Le statistiche valgono poco, è vero, visto che ogni partita fa storia a sé ma quelle dell’LR Vicenza evidenziano alcune situazioni anomale. C’è, intanto, la particolarità che i biancorossi hanno segnato esattamente tre quarti dei propri gol (9 su 12) nei secondi tempi. Ancora più singolare è che dieci reti (della dozzina totale) siano state messe a segno in due sole partite, sei in quella con la Pro Sesto e quattro in quella con il Lecco.
E che dire del fatto che, su sette gol incassati, ben cinque siano entrati nella porta vicentina nel corso dei primi 45’? E che sei di questi siano stati subiti fuori casa? E, infine, come si spiega che la squadra allenata da Francesco Baldini abbia vinto con risultati pesanti solo le due partite giocate al Menti mentre non ha ancora ottenuto i tre punti in trasferta, dove, anzi, ha raccolto due sconfitte e un pareggio? Ed infatti come rendimento casalingo l’LR Vicenza è fra le migliori del girone (e sarebbe percentualmente la migliore) mentre, per quello in trasferta, è solo diciassettesima nel ranking.
Tutti questi dati in qualche modo fotografano la situazione di una squadra squilibrata, non solo tatticamente ma anche per la incapacità di gestire in modo omogeneo le partite. Sono troppo diversi i rendimenti in casa e fuori e da un tempo all’altro per consentire una continuità di risultati. Una squadra che ha come obbiettivo la vittoria del campionato deve procedere in modo lineare, non può permettersi alti e bassi, non passa dalle goleade alle prestazioni stentate.
È solo colpa di Baldini?
La responsabilità di questo andazzo schizofrenico dell’Lr Vicenza è da attribuire solo in parte all’allenatore. Baldini ha, è vero, la paternità di un modulo che, non essendosi realizzato che occasionalmente, è diventato velleitario e controproducente. Ed è anche un suo demerito se quella identità agonistica, che è alla base della sua idea di squadra, finora si sia vista ben poco in campo. E si devono aggiungere, a suo carico, certe scelte inadeguate di giocatori, l’insistenza in un turn over “a prescindere” e alcuni cambi in corso di gara rivelatisi inutili.
Qualche responsabilità va assegnata, però, anche al ds Balzaretti, che è cofirmatario con l’allenatore del progetto tecnico-tattico e, in proprio, ha realizzato un calciomercato che ha portato sì a Vicenza una mezza squadra adeguata ai primi posti ma ha, nel contempo, trascurato di rinforzare la difesa. Tant’è che, dopo cinque giornate, non si sa ancora chi è il portiere titolare e nemmeno quali sono i tre centrali difensivi.
Al ds sarebbe anche giusto chiedere perché sia stato ceduto alla Feralpi Salò il portierino Pizzignacco, prematuramente scartato l’anno scorso (proprio da Balzaretti) a Vicenza e che è, con il collega del Pordenone, il portiere meno battuto del girone. Non è stato proprio un affare rinforzare una diretta avversaria per la promozione.
E i giocatori sono totalmente non responsabili? Ovviamente no. I limiti di alcuni erano noti anche ai non addetti ai lavori e ci sono buone probabilità che, da altri, ci si aspettasse un apporto superiore e, magari, anche l’adattabilità a un gioco che richiede un forte impegno atletico unito a qualità che, almeno in giocatori di Serie C, è ben raro trovare.
È anche vero, però, che la squadra non ha finora fatto vedere la personalità e l’agonismo che, secondo Baldini, sarebbero dovuti derivare dall’orgoglio dei giocatori di giocare nel Vicenza e da un attaccamento alla maglia (vecchio valore in cui ormai credono solo i tifosi) che, per altro, andava creato ex novo in una rosa in massima parte nuova.
E come si spiega, poi, che pare che in allenamento questi giocatori siano le “furie biancorosse” mentre in campionato si rivelano molto meno arrembanti? È una questione di personalità? È un problema di mancanza di un leader? È colpa delle metodologie di allenamento? Un’altra spiegazione è che, forse, c’è qualcosa che non funziona in spogliatoio, non c’è stata fusione fra nuovi e vecchi, il “sacro furore” sembra che si fermi nel tunnel.
A caccia di vittorie
C’è, ovviamente, tutto il tempo per rimediare ma non si può aspettare la sessione di gennaio del mercato, bisogna dare subito un cambio di ritmo. Nel prossimo mese l’LR Vicenza ha il favore del calendario che gli mette a disposizione cinque partite in casa e due in trasferta. Le avversarie sono, in parte e almeno sulla carta, alla portata ed è, quindi, proprio nei prossimi trentacinque giorni che la squadra si deve riappropriare del ruolo di candidata numero 1 alla vittoria del campionato.
Il modo è uno solo, vincere. Non importa come: segnando tanti o pochi gol, chiudendosi – se servisse – senza tante velleità di spettacolo, giocando con umiltà e concentrazione anche contro avversari senza pedigree e senza grandi nomi. I punti servono, subito per tornare in cima alla classifica e, poi, per restare nelle prime posizioni perché si sa che la vittoria di questo campionato arriverà da una sorta di torneo avulso che coinvolge quattro o cinque squadre.
Si diano tutti una mossa, insomma, sulle poltrone della società e sulle panche dello spogliatoio per cambiare l’inerzia a questo brutto inizio di campionato che, a Novara, ci ha dato una squadra che assomigliava tanto a quella dell’anno scorso.