“Il Veneto non è terra di mafia, ma la mafia è presente in Veneto e al Nordest”. Il magistrato Vittorio Borraccetti, già Procuratore della Repubblica a Venezia dal 2002 al 2010, ha preso a prestito le parole del coordinatore nazionale di Libera, Pier Paolo Romani, per inquadrare l’approfondimento dedicato dalla rivista Esodo al fenomeno criminale della mafia e alla sua presenza a Nordest.
Il numero monografico di Esodo (n. 4/22), rivista di ispirazione cattolica nata negli anni Ottanta e dedicata a temi etici e di impegno civile, è stato presentato in Consiglio regionale, per iniziativa dell’Osservatorio regionale per il contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata, guidato dalla vicepresidente dell’assemblea legislativa Francesca Zottis (Pd). La monografia, stampata in 600 copie, è andata a ruba nelle librerie del Nordest.
“Gli atti giudiziari e gli studi sociologici e storici – ha spiegato Borracetti – ci dicono che la mafia, intesa come organizzazione criminale che utilizza la forza di intimidazione e il vincolo di omertà per perseguire profitti e dominare la società o parti di essa, è presente a Nordest. Lo dimostrano il processo ai casalesi a Eraclea, il processo Taurus a Verona, la mala ‘autoctona’ del Brenta della banda Maniero o la struttura locale di ’ndrangheta a Reggio Emilia, sgominata dal processo Aemilia condotto da Francesco Caruso. La mafia non si presenta qui con il volto violento con cui si è affermata in passato, ma proponendo servizi alle imprese: credito facile, gestione di rifiuti tossici, fornitura di manodopera in nero, recupero crediti inesigibili, fornitura di fatture inesistenti. Così si impadronisce della capacità imprenditoriale di un territorio e lo asservisce ai suoi scopi criminali”.
“Il fenomeno mafioso si sta sviluppando in forma nascosta – gli ha fatto eco il sociologo Carlo Beraldo, ‘firma’ di Esodo – inserendosi nell’economia legale. Gli allarmi provengono dagli atti giudiziari, dalle relazioni di Bankitalia (l’ultima, del 2022, quantifica nel 6-7% la quota di imprese coinvolte nel fenomeno mafioso), da studi in ambito universitario, dai fari accesi da alcuni testimoni privilegiati. Ma, paradossalmente, proprio dalle figure professionali più coinvolte, come notai, commercialisti, esperti contabili, non giungono segnalazioni. E’ evidente che c’è un grande lavoro di sensibilizzazione da fare, a partire dalla conoscenza e dall’esatta comprensione del fenomeno e delle sue modalità d’azione”.
“Perché presentare in Consiglio regionale una monografia sulla mafia a Nordest? Perché questo è il più alto luogo di rappresentanza politica del Veneto – ha messo in evidenza il magistrato – Su prevenzione e contrasto alla mafia la politica dovrebbe trovare un terreno d’intesa comune, superando le diverse appartenenze politiche, perché c’è il rischio concreto di vedere intaccati la libertà e i diritti di cittadinanza dei cittadini”.
Un grido di allarme fatto proprio anche da Pierluigi Granata, criminologo e membro dell’Osservatorio regionale per il contrasto alla criminalità organizzata della Regione Veneto, che esortato a ‘vaccinare le giovani generazioni con gli anticorpi della legalità”; da Marco Lombardo, referente regionale di Libera, che ha sottolineato il significato della costituzione di parte civile e il valore educativo del coinvolgimento delle scolaresche nella partecipazione alle udienze dei processi di mafia; dal sindaco di Preganziol, Paolo Galeano, coordinatore di Avviso Pubblico, la rete che collega 111 comuni veneti nella sensibilizzazione al contrasto alla criminalità organizzata; dal direttore di Coldiretti Alberto Bertin, dalla vicepresidente di Confartigianato Veneto Claudia Scarzanella e dal rappresentante della Cna veneto, unanimi nel rivendicare il ruolo informativo e formativo delle associazioni di categoria nei confronti degli imprenditori associati e l’importanza di affiancare quelli più in difficoltà nell’affrontare le fasi di crisi.
“Abbiamo voluto realizzare questo incontro in Consiglio – ha tirate le somme la vicepresidente del Consiglio Francesca Zottis – perché è’ solo attraverso un’azione di tipo culturale, di sinergia tra istituzioni e cittadini, di informazione e di sensibilizzazione etica e preventiva, che si possono sconfiggere queste reti del ‘male’. La mafia è una questione che ci riguarda tutti: ci deve accomunare un progetto culturale comune, che coinvolga soprattutto le giovani generazioni. Il Veneto, a causa della sua veloce crescita economica e di scarsa dimestichezza culturale con il fenomeno, è terra particolarmente esposta a infiltrazioni di mafia e di criminalità organizzata”.