LR Vicenza, le quattro sconfitte che drammatizzano la crisi. Gianni Poggi: la caduta degli dei, Mimmo Di Carlo e Renzo Rosso contestati

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Renzo Rosso e Mimmo Di Carlo, tutti in... diesel
Renzo Rosso e Mimmo Di Carlo, tutti in... diesel
Gianni Poggi
Gianni Poggi

Le quattro sconfitte consecutive del Vicenza portano a galla numerosi scenari, in parte del tutto inediti. C’è, prima di tutto, quello tecnico: la squadra merita la maglia nera e i lievi sintomi di ripresa appalesati contro il Pisa non devono essere sopravvalutati. Quando si perde in casa per 3-1, c’è poco da dire. Questa crisi ha reso evidenti a tutti, perfino ai tifosi dalla fede a prescindere, che, se non ci sono giocatori all’altezza e in grado di coprire i ruoli, è illusorio coltivare ambizioni e sbandierare obbiettivi che non sono alla portata.

Dall’anno scorso questa squadra soffre e paga per un equivoco tattico: pratica un modulo con un centrocampo a rombo, ma non ci sono giocatori di ruolo per i vertici superiore e inferiore di questo rombo, per essere chiari: il trequartista e il regista. Nemmeno il calciomercato 2021-2022 ha portato in biancorosso due centrocampisti con le caratteristiche tipiche per dirigere e rifinire il gioco. E vedremo se Taugourdeau, quando sarà in condizione, riuscirà davvero a essere il playmaker che serve. Visti i precedenti della sua carriera c’è da augurarsi che non sia invece l’ennesimo adattamento.

Federico Proia ha segnato il gol del Vicenza nella partita persa con il Pisa (fonte: LR Vicenza official website)
Federico Proia ha segnato il gol del Vicenza nella partita persa con il Pisa (fonte: LR Vicenza official website)

Infatti, finora, nel ruolo di regista sono stati provati quasi tutti i centrocampisti a disposizione, ma erano mediani o mezzali e non centrali. Lo stesso vale per il trequartista: non c’era e non c’è nella rosa e gli esperimenti di conversione nel ruolo di esterni come Giacomelli e Delmonte o, da ultimo, di una mezzala offensiva come Proia sono stati dei fallimenti. Se, come ormai vedono tutti, la squadra non ha un gioco a centrocampo, dipende da questa incomprensibile scelta tattica che non può che essere attribuita all’allenatore. Dopo un anno, non si può continuare con questo equivoco in mezzo al campo.
Un altro scenario, finora rimasto sfumato e acclarato solo ora, è quella che potremmo un po’ melodrammaticamente chiamare “la caduta degli dei”. Che sarebbero Mimmo Di Carlo e Renzo Rosso, la fiducia e la gratitudine verso i quali sono andate repentinamente a picco.
La tifoseria sembra aver improvvisamente scoperto che i trascorsi biancorossi dell’allenatore-bandiera non sono sufficienti ad accettare aprioristicamente i suoi errori e i suoi limiti. Di Carlo poi, con le sue conferenze stampa surreali, ha dato un bel contributo a sfilacciare il rapporto con i supporter, che (ci hanno messo un po’, a dire il vero) si sono sentiti presi in giro da certe affermazioni pre e post gara del tecnico.
L’altra divinità che sembra essersi giocate credibilità e riconoscenza dei tifosi è Renzo Rosso, l’uomo che incarna nei fatti il ruolo di presidente della società pur non essendosene mai accollato (e non si è mai capito perché) il titolo.
L’orientamento del popolo biancorosso è stato per tre anni molto favorevole e disponibile verso Mister Diesel, a cui sono stati perdonati la rinuncia alla matricola federale del vero Vicenza, l’appropriarsi a costo zero di un blasone e di una storia che non gli spetterebbero, il pastrocchio dell’inserimento nella denominazione sociale di quel ridicolo “LR” per surrogare un evocativo “Lanerossi” che non può usare.
La gratitudine della tifoseria per aver portato in città, dopo il fallimento del Vicenza, una società e una squadra professionistica ha fatto mandar giù tutto, anche i piani quinquennali mai concretizzati, il nuovo Menti rinviato anno dopo anno, le promesse di utopici piazzamenti in classifica e di ruoli in campionato.
Da un momento all’altro è sparito tutto. È come se, all’improvviso, i tifosi avessero riacquistato la vista e ora vedessero qual è la realtà dell’approccio di RR al calcio vicentino, ben diverso dalle loro aspettative. Non c’è nulla di male, sia chiaro, in quello che ha finora fatto Rosso ma va visto nella giusta luce: un investimento a basso costo nel calcio, che gli ha permesso di acquisire una piazza prestigiosa e un pubblico fidelizzato, che è anche un ottimo cliente in grado di assicurare ricavi non marginali alla società.
La distonia è nata quando la linea gestionale del club è stata improntata al contenimento dei costi e degli investimenti. Scelta legittima, soprattutto dopo che la pandemia ha drammaticamente decurtato i ricavi del calcio.

Bisogna capire che il Vicenza per RR è probabilmente (avverbio che usiamo per “delicatezza”) solo una delle società controllate dalla sua holding OTB e rientra in un contesto economico-finanziario ben più ampio. Faglielo capire, però, questo ragionamento ai tifosi, che si aspettano ben altro dal proprietario della società e cioè soldi a prescindere. E, a proposito di queste aspettative, qualche colpa ce l’ha la società che è mancata in chiarezza, che ha esagerato nel marketing (più adatto a un top club che a una piccola realtà di provincia), che ha comunicato poco e male.
Brutalmente risvegliata dalla crisi di inizio stagione, la tifoseria ha reagito male, forse anche oltre misura, collegando tante cose: le campagne acquisti sparagnine basate su prestiti, svincolati, veterani a fine corsa e giovani che sono scommesse; i silenzi della proprietà interrotti da dichiarazioni intempestive o inopportune; la delusione per le promesse non mantenute; il ruolo tutt’altro che da protagonista di un Vicenza ormai da decenni lontano e diverso dalla sua storia.
Forse tutto questo servirà a riportare equilibrio. Non è un paradosso, anzi. È servito, infatti, a fare chiarezza e ora gli equivoci sono finiti, ridimensionando impegni, ruoli e aspettative, riportando tutti con i piedi per terra.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.