Macron e i gilet gialli, NewsList: il cambio di rotta

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Drammatico cambio di rotta del Presidente della Francia dopo le protesta dei gilet gialli: “La collera è giusta, in un certo senso”. Saranno aumentati gli stipendi minimi, stop all’incremento del prelievo fiscale sulle pensioni sotto i 2000 euro. È il tentativo di salvare la Presidenza, forse è troppo tardi

Emmanuel Macron ha virato, l’impressione è quella di una strambata, ma bisogna aspettare i provvedimenti del governo per dare un giudizio definitivo. In diretta tv alle 20, con un discorso di poco più di dieci minuti, secco e teso come una corda di violino, il Presidente della Francia ha riconosciuto che la protesta dei gilet gialli è seria, fondata, grave e ha bisogno di una risposta da parte dell’Eliseo.


 Il centro politico di tutta questa storia è il messaggio di un Presidente in difficoltà, che cerca di arginare una rivolta popolare che secondo la tradizione della Francia ormai punta a una sola cosa: la caduta del monarca.

Macron è apparso come sempre padrone della retorica, è un leader contemporaneo che sa comunicare, ma lo sguardo tradiva la tensione del momento, il viso a tratti sembrava congelato e lo sguardo vitreo fissato sulla telecamera sembrava voler scandire per bene le battute una per una. Si capiva che era un discorso meticolosamente preparato, frutto di una dura riflessione interna.

La frase, drammatica, è quella in cui afferma: “Decreto oggi uno stato di emergenza economica e sociale. Questa indignazione è condivisa da molti francesi. Abbiamo risposto all’aumento della tassa sul carburante, ma servono misure profonde. La collera è giusta, in un certo senso”. Bang.

Macron è apparso scosso quando ha ammesso: “Mi rendo conto di aver fatto male ad alcuni francesi con le mie dichiarazioni. Attraversando questa crisi riconcilieremo i francesi”.

La crisi della Francia, profonda, la “nevrosi” di cui parlava un anno fa lo scrittore Michel Houellebecq si è materializzata come magma incandescente nelle parole di Macron: “Tutti dobbiamo prenderci la nostra responsabilità, distribuire le ricchezze, essere più equilibrati dal punto di vista fiscale, in modo che sia garantita la giustizia sociale nel Paese. Dobbiamo affrontare senza paura anche il tema della migrazione, tutti dovranno fare la propria parte”.

Il tono, le parole, la postura, il linguaggio del corpo, sono quelli di un politico che sa di essere di fronte a un passaggio delicatissimo che potrebbe essere definitivo: se i francesi coglieranno un cambiamento, la sua presidenza andrà avanti; se non sarà percepita la svolta, per Macron si apriranno mesi difficilissimi e resistere fino al voto europeo di maggio 2019 sarà davvero un’impresa.

Macron si è impegnato di fronte ai francesi con una serie di annunci che testimoniano la straordinarietà del momento:

Stipendio minimo e straordinari. “Aumenterò lo stipendio minimo ai francesi e gli straordinari saranno esenti dalla tasse, inoltre già nel 2019 chiederò alle imprese di dare bonus che saranno detassati ai lavori. L’aumento sarà di 100 euro al mese, detassati, a partire dal 2019”;
Tasse e grandi manager. “I capi delle grandi imprese francesi devono pagare le tasse in Francia”;
Pensioni sotto i 2 mila euro. “Per i pensionati che ricevono meno di 2 mila euro al mese, annulleremo nel 2019 l’aumento del Csg (contributo sociale generalizzato). Lo sforzo era troppo importante”.
Sono elementi che preludono a un cambio importante della politica del governo. Macron poche settimane fa aveva fatto un rimpasto dell’esecutivo, ma anche i sondaggi su Edouard Philippe sono rasoterra. Quello di stasera è l’estremo tentativo di recuperare la china. La parola ora passa ai francesi. Ma per Macron potrebbe davvero essere troppo tardi.

Da List