LR Vicenza-Feralpi Salò sarebbe stato meglio giocarla in un momento diverso. Viene, invece, a coincidere con una contingenza difficile sotto vari aspetti: la sconfitta con la Pro Vercelli ha messo a nudo definitivamente i limiti della squadra e rimandato, intanto, la possibilità di attestarsi fra le prime e, nel prosieguo, l’obbiettivo promozione; i tifosi sono sul piede di guerra e hanno per la prima volta evidenziato la loro insoddisfazione sia con il famoso striscione che reclamava il licenziamento di Baldini e Balzaretti sia con lo sciopero del tifo in occasione della partita di Coppa Italia con l’Arzignano; a metà settimana, infine, c’è stato l’inatteso licenziamento del direttore generale Paolo Bedin e la sua concomitante sostituzione con Rinaldo Sagramola a cui è stata conferita anche la carica di amministratore delegato che, in precedenza, non era nell’organigramma.
La coincidenza di tutte queste situazioni alla vigilia del match con la squadra lombarda, che è già di per sé ad alto rischio in considerazione del rango dell’avversaria, situazioni – sia chiaro – in parte contingenti in parte volute, ha creato un contesto di tensione diffusa e di distrazione nella fase di preparazione della partita, in cui invece la concentrazione dovrebbe essere massima, a maggior ragione in questa occasione. È inevitabile, infatti, che i giocatori e lo stesso allenatore non possono restare estranei a quanto sta accadendo intorno alla squadra.
Perché è stato licenziato Bedin?
La motivazione ufficiale non è stata fornita dall’LR Vicenza. Il presidente Stefano Rosso si è limitato a parlare di una necessità di inserire in cda un amministratore delegato e di un progetto in tal senso non recente ma che risale nel tempo e ha trovato solo ora la possibilità di realizzarsi. Ha anche detto che la fiducia in Bedin non è mai venuta meno, che spera di riaverlo in società in altre mansioni, che è immutata la stima nei suoi confronti. Però lo ha licenziato. Anche se un a.d. e un d.g. potrebbero coesistere in una azienda e, quindi, ci sarebbe stato posto sia per Bedin che per Sagramola.
Paolo Bedin era un direttore generale, un dirigente, cioè, che si occupava di gestione aziendale: organizzazione, personale, bilanci, strutture, relazioni istituzionali e con i tifosi, progetti non sportivi erano alcuni campi della sua competenza. Non ne aveva, invece, nell’area tecnica e non aveva, quindi, voce in capitolo su calciomercato, giocatori, allenatore, settore giovanile, che erano prerogativa di altri direttori.
Questa puntualizzazione elimina la possibilità di un collegamento fra Bedin e gli insuccessi passati e recenti dell’area sportiva, che sono invece da ascrivere, prima di tutti, a Balzaretti e a Vallone, i direttori dell’area e responsabili delle scelte tecniche (allenatore, giocatori, modulo). Bedin nel suo curriculum professionale non ha mai avuto responsabilità tecniche perché nel Vicenza Calcio si era occupato prima di comunicazione e, poi, di gestione e, nella Lega di Serie B, era il direttore generale.
Il licenziamento del dirigente vicentino da parte dell’LR Vicenza deve trovare, quindi, un perchè nelle sue competenze e, qui, diventa difficile capire. Perché il suo operato non aveva la stessa pubblicità di quello dei suoi colleghi dell’area tecnica e non c’è altra possibilità che proporre qualche ipotesi. La prima è che ci sia stata una rottura con la proprietà su temi gestionali, come quelli finanziari, strutturali e delle relazioni. Ai Rosso potrebbe non essere andato bene, ad esempio, il progressivo deterioramento dei rapporti con la Curva Sud e con il Centro Coordinamento oppure l’impasse nel progetto stadio, che è fermo da quattro anni. Oppure non aver gradito il suo comportamento nella partita con il Mantova e la conseguente squalifica, segno comunque di una tensione inconsueta nel sempre misurato d.g.
Dall’esterno è, però, difficile individuare errori e responsabilità dell’ex d.g. Probabilmente Bedin è stato via via emarginato da padre e figlio Rosso, sempre personalmente in prima linea, e relegato ad apparizioni di mera rappresentanza societaria in situazioni marginali. Anche lui, forse, non ha brillato molto in simpatia ed empatia atteggiandosi a top manager in una città come Vicenza dove piaci se sei alla mano. Magari ha anche sbagliato nel non prendere mai posizione sui temi sportivi, certo rispettando le competenze ma dando, nel contempo, l’impressione di voler starne fuori. In ogni caso, non gli si possono attribuire certi errori o certi obbiettivi mancati.
Perché inserire in società un amministratore delegato?
L’amministratore delegato di un’azienda è il numero 2 dopo il proprietario. Il suo compito è quello di proporre un business plan al cda, da cui riceve una serie più o meno ampia di deleghe per realizzare gli obbiettivi. In una società professionistica possono convivere più a.d., come, ad esempio, nell’Inter in cui ce n’è uno con delega sportiva (Marotta) e uno con quella gestionale (Ausilio).
Nell’LR Vicenza Sagramola sarà a.d. unico e, quindi, la sua competenza si estenderà anche all’area tecnica. Qui è il cambiamento più rilevante: il direttore sportivo (Balzaretti) e quello tecnico (Vallone) risponderanno del loro operato a lui e non più alla proprietà e Sagramola potrà mettere il naso nelle scelte tecniche. Sicuramente avrà anche la delega alle relazioni esterne (media, istituzioni, tifosi), sollevando i Rosso dall’ormai sgradito onere di dare risposte e subire critiche. Sarà quindi un plenipotenziario all’interno della società e, come ha detto Stefano Rosso, un “cuscinetto” fra la proprietà e Vicenza.
Sagramola è un dirigente sportivo di lungo corso con apprezzabili risultati in carriera e il compito che gli è stato assegnato (riportare la squadra di Vicenza in Serie A) può trovare in lui un capace ed esperto realizzatore. Nell’immediato non ci si possono aspettare miracoli e l’unica mossa che potrebbe fare, nel caso le cose in campo continuassero a non andar bene, sarebbe quella di sostituire la coppia Balzaretti-Baldini, di cui evidentemente i Rosso non vorrebbero assumersi la paternità facendosi tacciare dell’ennesimo insuccesso.