Quella con il Novara ha già il valore di partita-cardine per l’LR Vicenza. Non solo perché il distacco di cinque punti dalle prime della classifica (pur tenuto conto che, nel recupero con la Juventus Next Gen, sarebbe possibile ridurre in parte il distacco) non è in linea con il ruolo da protagonista assegnato alla squadra biancorossa, ma anche, e forse soprattutto, perché è il momento in cui bisogna dare una identità definitiva al gioco e al rendimento.
Il primo mese di campionato è alle spalle e l’LR Vicenza non ha ancora presentato le proprie credenziali alle concorrenti del Girone. Non c’è stata, infatti, omogeneità nelle quattro gare giocate dai biancorossi, in cui si è vista alternanza di rendimento in casa e in trasferta, in cui si è assistito a primi tempi scialbi e ai limiti dell’insufficienza seguiti da riprese esplosive, in cui il progetto tecnico-agonistico impostato da Baldini e da Balzaretti si può dire che sia risultato solo abbozzato.
Il Vicenza, si è detto, è ancora un’incompiuta, una ipotesi da dimostrare, una prospettiva ancora in attesa di concretizzarsi. Altre squadre sono partite meglio, a partire dalle capolista Padova e Feralpi ma anche il Pordenone e la rivelazione Novara, e la classifica espone già le nuove gerarchie del Girone, per quanto precarie e premature potrebbero rivelarsi.
Per l’LR Vicenza c’è ancora, beninteso, tutto il margine per recuperare un ruolo di vertice ma il tempo di esperimenti, incertezze, discontinuità è ormai esaurito e, nel calendario di ottobre con molti appuntamenti e, in ogni caso, già a cominciare dalla trasferta a Novara si deve delineare la identità di una squadra pronosticata come favorita alla vittoria del campionato.
Quale Vicenza per il salto di qualità?
All’inizio della stagione il Vicenza era stato presentato come squadra improntata a una forte identità, dal gioco spettacolare e dominante, con grande propensione offensiva e dalla marcata aggressività. Ecco: proprio questo dev’essere il Lane prossimo futuro.
Il profilo voluto da chi lo ha costruito nel calciomeracato e in campo è tipico di una squadra che impone la propria personalità e la propria qualità tecnica e tattica contro qualunque avversario. Una squadra, cioè, che ha sempre in pugno la partita, che piega gli avversari al proprio gioco e impedisce quello altrui, che impone la propria superiorità e il proprio rango con un passo diverso e con un atteggiamento da prima della classe.
Per realizzare questo profilo, si è scelto un modulo molto offensivo e praticato da top team di rango continentale. È stata una scelta innovativa e coerente con le ambizioni, anche se certo non facile da realizzare perché necessita di una gran rosa e di un gran carattere.
Le risposte del campo, però, non sono sempre state a livello delle aspettative. Anzi. In quattro partite (sette, se si aggiungono le tre amichevoli precampionato con pari categoria) quel livello di rendimento si è visto in appena due tempi di altrettante gare. Pochino per accreditarsi come ammazza campionato.
Il salto di qualità può darlo una squadra più equilibrata nei reparti, nel rendimento casa-trasferta, nella continuità. Che si scelga, finalmente, il portiere titolare. Che si decida, una buona volta, la triade dei centrali difensivi. Che si assesti anche quella dei centrocampisti se i titolari saranno Cavion, Ronaldo e Scarsella (come sarebbe logico). Che si metta a fuoco la coppia degli esterni e, soprattutto, le alternative a Dalmonte e Greco (se saranno questi due i primi prescelti) perché mica si può pretendere troppo da loro. Che si disegni una definitiva prima linea visto che schierare insieme Ferrari, Rolfini e Stoppa non è sembrata la formula più efficace e che i secondi due non sembrano molto compatibili.
Il futuro è nelle mani (e nei piedi) di Ronaldo?
Il futuro dipenderà molto dall’inserimento di Ronaldo, il regista talmente voluto che si è accettato il rischio di non disporne per ben quattro partite a causa della squalifica nel campionato precedente. Sarà lui l’elemento di equilibrio in una squadra che è stata finora una double face, troppo o troppo poco, senza vie di mezzo? Sarà lui il perno di un trio di interni che dovrà essere fondamentale supporto della costruzione del gioco e, nel contempo, insostituibile filtro a protezione di una difesa finora esposta (anche per la poca velocità dei giocatori) alle ripartenze? Sarà Ronaldo Pompeu Da Silva, giocatore esperto e carismatico, a trasmettere ai compagni quella autorevolezza e agli avversari quel timore che spetterebbe a una squadra del rango come aspira essere l’Lr Vicenza?
La riposta a queste domande dev’essere sempre un sì. La dipendenza da questo giocatore può risultare determinante. Con il rischio che, se Ronaldo non rispondesse alle aspettative, Baldini e Balzaretti potrebbero ben dire: “Houston, abbiamo un problema” (copyright Apollo 13). Perché si è ben visto che le pedine di rincalzo a disposizione (Jimenez e Cataldi) non sono assolutamente all’altezza del trentaduenne play maker italo-brasiliano, sia per età che per doti che per autorevolezza.
E un altro campionato senza regista non è proprio il caso…