Se la squadra a fine gara va a ringraziare la Curva Sud e questa, che inciterebbe i suoi beniamini anche se le buscassero 5-0 tipo Padova a Crema, le rifila il coro della liturgia del tifoso che invita a sfoderare gli attributi, ebbene tutto ciò è il segnale che l’LR Vicenza ha giocato proprio male con la “corazzata” Pro Patria, squadra dal nome antico e dalle modeste ambizioni. E, anche, che la misura e colma e pazienza non ce n’è più.
In effetti lo stenterello 1-1 contro la squadra di Busto Arsizio, niente più che una modesta comprimaria in questo girone, è un risultato ampiamente deludente ed è la conseguenza di un rendimento mille miglia lontano dal progetto tecnico-tattico a firma “Bal” (Baldini+Balzaretti).
Questo pareggino, strappato solo grazie a un finale dei vicentini da sala rianimazione, è negativo anche sotto il profilo della classifica perché la giornata è stata negativa per quasi tutte le prime (Pordenone a parte. A proposito, visto chi è stato il match winner contro l’Arzignano? L’ex Bruscagin, al debutto in campionato), tutte sconfitte, e i tre punti contro la Pro Patria sarebbero arrivati proprio al momento giusto per accorciare le distanze dal vertice, che non è poi così lontano.
Cambia il modulo ma non la sostanza
Adeguandosi alle evidenze del campo e alle sollecitazioni della piazza, Baldini ha finalmente cambiato modulo con il ragionevole obbiettivo di rendere la squadra più equilibrata e meno esposta alle ripartenze avversarie. Ha, quindi, abiurato alla famigerata difesa a tre optando per un reparto con quattro difensori, di cui due centrali (fra i quali è ricomparso l’ex – si spera – lungodegente Cappelletti) e altrettanti esterni. Il modulo adottato è stato quindi un 4-3-3, per altro non inedito in questo campionato, con un centrocampo impostato sul regista Ronaldo e le due mezzali Scarsella e Cavion e una prima linea composta da una sola punta (un appesantito Ferrari) e da due esterni (il redivivo Giacomelli nella prediletta fascia sinistra e Dalmonte nell’opposta), svincolati dalla fase difensiva e chiamati, invece, sia a rifinire che a cercare spazi di tiro.
Il nuovo assetto ha funzionato solo parzialmente. Intanto perché la difesa rinforzata è stata una scelta inutile contro un avversario che giocava con un solo attaccante, poi perché l’apporto offensivo dei terzini esterni è stato pressochè nullo pur non dovendo fronteggiare chissà chi. Il centrocampo, poi, pur essendo modularmente il solito, nemmeno in questa partita ha dato l’apporto superiore in qualità e quantità che ci si aspetterebbe da giocatori che sono stati fra le vedette del calciomercato vicentino. Ronaldo, invece, non ha ancora trovato né il ritmo-gara né la posizione, collocandosi quasi sempre basso davanti alla difesa, e si è limitato ad esibire un paio di pregevoli lanci verso gli out, gioiellini in mezzo a molti smistamenti laterali di routine. Le due mezzali, a loro volta, hanno sbagliato partita: Scarsella, che assomiglia al Proia dell’anno scorso, non si è praticamente mai visto e Cavion è incappato in una giornata inconcludente. In generale, il rendimento del centrocampo è stato inferiore a quello del corrispondente reparto avversario, che, pur non essendo composto da fenomeni, è stato più ordinato e compatto.
Deludenti anche i due esterni utilizzati da Baldini. A Giacomelli è stato concesso un minutaggio superiore alla sua resa e, se già la sua scelta come titolare in partenza era discutibile, la sua sostituzione avrebbe dovuto essere anticipata alla fine del primo tempo. Dalmonte, dopo un ottimo inizio di stagione, è di nuovo vittima della sua discontinuità e, anche con la Pro Patria, pur non avendo sul groppone la necessità di trasformarsi in quinto difensivo, il suo apporto è stato tutt’altro che brillante.
Una coppia di esterni che non crossano né entrano in diagonale verso l’area, è servita poco o nulla all’unica punta, un Ferrari il cui atteggiamento fa sospettare che non sia in condizioni fisiche perfette (la panchina a Novara ne era stato un segnale).
Nella ripresa Baldini ha provato a rimediare con i cambi e, in parte, è riuscito a raddrizzare la situazione ma solo per arrivare a non perdere, perché mai si è avuta l’impressione che l’LR Vicenza potesse vincere. Il tardivo ritorno alla difesa a tre e la riproposizione del solito 3-5-2, la sostituzione di Giacomelli con un ben più vivace Stoppa e di entrambe le mezzali hanno reso la squadra più aggressiva e veloce e il pareggio è scaturito in modo automatico.
Una lentezza che ammazza la qualità
Ormai i pregi e i difetti dell’LR Vicenza 2022-2023 sono noti sia per quanto riguarda la rosa che per il gioco. C’è da aggiungere, fra i contro, anche un altro aspetto tecnico che sta assumendo, di gara in gara, un peso sempre più importante. È la lentezza, che appesantisce e penalizza il gioco dei biancorossi. È lenta la difesa sia nell’opposizione ad avversari lanciati che nella costruzione del gioco dal basso articolata in troppi e inutili passaggi laterali, che danno solo tempo all’altra squadra di compattarsi nella propria metà campo. È lento il centrocampo che non riesce a pressare e nemmeno a sveltire lo sviluppo del gioco. È lento e prevedibile l’apporto degli esterni anche quando devono solo occuparsi della fase offensiva, e si nota, gara dopo gara, che le fasce non sono più terra di conquista per le ali dell’LR Vicenza.
In questa categoria una squadra lenta è una squadra sempre in sofferenza perché è contrastata e attaccata da avversari che, della corsa, fanno la cifra del proprio gioco non potendo permettersi di competere in qualità. E, quindi, hai un bel dire che la identità dei biancorossi dev’essere fondata sul controllo degli spazi, sull’aggressività e sull’anticipo, ma se tutto questo non riesci a metterlo in pratica perché gli altri corrono di più e più veloci, il proposito resta tale e la qualità, che, per altro, non si è ancora sviluppata completamente in campo, resta una bella etichetta che serve a ben poco.