Qualche ipotesi sul futuro dell’Lr Vicenza in vista di fine stagione. È molto probabile, infatti, che cambierà qualcosa dopo un campionato disastroso, a prescindere da quello a cui sarà iscritta la società biancorossa l’anno prossimo. Le novità potrebbero essere radicali o di facciata, investire la proprietà del club come l’assetto dirigenziale e quello tecnico. Sicuramente non resteranno a Vicenza gran parte dei giocatori in forza.
Certe dichiarazioni, la rottura con i tifosi, la gestione non propriamente faraonica sono indizi che fanno sospettare un proposito della attuale proprietà di cedere la società. Ma non è così semplice. Vediamo perché.
Un acquirente dall’estero o locale?
Renzo Rosso è il socio di maggioranza dell’LR Vicenza tramite OTB Group, la holding che controlla le società tessili e non del gruppo di Breganze. Nella proprietà compare anche un gruppo di soci di minoranza, che complessivamente dovrebbero detenere una quota vicina al 10%. Un acquirente della società potrebbe limitarsi a comperare solo la quota in mani di OTB perché sarebbe sufficiente a amministrarla da solo. Certo, potrebbe anche acquistare la totalità del pacchetto azionario ma sarebbe una spesa inutile. Una terza via è che Rosso ceda solo il 51% trasformando OTB in socio di minoranza, magari a termine. Potrebbe essere una scelta per agevolare la negoziazione con l’acquirente, anche se mr Diesel sembra più portato ad avere un ruolo esclusivo o, comunque, principale.
Diverse sono le ipotesi sul futuro del Vicenza sul puntoacquirente. Il problema è trovarlo, infatti. Se la società restasse in B, sarebbe più facile perché, nel secondo livello del calcio nazionale, sono più cospicui i ricavi (diritti televisivi, contributi federali, biglietteria, pubblicità e sponsorizzazioni). L’LR Vicenza, per quanto se ne sa almeno, non dovrebbe avere grosse perdite e godere di una situazione finanziaria, fiscale, contributiva e salariale in regola.
Restando fra i Cadetti, poi, sarebbe accessibile il mercato finanziario internazionale per trovare un compratore. Il calcio italiano interessa gli investitori perché le società costano poco e gli analisti (non capisco fondandosi su quali elementi) lo valutano suscettibile di prossima crescita. Fondi sovrani e di private equity (direi più i secondi che i primi) potrebbero avere interesse ad acquistare un club che, di sostanza, ne ha poca ma ha ancora una immagine importante nel mondo, legata alla sua storia e, soprattutto, a nomi come quelli dei due Palloni d’oro Paolo Rossi e Roberto Baggio.
Se il Lane finisse in serie C, il ventaglio degli acquirenti si restringerebbe all’ambito locale. Sulla prospettiva di un imprenditore o di una cordata della città o della provincia pesa però la lunga e consolidata tradizione degli industriali vicentini a non scendere in campo quando si parla del Vicenza. Ricordiamoci che, nel 2018, al momento del fallimento, non c‘è stato un imprenditore vicentino (a parte Rosso) a farsi avanti con il curatore fallimentare. Quanto poi alle cordate, lasciamo perdere… La storia del club racconta che non hanno mai funzionato.
Gli asset e le negatività della società
L’LR Vicenza è una società senza debiti (ripeto: per quanto ne sappiamo, dato che il bilancio al 31 dicembre 2021 non è noto) e questo è un aspetto molto positivo, pressochè raro nel calcio nazionale. Un altro asset importante è il Settore Giovanile, che è ben organizzato e strutturato, anche se con il limite di non aver – almeno fin ora – prodotto granchè. La squadra Primavera (che gioca nel Campionato Primavera-2, quello meno competitivo) è a metà classifica e ha fornito alla prima squadra alcuni giovani che non sono riusciti a emergere. Le altre Under biancorosse sono ancora in prospettiva e necessitano di qualche altra stagione per dare contributi.
Un altro asset che può risultare appetibile è la potenzialità del pubblico, che è fra i più fidelizzati d’Italia e, considerato come target di consumatori del prodotto calcio, potrebbe dare ricavi non marginali (abbonamenti, biglietti e merchandising) quando la situazione sanitaria sarà tornata normale. Certo, non sono grandi numeri, ma diecimila spettatori non sono un traguardo impossibile se la squadra è in Serie A.
Negatività. Prima di tutto lo stadio, che non è di proprietà ed è vecchio, scoperto e scomodo. Per ammodernarlo servono una trentina di milioni a carico della società, che potrebbe compensare la spesa con una concessione a lungo termine e con lo sfruttamento degli spazi di pertinenza.
Un altro nodo è la prima squadra che, in ogni caso, va rifatta e con un pesante esborso perché la maggior parte dei giocatori ha contratti in scadenza o sono a fine prestito. Gioielli da vendere non ce ne sono e quindi, per il prossimo campionato, si devono investire subito milioni di euro nel calciomercato. Lo stesso ragionamento vale per l’area tecnica: allenatore, direttore sportivo, direttore tecnico, staff sono da valutare a fondo prima di una conferma.
Il terzo punto-no potrebbe essere la categoria. La Lega Pro è un deterrente per un acquisto sia per la onerosità che per la mancanza di entrate che per il numero minimo di promozioni in rapporto a quello delle società iscritte.
Le ipotesi sul futuro del Vicenza si restringono dunque, realisticamente, a due. Con il Lane ancora in B, Rosso potrebbe più facilmente cedere la società. Se il Lane dovesse, invece, finire in Serie C, è molto probabile che resterebbe ancora targato Rosso.