Arriva il secondo licenziamento in cinque giorni in casa LR Vicenza: dopo il direttore generale Paolo Bedin, sostituito giovedì scorso da Rinaldo Sagramola, lascia il club l’allenatore Francesco Baldini (questo il comunicato della società). Già da tempo in discussione e sgradito ai tifosi, il tecnico ha pagato la sconfitta in casa con la Feralpi Salò, la seconda consecutiva in una settimana. A Baldini è imputata anche la mancanza di rendimento della squadra, attualmente all’undicesimo posto della classifica con un distacco di sei punti dalle due capolista Pordenone e Renate.
Per l’LR Vicenza potrebbe ora arrivare anche un terzo licenziamento, quello del d.s. Federico Balzaretti che sarebbe corresponsabile con l’allenatore del fallimento del progetto tecnico impostato a quattro mani dopo la retrocessione in Serie C. È stato Balzaretti a portare a Vicenza Baldini al posto di Christian Brocchi per cercare la salvezza in extremis dopo un campionato disastroso. Il tecnico toscano però non è riuscito a centrare il difficile obbiettivo ma, ciò non ostante, è stato confermato alla guida della prima squadra con il mandato di puntare all’immediato ritorno in Serie B.
Gli errori di Baldini
Francesco Baldini ha commesso un errore iniziale di presunzione impostando un progetto tecnico-tattico troppo ambizioso e non adatto alla serie C. Il modulo era quello dei top team di Champions League, molto offensivo e basato sulla occupazione degli spazi in campo, sulla aggressività, sulla corsa. Per realizzare il gioco voluto da Baldini servono fior di giocatori, non solo di grande qualità ma anche atleticamente dotati e, inoltre, formati a questo tipo di agonismo, ma nel calciomercato estivo non ne sono arrivati e quelli rimasti non erano adatti. Quindi il progetto è inevitabilmente fallito, anche perchè la difesa a tre non funzionava e, poi, quando è stata impostata a quattro è risultato evidente che mancavano terzini esterni al livello richiesto.
Un altro errore di Baldini è stata la un po’ ingenua pretesa di avere a disposizione giocatori che sentissero l’onore di giocare a Vicenza e si battessero per la maglia. Gente così, nel calcio di oggi, ce n’è proprio poca ed è strano che l’allenatore, che è stato prima un giocatore, non sia sintonizzato con la realtà di giocatori che cambiano con frequenza squadra, che tengono più in conto gli aspetti contrattuali, che sono guidati nella carriera dai procuratori. Una pia illusione, insomma, quella di aver a disposizione undici Savoini e di poter contare sull’arma in più del senso di appartenenza.
Al tecnico, infine, non si può non addebitare la incertezza tecnico-tattica e la confusione in cui è caduto fin dal precampionato, dapprima non riuscendo a concretizzare il suo progetto e, in seguito, essendo costretto a cambiare modulo davanti all’evidenza della inadeguatezza del 3-5-2. E non si può non imputargli la incapacità di impostare una formazione-tipo ricorrendo, invece, a un turn over continuo anche se non necessitato, nella convinzione, più volte espressa, che tutti i suoi uomini fossero all’altezza di giocare da titolari.
Il risultato di questi errori è stato quello di creare una squadra amorfa, senza identità e personalità, inadeguata al livello modesto del campionato e al ruolo che le era stato imprudentemente assegnato. Una squadra che non ha mai giocato come il tecnico avrebbe voluto, che ha rimediato figuracce contro avversari ben più modesti, che non ha mai acquisito il rango e la autorevolezza di un team che dovrebbe vincere il campionato.
Le corresponsabilità della società
Certo, da questo nuovo ribaltone la società non esce bene. Dopo un campionato tragicomico come quello precedente, in cui è riuscita ad assommare una serie inconsueta di decisioni sbagliate, dopo aver insistito ancora e sempre nel ricorrere solo ai cambi di allenatore e direttore sportivo come soluzione dei problemi, dopo aver trascurato la pianificazione e dopo aver scelto figure professionalmente non sempre esperte e titolate, ha pure rotto con la tifoseria ricorrendo a confronti ed espressioni sopra le righe.
I tifosi vicentini, la cui fiducia nel padrone di turno della loro squadra ormai rasenta l’autolesionismo, pur dopo una retrocessione ignominiosa sono corsi a sottoscrivere 5.500 abbonamenti nella speranza di vivere una stagione da protagonisti seppure al terzo livello del calcio nazionale. La società ha ricambiato con un calciomercato a metà, in cui è stata rinforzata la squadra dalla cintola in su facendo passare il messaggio che, così, il Vicenza avrebbe vinto segnando un gol più degli avversari. I tifosi ci hanno creduto senza prendere le opportune precauzioni e, ora, la delusione è enorme e profonda.
L’inserimento nell’organigramma dell’LR Vicenza di un amministratore delegato come Rinaldo Sagramola è, forse e finalmente, una scelta giusta della società che si affida a un professionista forse non eccelso ma sicuramente esperto e che può vantare qualche successo in carriera. Vedremo se riuscirà a fare davvero l’amministratore delegato e a ricostruire una società che non riesce proprio a risollevarsi dopo vent’anni di decadenza.