Magistrati fuori ruolo, Zanettin (FI) a Futuro Direzione Nord: “Proseguire battaglia per una vera separazione dei poteri”

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Pierantonio Zanettin

“Quello dei magistrati fuori ruolo è un tema abbastanza caldo. La struttura interna dei magistrati è molto restia al cambiamento. Più volte abbiamo fatto delle proposte di legge anche sulla magistratura ordinaria che trovano dei limiti che probabilmente sono portatori di una mentalità conservatrice. Da questo punto di vista la battaglia è da proseguire per una vera separazione dei poteri e per una politica in grado di incidere concretamente”.

Lo ha detto il senatore vicentino Pierantonio Zanettin, che soprattutto nella veste di membro della Commissione Giustizia del Senato, ha preso parte al focus Burocrazia, Giustizia e Pubblica Amministrazione che ha chiuso la 20esima edizione di Futuro Direzione Nord, presso la Fondazione Stelline. La rassegna è organizzata da Fondazione Stelline insieme a Inrete e all’Associazione Italiastatodidiritto con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano.

I magistrati fuori ruolo, destinati quindi a funzioni non giudiziarie – come si evince dal sito del Consiglio Superiore della Magistratura – devono essere al massimo 200 e possono svolgere funzioni amministrative presso il Ministero della Giustizia, l’Ispettorato Generale, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Camera dei Deputati, gli altri Ministeri, le Autorità indipendenti, le Commissioni Parlamentari, gli Organismi Internazionali, la Scuola Superiore della Magistratura.

Nel panel con il senatore vicentino c’erano Filippo Donati, vicepresidente Commissione ministeriale Riforma Ordinamento Giudiziario, Silvana Bini, magistrato amministrativo, già componente del Consiglio di presidenza della giustizia Amministrativa e Giuseppe Salvaggiulo, Giornalista e autore di “Io sono il potere”. Un diario-confessione che racconta, con dovizia di particolari, i meccanismi dell’establishment ed il lato più oscuro del potere politico in Italia, il libro di Salvaggiulo ha fatto da sfondo alle riflessioni proposte in chiusura di un denso e partecipato evento

“Questo libro analizza esattamente, raccogliendo le confessioni di chi quel ruolo lo ha vissuto nella prima, nella seconda e nella Terza Repubblica, dei dati importanti – ha detto Guido Camera -. Chiaramente uno di questi è la presenza dei magistrati, in particolare amministrativi, ma in generale la presenza dei magistrati che stando all’interno dei ministeri, contribuiscono sia all’amministrazione dello Stato sia e soprattutto al procedimento di formazione delle leggi”.

“Ciascun magistrato amministrativo deve scrivere almeno 120 sentenze all’anno, noi abbiamo venti magistrati fuori ruolo, vuol dire che 2400 ricorsi rimangono fermi – ha detto Silvana Bini -. La legge sull’ordinamento della giurisdizione amministrativa, la 186 dell’82, ha detto che il fuori ruolo può essere disposto solo per i magistrati che abbiano svolto funzioni di istituto per almeno quattro anni. La Severino ha detto che un magistrato può stare fuori ruolo solo dieci anni e in questi dieci anni la Severino è stata molto chiara nel dire che il periodo antecedente non si conta. Quindi ciascun magistrato ha non l’obbligo, ma diciamo l’obbligo morale, di fare qualche udienza in più e di scrivere qualche sentenza in più. Quindi a queste 2000 sentenze che non vengono scritte dai tribunali se ne devono aggiungere anche altre”.

“Il libro descrive l’ansia e le aspettative dei magistrati ad ogni cambiamento di Governo – ha aggiunto Donati. Il tema dei magistrati fuori ruolo ci pone davanti a due problemi, il primo è che mette i magistrati in contatto con il potere politico e quindi pone un allentamento di quel principio di separazione che invece dovrebbe essere alla base del principio dello stato di diritto. E il secondo è collegato al fatto che oggi i cittadini sentono un problema nei confronti dei magistrati, cioè sentono un una mancata rispondenza ad un’aspettativa di giustizia. La magistratura non riesce a dare una risposta in tempi adeguati alla domanda di giustizia dei cittadini e quindi il fatto che magistrati vengano assegnati ad altri incarichi crea un ulteriore problema”.

“Il rapporto con il capo di gabinetto, anonimo, nella stesura di questo libro era finalizzato a dare al lettore gli strumenti conoscitivi per interpretare la realtà, la vita politica, la quotidianità, la cronaca – ha concluso l’autore Salvaggiulo -. Senza questi magistrati l’amministrazione pubblica sarebbe più o meno efficiente? In base alla cronaca degli ultimi mesi: premetto che il presidente Zanettin parlava del fatto che nel centrodestra, alfiere della separazione dei poteri e contrario alle porte girevoli, attualmente è importante sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché Autorità delegata in materia di servizi segreti, un magistrato ordinario del settore penale e negli ultimi decenni non ci siano precedenti di questo tipo. Peraltro un magistrato che è stato in passato parlamentare e quindi anche sottosegretario, quindi siamo di fronte a una doppia porta girevole. E però bisogna dire che parliamo di una delle figure più strategiche autorevoli di questa compagine di governo, che ha qualche problema di funzionalità sia nei rapporti con gli altri organi costituzionali. Basti pensare al recente richiamo del Capo dello Stato ai presidenti delle Camere. Un richiamo anomalo. C’è un problema di cabina di regia in questo governo. Basti pensare al fatto che si ingolfa il Parlamento di decreti legge su materie sovrapposte che arrivano tutti insieme, che si fa fatica a smistare i provvedimenti parlamentari”.