L’assessore regionale alla Caccia, Cristiano Corazzari, ha ricevuto a palazzo Balbi, assieme al presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti e al consigliere regionale Marco Zecchinato, una delegazione di sindaci in rappresentanza di 40 Comuni del vicentino, guidati dal presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, per affrontare il tema della presenza del lupo sul territorio. “La fotografia che ci hanno presentato oggi i sindaci del Vicentino – ha commentato Corazzari a fine incontro – è una situazione a noi nota e che contrasta col livello massimo di tutela offerto al lupo a livello di legislazione europea. È necessario fissare un numero massimo sostenibile di esemplari per ciascun territorio e una declassificazione del livello di protezione del lupo per poter utilizzare strumenti più incisivi e tutelare le nostre malghe, il nostro territorio e i centri abitati. Tutti gli strumenti che mettiamo in campo, dal monitoraggio, al sostegno all’acquisto ai dispositivi di dissuasione, agli indennizzi per le predazioni, sono strumenti impegnativi per il bilancio regionale ma non risolutivi per fronteggiare una situazione che desta preoccupazione e che ha una gestione nazionale ed europea.”.
Il lupo in Italia è in forte espansione, è sceso in pianura e dimostra comportamenti sempre più confidenti: gli amministratori locali vicentini hanno confermato che il numero delle predazioni è in forte aumento con grande preoccupazione dal punto di vista economico, con il timore dell’abbandono delle malghe, e della sicurezza sociale. Gli amministratori hanno consegnato all’assessore Corazzari una lettera con la richiesta di portare le istanze sui tavoli nazionali ed europei e l’assessore ha assicurato l’impegno della Regione: “Porteremo nuovamente il tema all’attenzione della Conferenza delle Regioni con l’obiettivo di arrivare a un documento che stabilisca lo stato di salute del lupo in Italia e che permetta di fissare un numero massimo di esemplari per ogni territorio. Si deve arrivare a un Piano di Gestione del Lupo. L’altro sforzo va fatto in sede europea per declassificarne il livello di protezione”.
Anche il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha messo in evidenza l’urgenza di affrontare la questione: “Quello dei grandi predatori, del loro contenimento e della convivenza con l’uomo non è un tema che riguarda solo il contesto ambientale. Da tempo, e l’incontro di oggi ne è una conferma, è evidente come esso coinvolga anche il contesto economico ed agricolo. Di conseguenza, per essere affrontato correttamente e senza estremismi, deve essere analizzato tenendo conto delle sue ricadute economiche, agricole e sociali, e in stretta connessione con il fenomeno dello spopolamento delle aree montane, che si traduce in una perdita di saperi e cultura”.
Ciambetti è poi sceso nel dettaglio dei numeri: “In Italia i dati ufficiali Ispra riportavano tra il 2015 e il 2019 l’impatto stimato dei danni causati solo dai lupi sulle attività economiche in circa 9 milioni e 697 mila euro. Nell’ultimo biennio la situazione è precipitata, con un aumento degli esemplari, che oggi sono stimati dall’Ispra in oltre tremila su tutto il territorio italiano. L’incremento è stato più forte nelle regioni alpine, in particolare tra Veneto e Trentino. In Veneto, l’ultima relazione tecnica che risale a novembre dello scorso anno riporta il campionamento del biennio 2020-2021 e 2021-2022 e riferisce di 15 branchi, mentre gli ultimi dati relativi agli attacchi, contano 90 casi solo nella prima metà dell’anno quando l’anno scorso erano stati in tutto 101. A ciò si aggiungono i dati della Polizia provinciale – confermate dagli esperti di fauna selvatica – che dipingono un quadro allarmante segnalando una trasformazione delle abitudini predatorie dei lupi: la specie ha iniziato a essere stabilmente presente in territori nei quali, fino a qualche anno fa, non lo era.”
Quanto al coinvolgimento dell’Europa, Ciambetti ha ricordato: “Lo scorso aprile, a Bruxelles, sono intervenuto alla seduta plenaria del Comitato europeo delle Regioni nell’ambito della quale è stata votata l’adozione del Parere che il Comitato inoltrerà alla Commissione Europea in materia di coesistenza tra uomini e grandi carnivori. Ribadisco quando detto allora: è necessario modificare la convenzione di Berna, perché in alcune zone la presenza del lupo pone seri problemi alle comunità locali. L’incidenza dal punto di vista economico parla di perdite non solo per le attività agricole ma anche per quelle turistiche. Aggiungo che il danno è anche culturale, con una perdita di un patrimonio malghivo che ha da sempre significato, per il nostro territorio, cultura, oltre che pratiche agricole e zootecniche, e saperi condivisi, oltre un importante presidio locale. Abbandoniamo estremismi – ha concluso -, ragioniamo con equilibrio e coerenza, mettendo in atto piani di controllo e prevenzione, e garantendo così una fattibile convivenza”.