Luciano Cobianchi era nato a Fiesso Umbertiano (Rovigo) il 14 dicembre 1942, dove viveva con il padre Giovanni, operaio, e la madre, Maria Rizzoli, casalinga. Nel 1954 era entrato nel Seminario Eucaristico di Casier (Treviso), anche per suggerimento di Don Mario Bisaglia, parroco del Paese e fratello del noto politico Toni, poi entrambi tragicamente deceduti in circostanze misteriose e mai ancora chiarite; alla fine di giugno 1956, terminata la seconda media, era andato a trascorrere un periodo di vacanza a Fiesso Umbertiano, presso la famiglia. Aveva, poi, fatto rientro al Seminario nel pomeriggio del 9 luglio successivo.
Il 10 luglio una comitiva formata da trentacinque seminaristi, compreso Luciano Cobianchi, accompagnata da quattro padri e dai confratelli coadiutori, giunse a Domegge di Cadore per trascorrere un periodo di vacanza, ospitata presso la casa di un sacerdote del luogo in località Vallesella.
L’11 luglio, verso le 11 del mattino, la stessa comitiva, con a capo il Direttore del Seminario, partì per una visita alla chiesa di Domegge e per fare una breve passeggiata nella zona montagnosa al di là del lago ivi esistente, percorrendo la strada che porta al Rifugio “Padova”.
Ad un certo punto, Luciano si staccò dalla comitiva, inoltrandosi, da solo, nel bosco sovrastante la strada; verso le 11,45 il Capo Comitiva chiese a tre seminaristi di andare a chiamarlo, perché era ormai ora di rientrare per il pranzo. I seminaristi incaricati tornarono verso il luogo ove Luciano si era staccato dalla comitiva, lo videro scendere dal bosco e lo invitarono a raggiungere il gruppo, parte del quale, nel frattempo, era andato più avanti; ma il ragazzo rispose loro: “Vado a conquistare un’altra vetta e poi vengo”, allontanandosi poi di corsa.
I compagni non si preoccuparono e lo lasciarono fare, pensando che intendesse raggiungere l’altra parte della comitiva; ma quando tutto il gruppo si fu riunito, il capo comitiva si accorse che Luciano mancava. Immediatamente, insieme ad alcuni fra i seminaristi più grandi, iniziò le sue ricerche, che si protrassero fin verso le 17, senza esito.
Solo verso le 17,30 furono allertate le Autorità Comunali (il direttore del Seminario aveva infatti ritenuto di poter rintracciare il ragazzo da solo con i suoi seminaristi ed aveva ritenuto opportuno evitare di lanciare inutili allarmi); le Autorità Comunali, a loro volta, allertarono i Carabinieri della competente Stazione (Lozzo di Cadore) verso le 18.
I Carabinieri si recarono immediatamente sul posto e, fattisi indicare il luogo ove era stato visto, per l’ultima volta, Luciano Cobianchi, si dettero anch’essi alla ricerca, insieme a sei seminaristi ed al direttore della struttura ecclesiastica.
Anche queste ricerche non dettero esito, cosicché verso le 20 furono allertati i Vigili del Fuoco di Lozzo di Cadore e di Pieve di Cadore, che si unirono alle ricerche insieme ad un imprecisato numero di volontari, muniti di pile e torce antivento.
Alle 23 circa le ricerche furono sospese a causa dell’oscurità e della mancanza di adeguati strumenti di illuminazione.
Verso le 3 del mattino successivo arrivarono circa venti Alpini del 7° Reggimento “Belluno”, insieme ad alcuni Ufficiali e ad altri Carabinieri della Tenenza di Pieve di Cadore.
Alle 8,30 arrivarono altri 30 Alpini, al comando di alcuni Ufficiali, e verso le 9 si dette luogo ad ulteriori ricerche, con un autentico “rastrellamento” dalla base del bosco, sino alla vetta, in andata e ritorno, per un fronte di circa 1.000 metri, senza rinvenire alcuna traccia del ragazzo.
Il 13 luglio fu effettuata un’altra battuta da parte di 45 Alpini al comando di alcuni Ufficiali e Sottufficiali e con la partecipazione di personale della Stazione Carabinieri di Lozzo di Cadore. In particolare furono eseguite ricerche lungo tutta la riva del Lago di Domegge e lungo i costoni rocciosi prospicienti, dai quali si calarono cordate di militari; furono perlustrati tutti i canali e la superficie del lago, anche utilizzando tutte le imbarcazioni disponibili. Ricerche nel lago furono fatte anche con l’impiego di sommozzatori.
Il successivo 15 luglio Carabinieri della Stazione di Lozzo di Cadore e della Tenenza di Pieve di Cadore, insieme a 30 civili di Domegge, utilizzando anche tre cani “poliziotto”, operarono un’ulteriore battuta in una zona prima non perlustrata.
Tutte le ricerche furono vane e si fece strada l’opinione che il ragazzo non si fosse perso nei boschi, ma si fosse allontanato volontariamente, “lusingato da tanta bella libertà”, come ebbe a scrivere il Comandante la Stazione Carabinieri di Lozzo di Cadore nel proprio rapporto.
Seminaristi e superiori riferirono che Luciano era un ragazzo intelligente, vivace, amante della vita di seminario e ben voluto da tutti. I suoi genitori riferirono che “stava molto volentieri in seminario”, cosicché ritenevano improbabile che si fosse allontanato volontariamente (la madre, peraltro, ebbe a recriminare sul fatto che la scomparsa del ragazzo fosse avvenuta a causa di una vigilanza inadeguata).
