Delusione, incredulità, incomprensione. La prima sconfitta dell’LR Vicenza al Menti contro la Pro Vercelli è una tappa probabilmente decisiva nel percorso di questo campionato per i biancorossi. La dichiarazione del presidente Stefano Rosso nel dopogara (“dobbiamo ritarare gli obbiettivi stagionali”) è significativa del peso avuto in società da questo risultato negativo e apre alla possibilità di cambiamenti.
Una squadra costruita per vincere il campionato, per riscattare una stagione tragicomica com’è stata quella della retrocessione, per riavviare un progetto che ha come terminale la Serie A, non può proporsi davanti al suo pubblico (7.500 spettatori) ancora senza identità e senza agonismo, lasciando per l’ennesima volta un tempo intero ad un avversario che non è certo un top team ma solo una discreta squadra di categoria. Non è ammissibile beccare tre gol nel proprio stadio e, anche su questo aspetto, ha ragione il presidente a dire che “tre gol in casa si prendono in un campionato, non in una partita”.
Come si spiega la discontinuità di questa squadra, che non è mai riuscita a essere uno squadrone per più di mezza partita, che ha dovuto essere riassestata per ovviare a vistose lacune difensive, che ha segnato dieci gol in due partite e poi è calata a poco più di uno a gara, che in compenso ne ha già incassati quattordici. Come si fa a vincere un campionato con quattro sconfitte in undici giornate?
Una catena di errori e di responsabilità
Il principale errore è dell’area tecnica che ha ideato un progetto agonistico che non si è mai realizzato. Perché, fondamentalmente, era inadatto a una categoria in cui contano più la concretezza e la continuità che il bel gioco. Perché, poi, è stato fatto un calciomercato che ha privilegiato l’acquisto di rinforzi per la fase offensiva lasciando, invece, sostanzialmente invariata una difesa che, in B, era stata catastrofica. Si pensi alla scommessa su un portiere che non giocava da un anno e mezzo, alla mancanza dei due terzini esterni (qualcuno aveva perfino pensato di richiamare Maggio…), ai centrali non dotati per la costruzione del gioco dal basso e costituzionalmente lenti, come si era ben visto l’anno scorso.
L’area tecnica dell’LR Vicenza, intesa come Baldini e Balzaretti, ha puntato tutto sui due migliori marcatori del Girone B dell’anno scorso, sulla speranza che Dalmonte tornasse quello del 2020, su centrocampisti come Ronaldo e Scarsella, che sono più mezzali che mediani. Tutto ciò non bastava già nel progetto e non è bastato in campo.
Un errore può essere considerata anche la scelta dell’allenatore: la conferma di Baldini è stata fatta più sulla emotività dei play out che in base a una selezione mirata alla costruzione di un ciclo. Si poteva scegliere un tecnico giovane ed emergente oppure uno più navigato e con carisma. Si è creduto, invece, alla visione di Baldini, di cui non si discute la professionalità, che, già all’arrivo a Vicenza, aveva spiegato il suo credo calcistico affascinante (controllo totale del campo, aggressività, possesso palla) ma anche un po’ anacronistico (“voglio giocatori che abbiano la volontà di riportare il Vicenza in alto, che non vedano l’ora di venire a giocare qui, che chiedano per ultima cosa quanto guadagneranno”). Un tecnico ben conosciuto dai due direttori Balzaretti e Vallone dai tempi del Settore Giovanile della Roma ma senza un gran curriculum, uomo più di campo che di mercato (come lui stesso aveva subito chiarito).
Vabbè Baldini ma certi giocatori?
La responsabilità di aver preso certi giocatori va, quindi, attribuita al direttore sportivo che, per altro, se l’è assunta proprio dopo la sconfitta con la Pro Vercelli. Siamo proprio sicuri che la rosa di questa squadra sia davvero la più forte del campionato? Secondo Transfermarkt vale 7,76 milioni, che è la quotazione più alta dopo quella della Juventus Next Gen (13,5 milioni), ma ciò non basta per qualificarla come la migliore del girone e l’andamento della stagione lo ha dimostrato. Bastassero i soldi spesi nel calciomercato per fare grande una squadra… Ricordiamoci il Monza.
Se alcuni giocatori non rendono secondo le aspettative (e i valori di mercato) può essere colpa dell’allenatore ma anche degli stessi giocatori. Qualche domanda si potrebbe fare, ad esempio, a Ronaldo che, pur avendo debuttato un mese dopo i compagni (bella responsabilità si sono presi i dirigenti dell’LR Vicenza a giocare quattro partite senza di lui), non ha ancora dimostrato le doti e le qualità che gli erano attribuite. E che dire di Rolfini, capocannoniere l’anno scorso e finora piuttosto stitico? O dell’oggetto misterioso Scarsella, mezzala offensiva come Proia e che all’ex Cittadella sta assomigliando sempre più nell’attuale evanescenza in campo? Non si sa, poi, cosa pensare dell’irriconoscibile Cavion, che si è voluto a tutti i costi riportare dalla Salernitana, e di un Giacomelli che sembra ormai aver chiuso il suo ciclo vicentino e che, nemmeno nel quarto d’ora che si ritaglia, riesce più a fare la differenza.
La sconfitta con la Pro Vercelli apre un dibattito in società e in spogliatoio che deve cominciare subito, che dev’essere realistico e senza riserve e che deve portare a modifiche tecniche e tattiche immediatamente. L’obbiettivo è, intanto, adeguarsi al campionato e contenere il distacco dalla testa della classifica. Poi, fra due mesi, la sessione di gennaio di calciomercato potrà sanare le lacune.