La sconfitta dell’LR Vicenza con il Novara, per quanto rimediabile e certo non conclusiva, impone di fare il punto della situazione partendo dall’inizio di questa stagione per vedere le cose in un’ottica di medio-lungo termine anziché legata alla contingenza.
Dopo l’atroce retrocessione dalla Serie B, la società fece due cose: confermò tutti i dirigenti e rinnovò il contratto all’allenatore Francesco Baldini. Mantenere al loro posto i dirigenti significava considerarli incolpevoli del ritorno in C e approvare il loro operato non ostante i risultati negativi. Il prolungamento dell’incarico dell’allenatore, che pure non era riuscito a assicurare la salvezza, era gradito ai tifosi e aveva il valore di apprezzamento delle sue idee e delle sue capacità.
La rosa migliore del girone ma solo da centrocampo in su
Il Calciomercato fu affidato al direttore sportivo Federico Balzaretti che operò per concretizzare con i giocatori adatti il progetto tecnico condiviso con Baldini. Questo progetto era, sulla carta, innovativo e attuale perché prevedeva la difesa a tre, un centrocampo basato su due esterni, un regista e due mediani, e due attaccanti. Insomma quel 3-5-2 (con variante 3-4-3) più utilizzato dai top team in Europa. Nella pratica, però, il modulo si dimostrava inadeguato al campionato e i giocatori, soprattutto i difensori, non funzionali ad esso.
Balzaretti aveva, infatti, puntato sul rinforzo della squadra soprattutto in attacco e, per questo, aveva ingaggiato i due migliori attaccanti della C, Ferrari e Rolfini, una giovane e promettente mezzala (Stoppa) e un centrocampista offensivo (Scarsella), a cui si aggiungevano Dalmonte, giustamente trattenuto a Vicenza, e Giacomelli, anche se in scadenza di contratto. Il ds non dava altrettanto potenziamento agli altri reparti. Portava, è vero, in biancorosso uno dei migliori playmaker dell’anno precedente (Ronaldo), pur se gravato da quattro turni di squalifica pregressi, e riusciva a riprendere il mediano Cavion, ma, per il resto, promuoveva titolare il giovane e polivalente Greco, teneva di scorta il solito Zonta e scommetteva su alcuni under (Jimenez, Begic e Oviszach).
La lacuna più vistosa era la difesa. Balzaretti sceglieva di cedere il portiere Pizzignacco a una diretta concorrente (la FeralpiSalò) promuovendo Confente che, l’anno prima, mai aveva visto il campo, e derubricava definitivamente Grandi. I difensori centrali erano vecchie conoscenze (Cappelletti, Pasini, Padella e il rientrante Ierardi) e, per i ruoli esterni, arrivavano Bellich e Valietti. In un secondo momento era promosso titolare l’ex Primavera Sandon.
Questa rosa era concordemente stimata la migliore del campionato ma, sul campo, non lo dimostrava alternando occasionali goleade a sconfitte meritate e, soprattutto, mai riuscendo a esprimere una qualità di gioco all’altezza degli obbiettivi e del modulo. Quest’ultimo era, anzi, modificato da Baldini che si convertiva alla difesa a quattro ma senza con ciò cambiare le cose, tant’è che arrivava il suo esonero alla 12a giornata (LR Vicenza al 10° posto). Qualche giorno prima c’era stato il primo (e unico) avvicendamento nel board con il licenziamento del dg Bedin e l’innesto nell’organigramma di Rinaldo Sagramola, dirigente esperto e con buoi risultati in carriera, nell’inedito ruolo di amministratore delegato. Con il suo avvento perdeva visibilità Balzaretti, fin troppo alla ribalta in precedenza.
Modesto dà la carica ma si esaurisce in un paio di mesi
Come nuovo tecnico era scelto Francesco Modesto, non proprio un carneade ma quasi, che riusciva a scuotere una squadra moscia e, approfittando del fatto che il calendario riservava ai biancorossi le peggiori del girone, infilava una serie positiva di nove turni portando al primo posto l’LR Vicenza. Il gioco non migliorava molto ma, almeno, l’atteggiamento cambiava. La serie si chiudeva con la vittoria sul campo della capolista Pro Sesto nell’ultima giornata del 2022 e, da allora, i biancorossi s’infilavano in una retromarcia progressiva sia nel gioco che nel rendimento pur rimanendo nelle prime posizioni grazie al contemporaneo rallentamento delle concorrenti. I limiti della squadra erano evidenti: difesa lenta e permissiva, centrocampo che non dava copertura e privo per 1/3 delle gare giocate dell’uomo-chiave Ronaldo, attacco tutt’altro che dominante, poca qualità di gioco e di carattere. Ci si aspettavano gli opportuni correttivi nel Calciomercato di gennaio che, invece, portava un solo sostanziale rinforzo (Della Morte) ma al reparto che meno ne abbisognava, l’attacco.
Questa ricostruzione spiega l’attualità: limiti e difetti della squadra trovano origine nelle impostazioni e nelle scelte iniziali che hanno trovato solo parziali rettifiche in corso di campionato. Manca la personalità, ha concluso Sagramola, dopo la sconfitta con il Novara. Ma quella non si può comprare.