I portavoce di Europa Verde Vicenza Fabio Cappelletto e Gaia Bollini hanno attaccato – attraverso un deciso comunicato stampa – quanto affermato dal presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin nel suo recente impegno a fianco di sindaco, allevatori e operatori turistici del Vicentino contro la presenza dei lupi che metterebbe a rischio le attività economiche. Nardin in proposito ha anche inviato una lettera al Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin (ne abbiamo parlato in questo articolo), e proprio sul contenuto di tale missiva secondo Cappelletto e Bollini ci sono diverse “informazioni errate da smontare”. Il debunking, per usare il neologismo di moda sui social, è stato fatto con l’aiuto della dottoressa e divulgatrice Jessica Peruzzo, autrice anche di un libro sul ritorno dei lupi nelle montagne vicentine.
Cappelletto e Bollini sostengono che non sia il caso di parlare di emergenza lupo e che la cittadinanza sul tema vada informata e coinvolta in base a tre importanti concetti: l’importanza della biodiversità, che sta alla base anche della vita umana; la convivenza ampiamente possibile tra uomo e fauna selvatica, come già avviene in molti contesti; la condanna all’allarmismo che degenera in sparatorie libere verso gli animali.
I due portavoce di Europa Verde poi procedono a “smontare punto per punto” le notizie diffuse dalla Provincia.
Non è vero che “Il contenimento è l’unica via possibile”: secondo “svariati studi scientifici” il contenimento aggrava la situazione, perché porta alla disgregazione dei branchi e sono proprio i lupi solitari che tendono a predare solo gli animali più deboli, cioè quelli allevati o domestici. L’unica via efficace sul lungo periodo è la prevenzione, tramite i mezzi forniti dalla Regione. Gli abbattimenti devono essere riservati esclusivamente ai casi più gravi. E in Veneto, ricorda Cappelletto, «i ritardi negli investimenti sui sistemi di prevenzione sono evidenti».
Non è vero nemmeno che la presenza dei lupi incida sul turismo. In base ai sondaggi, a quanto pare i turisti sono più attratti che dissuasi dal lupo. E soprattutto, la maggioranza degli intervistati risponde che la presenza/assenza del lupo non influisce sulle scelte della loro vacanza.
È da discutere anche la questione relativa al fatto che le predazioni incidano sul reddito degli allevatori. Innanzitutto bisognerebbe capire quanti tra gli animali allevati che sono stati predati fossero effettivamente protetti, poi c’è da tenere presente che per ogni animale predato dal lupo è previsto un rimborso economico al 100% del valore di mercato. Secondo Bollini bisogna prendere ad esempio gli allevatori che hanno imparato a proteggersi con successo seguendo le linee guida quindi «Se gli enti fossero davvero vicini agli allevatori, darebbero formazione e strumenti adeguati.»
Non c’entra col lupo nemmeno l’abbandono delle malghe, fenomeno presente sin dal secondo dopoguerra perché l’agricoltura montana è molto meno redditizia. Infatti, per sostenerla sono erogati lauti incentivi. Il problema oggi è l’elevata burocrazia a cui sono costretti gli allevatori: gli enti di governo lavorino dunque sullo snellimento burocratico. Pure l’aumento del rischio idrogeologico non ha a che fare con la presenza o meno dell’uomo, anzi, è proprio il disboscamento e consumo di suolo che creano questo tipo di problemi.
Quanto al supporto economico per ogni singolo malghese, esiste già e andrebbe ripensato «In ottica di progettualità moderna per la montagna e non come aiuti singoli.»
Sul favorire immediati interventi di dissuasione con proiettili di gomma, intanto bisogna che tali proiettili siano biodegradabili, poi bisogna vedere in quali situazioni questo tipo di intervento può essere efficace. L’attività di contenimento poi non deve essere permessa a cacciatori e allevatori, anche se debitamente formati: «Gli enti devono prevedere assunzioni di persone legalmente e professionalmente adatte. Ricordiamo che la Polizia Provinciale è fortemente in carenza di organico».
In conclusione, non deve ridursi tutto ad un essere dalla parte del lupo o dalla parte di chi abita in montagna, bensì di dare informazioni corrette: «Un ente che rilascia informazioni false – conclude Cappelletto – perde autorevolezza: come istituzioni il compito non è spaventare la cittadinanza, ma dargli tutto il supporto necessario per una convivenza possibile, necessaria e virtuosa.»