. E riporta anche una dichiarazione dello stesso Ugone: “Questo premio rappresenta un segno tangibile del valore del nostro impegno e della lotta che abbiamo intrapreso al fianco di decine di migliaia di risparmiatori“.
Salta all’occhio del lettore attento che non ci sia stata menzione del fatto che, purtroppo, Zambon e Arman siano scomparsi proprio di recente.
Mario Zambon, morto a soli 62 anni lo scorso 28 febbraio, ha ricevuto l’ultimo saluto terreno proprio oggi, venerdì 7 marzo 2025, alle 15 nella Chiesa parrocchiale Ss Trinità a Schio. La sua prematura scomparsa, tra l’altro, aveva trovato spazio tra le pagine del GdV.

Della morte di Arman, per giunta retrocesso nella nota a segretario invece che presidente del “Coordinamento” di don Torta e deceduto il 17 febbraio scorso all’età di 65 anni, oltre ai quotidiani locali, ce ne eravamo occupati, ovviamente, anche noi da queste pagine (leggi qui e qui) ricordando il suo, da alcuni contestato, impegno nella lotta per i diritti dei risparmiatori traditi dalle Banche.
Cosa dire se non tristemente che, se negli anni che hanno preceduto il crac delle due banche venete e, soprattutto, di quella della vicinissima e “ben frequentata” Banca Popolare di Vicenza il foglio confindustriale ben poco si era occupato dei sintomi evidenti della morte finanziaria e psicologica che stava per piombare sui possessori delle sue azioni (e oggi il collega Marino partecipa alle lezioni con fondi comunali agli studenti sul giornalismo d’inchiesta…), c’è poco da meravigliarsi che oggi si dimentichi di quella biologica di due dei tre premiati col Federico Caffè 2025 per la loro lotta per un minimo di giustizia per i risparmiatori e i correntisti che avevano investito i loro denari in quelle azioni.