Quasi trentamila iscritti e dodici facoltà fanno dell’Università Cattolica un punto di riferimento nel Paese. «Siamo nati nel 1995 a Beira. All’epoca l’unica università del Paese era la statale, a Maputo, dove però era molto forte, e lo è tuttora, l’influenza del partito che da oltre vent’anni governa il Mozambico, il Frelimo. L’obiettivo dei Vescovi era quello di offrire a più mozambicani possibile l’opportunità di studiare. Siamo stati la prima università privata del Mozambico e possiamo vantare di stare formando la classe dirigente del Mozambico perché il nostro non è un insegnamento “politico” ma aperto. Noi facciamo scienza, non politica».
«Negli ultimi anni, si è deciso di marcare in maniera più forte l’identità cattolica della nostra università. Nonostante questo, è molto frequentata anche dagli studenti di religione musulmana, fatto che ci attira critiche, ma che è invece un segnale della qualità dell’offerta formativa».
Uno dei punti di eccellenza della Cattolica è la facoltà di Scienze Sanitarie, sostenuta anche dall’attività del Cuamm di Padova. «Proprio la facoltà di scienze sanitarie è stata la più danneggiata dal ciclone, in particolare il centro medico che offre cure di base. Grazie al console tedesco è stato rimesso in piedi ed è tuttora un riferimento perché gli ospedali di Beira sono ancora in ginocchio». Quando si parla di ricostruzione, scappa una mezza risata al vicerettore: «Il Governo vuole intestarsi la regia, ma il popolo ha poca fiducia, teme che le risorse provenienti da altri Paesi non arrivino a chi ha bisogno. Per questo si preferisce appoggiarsi a contatti sicuri: amici, missionari, Ong… del Governo, però, dobbiamo fidarci, specie ora che si è da poco svolta la conferenza con gli Stati che contribuiranno alla ricostruzione della città. Bisogna sperare che venga fatta bene». Di certo la città di Beira non rimarrà impassibile: «Beira ha sempre rappresentato l’anima dell’opposizione al Governo. Se Beira alza la voce allora possiamo credere che il popolo non verrà calpestato».