L’LR Vicenza.2, quello di Sagramola e di Modesto, stabilizza il requisito essenziale, in questa Serie C, per fare strada: la continuità. Tre vittorie in trasferta (Virtus Verona, Arzignano-Chiampo e Trento) più quella al Menti con la Triestina concretizzano una serie di successi mai realizzata prima, visto che l’unico precedente è stata la doppia vittoria consecutiva sul Mantova e sul Sangiuliano nella seconda metà di ottobre.
Il dato che colpisce è che i biancorossi sono riusciti per tre volte a far bottino pieno fuori casa, dove il loro rendimento era stato prima largamente inferiore rispetto al percorso casalingo, tant’è che risale addirittura alla decima giornata la prima vittoria esterna sul campo del Sangiuliano City.
La sequenza in positivo dell’LR Vicenza va però confrontata (e, in conseguenza, valorizzata appropriatamente) con il livello degli avversari che il calendario ha loro riservato negli ultimi quattro turni. Le gerarchie nel girone sono ormai delineate perché la classifica è spezzata in tre blocchi. Quello di testa è composto da 5-6 squadre, a ridosso di questo c’è l’estesissima zona grigia che ne comprende 9 raccolte in appena 4 punti e in coda troviamo il quintetto delle candidate alla retrocessione. Ebbene, i biancorossi hanno vinto ultimamente proprio contro tre di queste senza, per di più, risultare decisamente più forti nel confronto, tranne che contro la Triestina, che ha dimostrato al Menti di essere una squadra alla deriva. Con la Virtus e con il Trento e, ancor di più, con l’Arzignano, l’LR Vicenza ha fatto fatica a imporsi e a segnare e il merito delle vittorie è da assegnare soprattutto alla difesa che, infatti, ha incassato solo due gol nelle ultime cinque partite.
L’imprinting dell’LR Vicenza.2 con Sagramola
La versione 2 dell’LR Vicenza 2022-2023 nasce il 3 novembre scorso, con l’arrivo in società di Rinaldo Sagramola nel duplice ruolo di amministratore delegato e di direttore generale. Il secondo passaggio avviene cinque giorni dopo, con l’esonero dell’allenatore Baldini e la sua sostituzione con Francesco Modesto. Due novità che fanno da cardine perché incastonano due figure nuove nell’area gestionale e in quella tecnica.
Sagramola ha scelto la modalità del lavoro in sordina, perché non si può certo dire che sia più esternatore del suo predecessore Bedin, che – almeno – ogni tanto riusciva a farsi vedere in occasioni di rappresentanza. Il nuovo a.d. in un mese non ha rilasciato una dichiarazione e, nemmeno, è nota una qualsiasi sua iniziativa, e, quindi, l’unica supposizione che si può fare è che abbia operato fra le quattro mura della palazzina di Largo Paolo Rossi.
Non so se sia una coincidenza, ma a questo nuovo modus operandi si è sincronizzata la vistosa sparizione dalla scena del d.s. Federico Balzaretti, in precedenza sempre vistosamente in prima fila non solo in sala stampa ma anche in campo. Non lo si vede più dalla presentazione di Modesto e nemmeno va più in panchina. Forse la causa di questo suo defilarsi è il diverbio con i tifosi della Curva al termine del match perso in casa con la Feralpi, però non è da escludere un intervento di Sagramola che potrebbe aver “consigliato” al collega una minore esposizione.
A Sagramola si potrebbe anche accreditare il merito di un miglior rapporto con i giocatori, in forza della sua qualità di amministratore delegato con competenza anche nell’area sportiva. Lo si può dedurre dal diverso atteggiamento della squadra che, da un mese in qua, è ben più disponibile a seguire le direttive tecniche e, cosa non marginale, dai riusciti inserimenti di alcuni (Sandon, Valietti, Ovizsach) che, nella gestione precedente, erano poco o nulla considerati dall’area tecnica.
Da Baldini a Modesto
Francesco Baldini ha fallito sostanzialmente per due motivi: ha varato un progetto tecnico-tattico che era al di sopra delle possibilità della squadra e inappropriato per il livello del campionato e non è riuscito ad ottenere dai giocatori quanto chiedeva loro di fare in campo. Probabilmente c’è da aggiungere anche una preparazione atletica scadente (la responsabilità è, ovviamente, del suo staff).
Il 3-5-2, nell’interpretazione ultraoffensiva di Baldini, era un modulo sicuramente spettacolare e moderno ma gli interpreti che dovevano realizzarlo hanno dimostrato di non averlo assimilato e, forse, nemmeno di essere in grado di reggerlo. Un calciomercato più mirato a potenziare la squadra da centrocampo in su, una sopravvalutazione di alcuni difensori, giocare le quattro partite iniziali senza play maker a causa della squalifica di Ronaldo sono stati fattori pesanti nell’avvio stentato dell’LR Vicenza, che ha condizionato il prosieguo con la tara di incertezze del tecnico e di poca convinzione dei giocatori.
Modesto ha chiesto alla squadra le stesse cose del suo predecessore: aggressività, controllo degli spazi, corsa. Perché è riuscito a ottenerle e Baldini no? La ragione è semplice e palese. Modesto ha abbassato le pretese tecniche e adeguato il gioco alle possibilità della squadra, togliendo da un lato certe velleità che non erano evidentemente alla portata e aggiungendo, dall’altro, cattiveria e concentrazione. Addio, insomma, alla squadra-tutta-attacco e massima attenzione alla fase difensiva in modo tale che anche la disastrosa difesa a 3 baldiniana, ora che è protetta da un centrocampo ben più filtrante, è in grado di reggere in modo convincente.
Modesto ci ha messo anche una migliore gestione del turn over e dei cambi e punta il più possibile su una formazione-tipo che, con Baldini, mai c’era stata. Si affinano, così facendo, gli automatismi e migliora la realizzazione degli schemi e si vede anche una più concreta solidarietà in campo fra i giocatori. Si può far meglio in attacco, perché la produttività in zona gol non è cresciuta e, visto il momento-no del bomber Ferrari, non si può sperare che possa sempre bastare un tiro estemporaneo (Dalmonte a Arzignano) o una papera del portiere avversario (sul piattone senza pretese di Oviszach a Trento) a darti la vittoria.