Successivamente, i Padri Superiori del Seminario, che avevano proseguito le ricerche allertando anche i parroci della zona, riferirono che un ragazzo, che poteva essere Luciano Cobianchi, era stato notato il 13 luglio da alcune persone a Forni di Sopra (Udine), paese che dista da Domegge di Cadore circa 25 chilometri.
Fu, quindi, sentito un macellaio di Forni di Sopra, il quale confermò la circostanza e riconobbe in fotografia il ragazzo che lui aveva visto passare due volte, il 13 luglio, davanti alla sua macelleria. Riferì di aver fatto caso al ragazzo, perché conosceva tutti i giovani del luogo, mentre era la prima volta che vedeva quello. Inoltre, l’aveva incuriosito il fatto che il ragazzo, al sopraggiungere di un gruppo di bambini che si trovavano sul posto in “colonia”, guidati da alcuni sacerdoti, aveva lasciato la via principale ed aveva imboccato una via laterale che portava in campagna.
A sua volta, un altro uomo confermò di avere visto, nel pomeriggio del 13 luglio, a Forni di Sopra, un ragazzo, che riconobbe essere Luciano, in una fotografia che gli venne mostrata. In particolare, riferì di avere fatto particolare attenzione, perché la figlia, che lavorava a Domegge di Cadore, gli aveva parlato della scomparsa di un ragazzo, descrivendone sommariamente i connotati. Lui lo aveva visto passare, davanti alla segheria presso la quale lavorava, una prima volta, verso le 14 e, una seconda, verso le 16 e si era subito recato dai Carabinieri per riferire la circostanza (nulla si sa di quanto – e se – fecero i Carabinieri).
Emerse, poi, che, forse una decina di giorni dopo la scomparsa, un ragazzo, che poteva essere Luciano Cobianchi, era stato visto nella piazza di Domegge di Cadore da due uomini, uno dei quali era il sacrestano, che lo aveva riconosciuto in una foto mostratagli da un sacerdote.
Questo avvistamento fu confermato dai due uomini, che lo riferirono come avvenuto circa un mese dopo la scomparsa. In particolare, il sacrestano confermò di avere riconosciuto Luciano Cobianchi nella foto mostratagli da un sacerdote e si disse tuttora convinto che il giovane della foto fosse quello da lui visto nella piazza di Domegge; l’altro uomo riferì di non poter affermare con certezza che il ragazzo che aveva visto fosse effettivamente quello della fotografia mostratagli dal sacerdote, anche se, sul momento, gli era parso che la foto raffigurasse proprio lui.
Uno dei sacerdoti del Seminario riferì poi che Luciano Cobianchi sarebbe stato visto ad Alleghe (BL) verso le 14,30 del 4 settembre 1956 da due donne, che lo avevano riconosciuto nella fotografia che lo stesso sacerdote aveva inviato al Parroco del luogo. Le donne avevano cercato di parlare con il ragazzo, ma questo aveva detto loro “niente capire”, espressione, questa, che, secondo il prelato, “era propria del Cobianchi al tempo in cui viveva in seminario”. Quello stesso giorno e sempre in Alleghe il ragazzo sarebbe stato visto anche da un’altra donna.
Il sacerdote riferì inoltre che Luciano Cobianchi sarebbe stato visto anche il giorno successivo, ovvero il 5 settembre, sempre ad Alleghe da altre due donne, con le quali si era fermato a parlare vicino ad una fontana. E, nel momento in cui stava sopraggiungendo un’auto del Seminario, il ragazzo si era nascosto dietro il bordo della fontana.
Non risulta che le donne di cui aveva parlato il sacerdote (che aveva anche fornito il nominativo di tutte e cinque) siano mai sentite come testimoni.
Nel Novembre del 1956 l’allora Comandante della Stazione Carabinieri di Lozzo di Cadore riferì che tutte le ricerche fatte erano rimaste senza esito e che lui aveva appreso “dalla voce pubblica” che il ragazzo si stesse aggirando nelle zone dell’Agordino (Belluno).
Con un’ultima nota del Marzo 1957 la Questura di Belluno informò che ogni indagine svolta, ed anche di recente rinnovata, per addivenire al rintraccio del ragazzo era rimasta senza esito; di lì a breve gli atti furono archiviati.
La vicenda relativa alla scomparsa di Luciano Cobianchi tornò di attualità in occasione delle indagini relative alla morte di Don Mario Bisaglia, il cui corpo, privo di vita, era stato rinvenuto, nell’agosto del 1992, nelle acque del Lago di Domegge. Era stato notato, infatti, che Don Bisaglia era parroco a Fiesso Umbertiano, paese di nascita e di residenza del giovane seminarista, proprio all’epoca della sua scomparsa ed era stata notata la singolare coincidenza fra tale evento ed il rinvenimento del cadavere del sacerdote, per l’appunto nella stessa zona, cosicché si era ipotizzato che fra il seminarista ed il sacerdote potesse esservi stata una qualche forma di speciale collegamento.
Al riguardo, però, la sorella maggiore di Luciano, sentita dal P.M., fece presente che il rapporto che c’era fra Luciano e l’allora parroco Don Bisaglia era quello che intercorreva con ogni altro ragazzo di Fiesso Umbertiano, con la sola precisazione che “era stato proprio lui [Don Bisaglia] a favorirne l’ingresso in seminario”.
Nell’occasione (luglio 2004), la sorella dichiarò che la famiglia non aveva mai più saputo nulla di Luciano.