Com’è inevitabile per tutte le squadre di qualità inferiore che decidono di giocare alla pari con l’LR Vicenza, anche il Mantova ha pagato dazio per la sua pretesa di affrontare senza difensivismo e opportunismo una squadra di rango superiore. Così facendo ha favorito il successo dei biancorossi che hanno avuto agio di far prevalere le qualità tecniche di alcuni giocatori e, in qualche fase della partita, anche un gioco di squadra finalmente più organizzato e veloce.
All’LR Vicenza è bastato un tempo, anzi la seconda metà del primo, per vincere il match anche se una ripresa tutta o quasi lasciata agli avversari ha messo a rischio il vantaggio conquistato nei primi 45 minuti. Perché la squadra di Baldini non riesce a reggere per l’intera partita? Ormai l’andazzo si ripete dall’inizio del campionato e non c’è differenza fra casa e trasferta. Più spesso i biancorossi regalano agli avversari il primo tempo e ne pagano le conseguenze perché passano in svantaggio e sono costretti a inseguire per il resto della partita. Con il Mantova è successo il contrario: sono andati a regime dopo una ventina di minuti, hanno segnato due gol e rischiato di fare il terzo e, al rientro in campo, sono sembrati la brutta copia rispetto alla prima metà di gara: passivi, lenti, smagliati.
C’è una spiegazione a questa schizofrenica alternanza di rendimento all’interno della stessa partita? Anche se l’argomento è tecnico e meriterebbe un adeguato approfondimento, l’allenatore non ne parla mai (a proposito: che fine ha fatto il prima loquacissimo Balzaretti? È in silenzio stampa?). Eppure, è stato un fattore determinante in molte partite e non si è ancora riusciti a eliminare il problema.
Dipende dalla impostazione della gara e quindi da una scelta dell’allenatore? Oppure dall’atteggiamento in campo degli avversari? O, magari, da una preparazione atletica impostata su un percorso di crescita della condizione a medio-lungo termine? Forse il problema sta nella testa dei giocatori? Una spiegazione va data e una soluzione va trovata perché non si può continuare il campionato giocando bene mezza partita e contare di arrivare a primeggiare con questa resa a part time.
Un campionato mediocre e senza una squadra leader
Il campionato è arrivato alla nona giornata e un quarto del calendario, quindi, è già nelle statistiche stagionali. Un primo bilancio denuncia una qualità complessiva, nelle venti contendenti del Girone A, assai modesta e destinata a peggiorare con i campi invernali e con le esigenze di classifica che scoraggeranno il bel gioco (si fa per dire) a favore di un utilitaristico safety first.
Un’altra conclusione indica che la squadra leader per ora non c’è. Si era partiti con un lotto di conclamate pretendenti al primato, pronosticandole protagoniste di un torneo avulso all’interno del campionato e con un vallo in classifica dal resto della compagnia, e, invece, tutte le presunte prime attrici sono state finora solo delle comprimarie che hanno steccato più volte e lasciato, così facendo, spazio a quelle che avrebbero dovuto avere un ruolo di comparse.
Basta confrontare la classifica di oggi con quella di un anno fa: il Padova era in testa con 5 punti in più (22 contro 17), la Feralpi ne aveva fatto uno solo in meno di quest’anno ma era terza, il Renate (attuale capoclassifica a quota 18) ha un solo punto in più, proprio come il Lecco oggi al secondo posto. Clamorosi, poi, i tonfi di Triestina e Trento, con l’Alabarda (quotata fra i top team del girone) con 5 punti in meno e i tridentini (possibili outsider) in scia con -4.
Le prime dieci dello scorso campionato avevano assommato, dopo un quarto di campionato, 161 punti, quest’anno 158. La differenza è minima e conferma che la mancanza oggi di squadre leader (nella scorsa stagione erano Padova e Sudtirol) porta a galla team di minore caratura (come Renate e Lecco), a cui basta mantenersi ai livelli di rendimento della stagione scorsa per attestarsi fra le prime.
C’è anche l’anomalia, in questo campionato, del ruolo assunto dalle neopromosse. Arzignano, Sangiuliano e Novara stanno comportandosi da veterane e non sono penalizzate dal cambio di categoria. Al contrario, le due retrocesse LR Vicenza e Pordenone non hanno finora recitato il ruolo consueto che spetta a chi scende dalla B (con tanto di paracadute) e traccheggiano in posizioni di classifica inferiori alle attese e interlocutorie circa il loro futuro.
Che fine ha fatto Tommaso Mancini?
Il giovane centravanti Tommaso Mancini, diciott’anni e colpo di mercato stagionale dell’LR Vicenza, che lo ha ceduto alla Juventus per un corrispettivo di due milioni, è scomparso dalla scena del calcio professionistico. La società bianconera lo ha inserito nella squadra Primavera, con cui ha giocato sette partite (377 minuti in campo) e segnato due gol. È stato meno utilizzato nella formazione che partecipa alla Youth League: quattro presenze e un gol ma un minutaggio di solo 97 minuti. Le scelte sul ragazzo da parte dei tecnici juventini indicano che Mancini abbia bisogno di una maturazione più lenta del previsto prima di arrivare a giocarsela fra i Pro.