Si terrà a Vicenza venerdì 29 settembre 2023 il XII Congresso sulle “Madri Strappate”, a cura del Comitato Femminicidio in Vita. L’appuntamento è alle 14 e 45 presso il Comune di Vicenza, sala dei Chiostri di Santa Corona. L’ingresso è libero con accredito da richiedere all’indirizzo femminicidioinvita@journalist.com.
Parteciperanno al congresso la deputata Stefania Ascari, già membro giustizia antimafia e prima firmataria del Codice Rosso, la parlamentare Luana Zanella, segretaria della Commissione bicamerale sul Femminicidio, la già senatrice Orietta Vanin, membro della commissione Diritti Umani e Cultura del Senato nella XVIII legislatura.
Al Congresso Madri Strappate interverranno inoltre Ida Grimaldi, avvocata del foro di Vicenza, Nadia Somma, giornalista e co-autrice del libro “Senza Madre”, Imma Cusmai, presidente del Comitato Femminicidio in Vita, Michela Nacca, avvocata dell’associazione Maison Antigone, Sandro Salvati, CTU informatico, Antonia Murgo, psicologa, Elisa Torresin, attivista per i diritti umani, Manuela Bruschini del gruppo MaternaMente, Umberto Baccolo, giornalista, Nadia Mozenich, psicologo-psicoterapeuta. Modererà Emanuela Natoli, presidente dell’associazione MovimentiAMOci Vicenza.
“I figli smettono di chiamarti mamma e cominciano a non vederti più – dice Imma Cusmai, presidente del Comitato Femminicidio in Vita -. L’iter è sempre lo stesso: richiesta di separazione dalla violenza, conflittualità della coppia genitoriale pretesto per avviare una CTU, il perito depositerà in tribunale una realtà distorta. Nell’arco di cinque, sei mesi al massimo, i figli verranno collocati altrove. Si tratta di una prassi che opera con forza sui minori che vengono ingannati fino a pensare che il problema sia solo la mamma.
Le donne mentono sempre. Le donne strumentalizzano le denunce di violenza per ottenere benefici, se l’è cercata, aliena i figli. Questi sono solo alcuni dei pregiudizi che la nostra società ha interiorizzato. Pregiudizi volti a neutralizzare la donna e a perpetuare una sudditanza e una discriminazione di genere in ogni settore, soprattutto in quello giuridico.
A sentire le madri che ci sono passate è peggio che essere morte perché il dolore è sempre presente e non può essere superato con il tempo. È come una specie di morte vivente. In poche parole, tutto ciò che è vero viene capovolto e la madre da vittima diventa carnefice”.