Il mesto sviluppo del campionato per la squadra biancorossa dell’Lr Vicenza, arrivata nella trasferta a Perugia alla tredicesima sconfitta in sedici gare, e la mancanza di nuovi spunti di critica o anche solo di commento a causa del ripetersi sempre degli stessi problemi ormai arcinoti, mi porta a un impietoso confronto con un Vicenza antenato di quello odierno. Un viaggio a ritroso di quarantacinque anni nella storia del calcio vicentino per ritrovare il Real Vicenza al suo primo anno di vita e la vittoria del campionato di Serie B. Ispirato anche dal ricordo di due protagonisti che se ne sono andati giusto da un anno, Ernesto Galli e Paolo Rossi.
Confronto improponibile, obietterà qualcuno: il calcio era ben altra cosa, meno show business e più sport, meno soldi e più valori, meno tatuaggi e gel e, massimo della originalità, calzettoni abbassati o maglia fuori dei pantaloncini. Tutto vero, come del resto diverso era il gioco, il modulo e la velocità del palleggio. Ma non è su questi aspetti che si può fondare il faccia-a-faccia fra due squadre solo apparentemente separate da nove lustri di evoluzione del football italiano.
All’epoca il contesto agonistico è simile a quello di oggi. Le squadre della B sono venti come in quella odierna e, fra di esse, troviamo alcune delle avversarie attuali: Ascoli, Brescia, Como, Lecce, Monza, SPAL e Ternana. Il Lanerossi Vicenza è stato retrocesso due anni prima a conclusione del ventennio della Nobile Provinciale. Diversamente dall’LR Vicenza, però, non ha una proprietà ricca: il presidente Giussy Farina, che si definisce “contadino” ma in realtà possiede campi e aziende agricole, è a capo di un Consiglio pletorico composto di una trentina di membri e di cui fanno parte figure eterogenee, anche personaggi che magari ben poco possono dare economicamente ma che firmano le fidejussioni bancarie e assicurano la maggioranza al presidente. Il Lane, insomma, non è una società top ed è anzi piuttosto indebitata. Questa è la prima differenza sostanziale con la società di cui è socio di maggioranza OTB, la finanziaria della famiglia Rosso.
Nel Real Vicenza non ci sono direttori né sportivi né tecnici né generali, l’unico dirigente amministrativo è un segretario-factotum. Il progetto tecnico è ideato dal presidente ed è lui stesso l’uomo-mercato, una specialità in cui è bravissimo, uno dei migliori in Italia. Altra diversità tutt’altro che marginale con l’oggi dell’Lr Vicenza.
La composizione della rosa presenta, invece, numerose analogie con quella attuale. Troviamo giocatori maturi e con un buon curriculum (Giancarlo Salvi, Ernesto Galli, Roberto Faloppa, tutti trentenni o più), altri che non hanno avuto fino a quel momento grandi carriere (Roberto Filippi, Franco Cerilli, Valeriano Prestanti, Beppe Lelj) e un gruppo di ventenni su cui solo un intenditore potrebbe scommettere: Giorgio Carrera, Luciano Marangon, Vinicio Verza, e, soprattutto, Paolo Rossi. Gli ultimi tre provengono dalla Primavera della Juventus. Nell’assemblaggio sembra la fotocopia della squadra di oggi. Dove sta la differenza? Nella qualità. A prescindere da Paolo, che è l’unico fuoriclasse e che non ha nessun alter ego nella rosa di oggi, sono tutti buoni giocatori il cui livello qualitativo si esalta nella coesione tecnica e caratteriale del gruppo. Sono calciatori normali che si trasformano in campioni. Non proprio come i biancorossi di quarantacinque anni dopo.
L’artefice, il mago di questa stupefacente metamorfosi, singola e collettiva nel contempo, è un allenatore che, a cinquant’anni, non ha mai lavorato in Serie A ed è reduce da una retrocessione: Gian Battista Fabbri. Che ha una visione del gioco all’avanguardia nel calcio italiano di allora e non ha paura di rischiare nell’applicarlo con le sue squadre, e che sa parlare al cuore dei suoi giocatori, e che inventa per loro ruoli e mansioni innovativi. Uomini di questo tipo è difficile trovarli in giro nel 2021 ma qualche bravo tecnico giovane è pur emerso in questi anni. Ma non a Vicenza.
Il Real vince il campionato di Serie B 1976-1977, Paolo Rossi (che in quella stessa stagione è impegnato anche con le Nazionali Under e Militare oltre che con il servizio di leva nella Compagnia Atleti) è primo nella classifica marcatori. Ad ammirare questa squadra vanno allo Stadio Menti trentamila tifosi, sono tutt’uno con la squadra, in campo e fuori.
Sono stato testimone di quell’annata formidabile, ho cominciato con quel Lanerossi a fare il giornalista, sono stato amico di molti di quei giocatori e ricordo bene il clima, l’entusiasmo, la forza che regnavano in quel gruppo. Ma anche la estrema semplicità di quegli uomini, la loro disponibilità, la loro immediata umanità. Sono certo che i lettori che hanno potuto vivere quell’epoca ricordino come me con affetto e riconoscenza il Real, squadra fatta con quattro soldi e tanta tanta qualità in società e in campo.