Se si parla già di salvezza dopo un terzo di campionato è perché la classifica, dopo le prime tredici partite, evidenzia una situazione inconsueta nella zona rossa. Ci sono infatti due squadre, il Pordenone e il Vicenza, che hanno progressivamente perso contatto e si trovano relegate nelle due ultime posizioni e con distacchi importanti dalla attuale quota salvezza.
È un quadro decisamente anomalo, questo. Perché, a fine novembre, ci sono due situazioni di probabile condanna alla retrocessione, corroborate da statistiche che fissano, con la inoppugnabilità della matematica, i dati del rendimento deficitario delle due candidate alla Lega Pro e giustificano il loro posizionamento.
Analizzando con oggettività le cifre non si può non restare colpiti dal fatto che i biancorossi abbiano vinto una sola partita (proprio contro il Pordenone) e che una sola sia pure quella pareggiata. A fronte ci sono undici sconfitte, di gran lunga il numero più alto di tutto il girone, friulani a parte ovviamente, che comunque hanno subìto uno stop in meno. È davvero impressionante constatare che il Lane abbia perso quasi tutte le partite, un andamento che significa continuità negativa, tracciato piatto, senza differenze fra casa e trasferta.
Vicenza e Pordenone sono agli ultimi posti anche nel conteggio dei gol segnati e di quelli incassati. Sono rispettivamente penultimo e ultimo, con medie angosciose: i biancorossi hanno all’attivo 0,9 reti a partita (i “ramarri” 0,6) e 2,07 al passivo (2,15 gli altri).
Se le squadre che precedono oggi il Vicenza dovessero proseguire nel proprio attuale rendimento fine al termine del campionato, la quota salvezza (senza passare per i play out) si attesterebbe sui 44-45 punti. Il Cosenza, sestultimo, conta infatti quindici punti, undici in più dei biancorossi. Il loro cammino verso il mantenimento della categoria deve perciò necessariamente seguire un percorso molto impegnativo. Per spiegarlo, riporto (senza chiedergli la autorizzazione, spero non se n’abbia a male e lo ringrazio) il contenuto di un’analisi postata in Facebook da Gianfranco Chenet, che trovo molto fondata.
Si parte dalla constatazione che, negli ultimi cinque campionati di serie B, sono retrocesse direttamente senza spareggi squadre con un minimo di 35 punti ed un massimo di 44. In conseguenza oggi, con 13 partite giocate e 25 mancanti, il Vicenza, dagli attuali 4 punti in classifica, dovrebbe realizzare: con riferimento sul minimo di 35 punti, almeno 32 punti, con una media punti/partita di 1,28; puntando, invece, sul massimo di 44, almeno 41 punti, con una media punti/partita di 1,68. Il Brescia capolista ha una media punti di 2,07 a partita, il Pisa (secondo) di 1,92 a partita, il Lecce (terzo) di 1,84. Conclude Chenet: per la salvezza il Lane dovrebbe realizzare una media punti per partita da promozione diretta in Serie A. Se non da promozione diretta, aggiungo io, almeno da play off alti.
Il problema è come arrivare a questo rendimento. L’evidenza del campionato ci dice che almeno undici squadre su venti sono state superiori ai biancorossi che, infatti, ne sono stati sconfitti. Il Monza ha pareggiato al Menti ma è probabile che, nel girone di Ritorno, dopo la finestra di gennaio del calciomercato che si preannuncia – come l’anno scorso – sontuosa per la società di Berlusconi, cambierà decisamente marcia e nel retour match al Brianteo sarà dura anche solo portar via un punto. Con il Pordenone si giocherà a Vicenza e si deve dare per obbligatoria la vittoria.
In via puramente ipotetica, dunque, resterebbe la necessità di aggiudicarsi le prossime sei gare fino alla fine dell’Andata, il ritorno con i “ramarri” e metà (diciamo nove) delle partite della seconda parte di campionato, quelle cioè con avversari che non sono oggi smaccatamente più forti pur avendo vinto l’Andata. Se fossero tutte e sedici vittorie porterebbero altri 48 punti (52 in totale) e la media a partita sarebbe stratosferica: 1,92 (cioè quella del Pisa). Ma abbiamo visto che la quota salvezza dovrebbe essere più bassa e potrebbe quindi essere sufficiente incamerare sette punti di meno, abbassando il numero di vittorie necessarie a quattordici. L’altra condizione è perdere al massimo solo altre undici partite.
Questo, che è solo uno dei possibili scenari e che, per semplificare, non tiene conto di un monte-punti concretizzato anche con pareggi, sembra un programma abbastanza difficile da realizzare. Almeno con le forze oggi a disposizione.